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In campo è tutta una questione di... centimetri

L’importanza del giudice di linea, ruolo fondamentale senza l’occhio di falco. Come al Challenger di Lugano, dove Dominic Stricker accede agli ottavi

Occhi vigili
(Ti-Press/Gianinazzi)
7 marzo 2023
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Un rimbalzo insidioso proprio, lì, fra il nero (metaforicamente parlando) e il bianco. Nel punto in cui luce e ombra s’incontrano in totale armonia, facile cadere in errore. Il ruolo del giudice di linea è forse quello più aleatorio, ma, contemporaneamente, fondamentale in assenza dell’occhio di falco. Che sia la terra rossa parigina, il cemento australiano o l’erba londinese è tuttavia una presenza che quasi sempre passa sottotraccia. Più che inascoltata, inosservata... raramente l’attenzione è concentrata su di lui a meno di clamorose proteste, come il caso della malcapitata Shino Tsurubuchi. Spesso, volente o nolente, inquadrato dalle telecamere, riesce comunque a scomparire nell’anonimato del low profile: il miglior ufficiale di gara è capace di non lasciare impronte, perlomeno non verbali. Quelle classiche ‘urla’ a decretare l’irregolarità, o meno, della pallina sono infatti una caratteristica intrinseca di tutti i campi, pure del Conza. Dai sedicesimi di finale la posta in palio è molto importante e, senza l’occhio di falco, il giocatore si affida alla professionalità del giudice di linea. Fra una sfida e l’altra incontriamo due di loro, intenti a spiluccare qualcosina prima di riprendere. Dalla caratteristica uniforme nera sono a bordo campo senza mai battere palpebra, o quasi. Ma com’è nata questa passione? «Il mio circolo – spiega il primo – mi ha offerto la possibilità di rimanere sempre in questo settore, ma da un’altra prospettiva. Ho allora frequentato il corso preposto e, poi, ho effettuato la prova finale: uno scritto composto da domande a risposta multipla e un pratico, in cui si è impiegati durante una partita di livello minore». È infatti richiesta una buona dose di attenzione poiché raramente l’errore può essere calcolato in metri, anzi, talvolta si parla solo di centimetri, millimetri e il tempo di reazione della chiamata (in e out) dev’essere minimo.

I due sono ancora molto giovani, ma bazzicano ormai da anni i campi italiani e non solo. La speranza è di continuare questa carriera internazionale a livello professionistico, di scalare le gerarchie ed essere destinati a tornei più importanti. «Ho già partecipato a un’ottantina di competizioni, tre delle quali all’estero – chiosa la seconda –. L’anno scorso ero già stata a Lugano in occasione del Challenger. Il clima è bello, accogliente e rilassante». Un «microcosmo» aggiunde uno dei due, alla sua prima esperienza sulle rive del Ceresio. A proposito di Lugano, la giornata odierna ha riservato fortune alterne ai rappresentanti di casa impegnati nei sedicesimi di finale: Dominic Stricker (Atp 126) ha piegato in tre set la resistenza di Raphaël Collignon (238), mentre Antoine Bellier (173) e Jakub Paul (499) sono già stati eliminati dal torneo.