Dopo l’ultimo saluto alla regina, Londra fa da sfondo a un altro addio, stavolta sportivo: quello di re Roger
No, qui non c’è l’odore dell’erba di Wimbledon. È sempre Londra, ma un’altra Londra. E quando ti avvicini all’ingresso della O2 Arena, circondata da catene di ristoranti, a salire è l’odore della pizza angloitaliana di Nando’s, dei tacos del messicano Benito’s, del sushi di Wasabi e degli hamburger di Five Guys. Non sembra ci sia un campo di tennis là dentro, e infatti di solito non c’è. Dal wrestling alla boxe, dal basket alle freccette (che qui vanno forti quanto il tennis), la O2 Arena cambia se stessa a seconda di chi paga.
Londra a fine settembre, con il cielo grigio e la pioggia che pare vederla lì, appesa con le mollette, a cascare da un momento all’altro, è lontana parente di quella che d’estate ha visto Roger Federer giocare il suo tennis migliore e alzare il trofeo di Wimbledon per ben 8 volte, un record tra gli uomini ancora minacciato da Novak Djokovic, arrivato a quota 7. Ecco, anche qui ci sono frotte di federeriani che darebbero fondo alle proprie tasche, che sarebbero "pronti a rimetterci un dito del piede" o chissà cos’altro pur di non vedere quel sorpasso che farebbe male quanto quella sconfitta che sembrava vittoria nel 2019, un tempo nemmeno troppo lontano che – spinto più in là dalla pandemia – sembra una vita fa. E che, con un esito diverso, oggi avrebbe messo una distanza forse incolmabile nei successi tra i due.
Djokovic, l’intruso, per molti addirittura il cattivo nell’epica sfida tra Roger e Nadal – come se fossimo nell’universo Marvel e non su un campo da tennis –, sarà uno dei suoi compagno di squadra in questa versione palline e racchette della Ryder Cup di golf. Ed è proprio un cartellone con Federer e Djokovic il primo su cui si va a sbattere salendo dalla metropolitana verso il Millennium Dome, quella specie di astronave che gli inglesi hanno deciso di far planare sulla sponda sud del Tamigi per celebrare il 2000. A quei tempi Djokovic aveva appena 13 anni, la regina Elisabetta non lo sapeva, ma avrebbe regnato per altri 22, e Federer, che era appena entrato nella top 100, era solo un tennista di belle speranze, dall’aria ribelle e con i nervi troppo fragili per convincere gli scettici. Uno che non aveva ancora vinto nemmeno un torneo del circuito Atp.
Nole e Roger, due personaggi agli antipodi
Federer entrerà nella O2 Arena per l’ultima volta da tennista professionista, ma ieri il suo nome già echeggiava all’interno dell’impianto (lo stesso in cui si girò anche una scena di James Bond, un aneddoto che Federer ha ricordato più volte, lui che pare essere lo 007 perfetto) durante le prove della presentazione dei giocatori.
Per ognuno vengono elencati i successi, poi il nome compare sul tabellone in mezzo a un gioco di luci che a Wimbledon, la sua Wimbledon, parrebbe eccessivo e pacchiano, ma qui – nell’astronave – no. Qui c’è lo stand dello champagne Lanson accanto a quello delle birre da supermercato che provano a darsi un tono, e ci sono lunghi banchetti pieni di souvenir che oggi verranno presi d’assalto. È la Laver Cup dell’addio di Federer, ed è tutto predisposto per venderlo: le tazze, i portachiavi, le palle da tennis griffate, e poi felpe, giacche, adesivi. In mezzo troneggia la maglietta ufficiale, a sinistra i nomi della squadra europea, con in testa quello del capitano non giocatore Borg, dall’altra il resto del mondo. Costa 36 sterline. Troppo per una t-shirt da bancarella, eppure troppo poco per essere un pezzetto di un addio così feroce, come lo sono tutti quegli addii trascinati nel tempo, che ti danno talmente tempo di pensare che li hai già vissuti troppe volte quando arrivano.
Ultimi preparativi
Fuori, sul piazzale, ci sono gli altri sponsor, compreso l’ufficio del turismo svizzero col suo stand coperto da tende bianche da fiera che volano col vento. Accanto c’è un semplice baracchino di legno con scritto "Autentica cucina cinese": sembra che sia finito lì per sbaglio, tra campetti da tennis a misura di bambino e un campo pratica dove puoi provare il brivido di giocare a pochi metri dai campioni, con le loro stesse palline. Ci sono anche quei giochi da luna park dove però al posto di ingombranti pupazzi da quattro soldi puoi vincere magliette firmate da chi gioca, "anche da Federer" si affretta a dire un inserviente infreddolito in una giacca dello sponsor di Roger proprio mentre una molletta s’allenta e lascia cadere le prime gocce di pioggia. Le previsioni dicono che questa mattina pioverà al 30 per cento, quindi – in teoria – non pioverà. Ma è pur sempre Londra.
Mentre cala la sera e i ristoranti attorno alla O2 Arena si riempiono, c’è la fila per entrare a un party dedicato a "Mamma Mia" degli Abba. Sono quasi tutte donne: una con una collana di luci in testa vede su uno schermo il logo della Laver Cup e chiede cos’è. Poi compare il volto di Federer e prima che le rispondano fa una faccia come dire: "Ah ok, capito, tennis".