La ticinese ha giocato il primo Master 1000, che le ha ridato fiducia in vista del Roland Garros. ‘Foro Italico stupendo; a Parigi per dare il meglio’
Roma-Parigi, via Milano. Susan Bandecchi è una ragazza con la valigia. Con alle spalle già parecchia strada, che l’ha portata a mettere un piede nel tennis che conta, la 23enne ticinese guarda alle prossime tappe di un percorso che potrebbe condurla ancor più lontano. Sebbene – come in ogni sentiero che si rispetti – non manchino gli ostacoli, i ripidi pendii, i passi indietro per poi ripartire con più slancio. Arrivata a ridosso delle posizioni che aprono le porte ai tornei più importanti (best ranking a marzo di quest’anno, Wta 164), è scivolata di una trentina di posti (Wta 198).
«Mi piacerebbe dire che non guardo la classifica – ci dice al telefono, mentre rientra dalla capitale italiana –, ma purtroppo un occhio si dà sempre. Del resto, è il ranking a determinare l’accesso alle competizioni maggiori. Io so che non sto giocando peggio del 2021 e, in ogni caso, non è adesso il momento per tirare le somme».
Agli Internazionali d’Italia era arrivata «con zero aspettative, tanto più che la settimana precedente avevo perso una brutta partita, giocando male». E alla luce di una prima parte di stagione che – spiega con malcelata delusione – è stata «decisamente in salita». Stagione iniziata staccando il biglietto per le qualificazioni all’unico Slam che le mancava, l’Australian Open. «Però ci ero arrivata stanchissima ed era andata proprio male. Al ritorno da Melbourne mi ero fermata, perché avevo bisogno di staccare. Ripresi i tornei, avevo avuto l’impressione di ritrovare buone sensazioni, nonostante risultati così così». A marzo uno stiramento a un polpaccio l’aveva costretta a una pausa di due settimane, dopo le quali ha voluto partecipare ai due tornei Itf W60 ticinesi («a Bellinzona avevo pure l’influenza; a Chiasso non era andata così male»).
Un periodo di risultati altalenanti e sensazioni mitigate, in cui «è mancata quella continuità che aiuta a trovare la fiducia». Poi è arrivata Roma. «E Roma mi ha aperto gli occhi». Al primo turno delle qualificazioni ha battuto la trentunenne giapponese Misaki Doi «giocando un partitone» e mettendo a segno la prima vittoria contro una giocatrice della top 100 (oggi Wta 97, n. 30 nel 2016). Al secondo turno ha sì perso, ma da Petra Martic, semifinalista agli Internazionali d’Italia l’anno scorso, oggi n. 47 al mondo ma nel 2020 addirittura Wta17. «La croata si è dimostrata più abituata di me a gestire i punti che contano; però nello scambio la differenza non era così marcata. Quei due match mi hanno fatto capire di avere le carte per competere con giocatrici più forti». Dal suo primo torneo Master 1000 Susan Bandecchi torna con le stelle negli occhi. «Il parco del Foro Italico è un luogo stupendo. Ci sono ben tre campi grandi e io, contro Martic, ho giocato sul ‘Nicola Pietrangeli’. Sugli spalti c’era parecchia gente e mi ha colto di sorpresa sentire che una buona parte di pubblico fosse a mio favore».
Venerdì partirà per Parigi, dove per la seconda volta proverà a qualificarsi per il maggior torneo al mondo su terra battuta. «Il Roland Garros dell’anno scorso rimarrà sempre nel mio cuore: è stato il mio primo Slam (erano poi seguiti Wimbledon e Us Open, ndr) ed era andato bene, perché avevo sfiorato l’accesso al tabellone principale. Tornarci, mi emoziona. Ma non per questo avverto particolari pressioni. Anche stavolta sono tra le tenniste più alte in classifica delle partecipanti alle qualificazioni, perciò non ho nulla da perdere. Avere affrontato agli Internazionali d’Italia due giocatrici che al Roland Garros saranno in tabellone, mi infonde fiducia. Ovviamente sarà durissima; comunque io vado con tanta voglia di giocare e un obiettivo che rimane lo stesso: esprimermi al meglio e godermela. Proprio come a Roma, dove mi sono detta "guarda dove sei, ora divertiti" e ci sono riuscita. Rispetto all’anno scorso, quando ero come una bimba al parco giochi, ora mi sento più tranquilla e so che, se sarò lì, è perché me lo merito». C’è più consapevolezza, nel bagaglio della ragazza con la valigia.