Spunta un’email dubbiosa attribuita alla ex numero uno del doppio, scomparsa da un paio di giorni. Il Cio. ’Meglio una diplomazia discreta’
Anche la campionessa americana Serena Williams si unisce al sempre più numeroso coro di persone in ansia per la star del tennis cinese Peng Shuai, già numero uno al mondo nelle gerarchie del doppio della Wta, praticamente scomparsa dalla faccia della terra da quando ha affermato che un potente politico cinese in passato l’avrebbe aggredita sessualmente. «Sono devastata e scioccata nell’apprendere la notizia sul conto di Peng Shuai: spero che sia al sicuro e venga trovata il prima possibile. Tutto questo deve essere messo sotto indagine, e noi non dobbiamo rimanere in silenzio» scrive Serena sul web, proprio nel giorno in cui il mistero sulle sorti di Peng Shuai s’infittisce ancor più. Dopo che in queste ore è venuta alla luce un’email in verità piuttosto dubbia, rivelata dalla tivù cinese Cgtn e attribuita proprio alla trentacinquenne tennista cinese. In quel messaggio, si legge che «le informazioni, tra cui l’accusa di aggressioni sessuali, sono false: non sono né sparita, né in pericolo: semplicemente mi stavo riposando a casa mia, va tutto bene. Grazie ancora di aver chiesto mie notizie».
Steve Simon, il patron della Wta, ha dal canto suo preso la parola per sottolineare «l’incredibile coraggio di cui ha dato prova Peng, descrivendo pubblicamente le violenze sessuale di cui dice di essere stata vittima da parte di un alto dirigente cinese», che nella fattispecie sarebbe l’ex vicepremier Zhang Gaoli, oggi settantacinquenne. Simon chiede di poter ottenere una prova indipendente e verificabile del fatto che la giocatrice si trovi in una situazione di sicurezza. «Ho tentato più volte di raggiungerla, attraverso diversi canali, ma senza alcun successo. Peng deve poter parlare liberamente, senza coercizioni né intimidazioni di sorta».
Il Cio, intanto, preferisce astenersi dal commentare. «L’esperienza ci insegna che una diplomazia discreta offre maggiori possibilità di trovare una soluzione a problemi di questa natura», commenta uno dei portavoce del Comitato olimpico internazionale.