Dal mondo della racchetta si levano voci critiche ('Grave mancanza di comunicazione') contro il rinvio a settembre dello Slam parigino
Tennis e politica, tennis e ingenti interessi economici. Tali e tanti da scatenare lotte anche abbastanza accese tra le varie istanze del tennis mondiale. In giorni particolarmente gravi, in cui si sprecnao gli appelli alla solidarietà, all'unione. La miccia l'ha accesa l'organizzazione del Roland Garros, il secondo Slam nel calendario della racchetta (24 maggio-7 giugno), diventato il terzo a seguito dello slittamento a settembre (dal 20, una settimana dopo gli Us Open che finiscono il 13) deciso arbitrariamente, quindi senza interpellare gli altri attori in causa, dai responsabili della federazione francese. La detonazione è stata avvertita, forte e chiara, ponendo in evidenza quanto distanti siano le suddette istanze che reggono le sorti del tennis: l'Atp, che gestisce il circuito maschile (Slam esclusi), la Wta, che organizza quello femminile (anche qui, Slam esclusi), il consiglio dei giocatori (presieduto da Novak Djokovic) e l'Itf, la federazione internazionale che dovrebbe essere il cappello sotto il quale tutti gli altri si riconoscono, ma che in realtà conta sempre meno, anche perché indebolita dalla nuova formula della Coppa Davis che non piace a nessuno.
«Prima di decidere il rinvio del Roland Garros - ha spiegato il presidente della federazione francese Bernard Guidicelli - avevo parlato con i presidenti di Atp, Wta e Itf, e avevo informato chi gestisce gli altri tornei dello Slam, ma che la decisione spettava soltanto a noi. Siamo noi gli unici responsabili delle nostre azioni e delle decisioni che prendiamo. Abbiamo informato anche Tony Godsick (agente di Roger Federer e patron della Laver Cup la cui quarta edizione è in programma dal 25 al 27 settembre a Boston, ndr), ma nemmeno lui è stato consultato».
Evviva. Un provvedimento forte come il rinvio di un torneo tanto importante quale è il Roland Garros, adottato senza chiedere un parere a che ne pagherà le conseguenze, all'interno di un calendario ribaltato e complicato da gestire. Preso senza concertazione alcuna, giacché ognuno si prende cura del proprio orticello, scovando in agenda una data utile in cui andare a rifugiarsi, in piena emergenza mondiale, così da non perdere gli ingenti investimenti fatti e, soprattutto, i lauti guadagni già messi a budget (è il passaggio che anticipa la messa in saccoccia). «C'era l'opzione dell'annullamento del Roland Garros - si è giustificato Guidicelli -, ma per noi è assolutamente da non considerare, quindi abbiamo cercato la quindicina meno penalizzante per gli altri circuiti». Talmente poco penalizzante che si inserisce a una sola settimana dagli Us Open (Slam in calendario dal 31 agosto al 13 settembre, i cui responsabili stanno a loro volta considerando uno spostamento), in concomitanza con una decina di appuntamenti minori, oltretutto su una superficie - la terra rossa - che i giocatori avranno abbandonato da mesi. «Una tale decisione (quella del rinvio dello Slam parigino, ndr) - hanno spiegato quelli della federazione americana che organizza gli Us Open - non dovrebbe essere presa unilateralmente. Noi una decisione simile la prenderemmo solo dopo aver consultato tutti gli attori, compresa la Laver Cup».
«Questo annuncio ha colto di sorpresa noi e i nostri partner, la federazione australiana, quella americana e l'Atp, e solleva molti interrogativi», replica l'organizzazione della Laver Cup di Tony Godsick e Roger Federer. «I biglietti sono già stati venduti, si gioca a casse chiuse, e manterremo le date originali».
Non sono certo mancate le voci critiche anche da parte dei giocatori. Naomi Osaka ha twittato in francese un eloquente "Excusez-moi ???", tra stupore e sdegno. «È un momento talmente difficile che migliorare la comunicazione e lavorare assieme a soluzioni gradite a tutti dovrebbe essere la priorità. Invece c'è chi marcia da solo e prende decisioni egoistiche e arroganti», ha tuonato il canadese Vasek Pospisil, membro del Consiglio dei giocatori dell'Atp.
«La federazione francese ha agito da sola, senza preoccuparsi degli altri attori del movimento», ha denunciato il britannico specialista del doppio Jamie Murray. «Pensavo che le istanze del tennis dovessero lavorare assieme, no? Che ne sarà dei tornei europei e asiatici programmati in quella settimana?».
Una volta scemato un po' l'effetto sorpresa - ha replicato Guidicelli - sono sicuro che la voglia di prendere parte al nostro torneo avrà la meglio».
Che dicono i big? Nessuno si è ancora espresso in merito, se non Roger Federer attraverso la posizione della sua Laver Cup che è decisa a mantenere la propria collocazione in calendario. Vincitore a dodici riprese alla Porte d'Auteuil, detentore anche del titolo agli Us Open, come si comporterà Rafael Nadal? A 34 anni, non certo risparmiato da infortuni e acciacchi, rischierà iscrivendosi a entrambi gli appuntamenti sui cinque set e su due settimane?