Il tecnico italiano prima ventila il boicottaggio del Mondiale per club da parte del Real Madrid, poi però corregge il tiro
La notizia di ieri mattina, per le poche ore in cui è circolata, era davvero di quelle clamorose, e infatti è stata ribattuta in ogni angolo del mondo. Poi però, come i più scafati si aspettavano, nel pomeriggio è giunta la puntuale smentita. «Le mie parole sono state male interpretate», ha fatto sapere Carletto Ancelotti dopo essere stato probabilmente bacchettato dai dirigenti del Real Madrid. Resta da capire in quale modo si siano potute capire male quelle frasi, così chiare e precise da risultare lapidarie. Interrogato da Tony Damascelli de Il Giornale sul Mondiale per club che il Real dovrebbe disputare nell’estate del 2025, il tecnico madridista aveva risposto: «La Fifa se lo scorda, calciatori e club non parteciperanno a quel torneo. Una partita sola del Real Madrid vale 20 milioni e la Fifa vuole darci quella cifra per tutta la Coppa. Negativo. Come noi altri club rifiuteranno l’invito».
È impossibile che l’esperto giornalista italiano abbia potuto inventarsi di sana pianta un virgolettato simile. Molto più probabile è che il club – che non si aspettava da Carletto un’uscita del genere, veritiera ma giunta con le tempistiche sbagliate – gli abbia imposto di ritrattare.
Come spesso succede in questi casi, l’opinione pubblica ieri mattina si era subito nettamente divisa. Un fronte, occupato da quelli delusi dalla piega presa dal calcio di oggi, unicamente votata al profitto, si era detto indignato per il cinismo con cui Ancelotti aveva ridotto tutta la faccenda a un mero problema di pecunia. Presa di posizione condivisibile, ma innegabilmente troppo romantica e passatista. Che piaccia o meno, infatti, lo sport – e soprattutto il calcio – è davvero diventato solo business, specie quando si tratta di decidere se partecipare o meno a una competizione. I club sono ormai diventate aziende, spesso perfino quotate in borsa, ed è del tutto normale che l’aspetto preponderante sia quello economico. Quando devi tenere in piedi una baracca enorme che muove miliardi, e devi render conto a soci e investitori, resta logicamente poco o nullo spazio per la poesia e per la gloria.
Durante i cosiddetti mesi morti del calcio, quelli estivi, il Real Madrid va di solito a giocare amichevoli assai remunerative ovunque ci sia qualcuno disposto ad aprire i cordoni della borsa: soldi facili e, dato il carattere non ufficiale dell’impegno, praticamente nessun rischio di infortuni. Se nello stesso periodo, dicono a Madrid, volete invitarci a giocare un altro genere di competizione, vale a dire il Mondiale per club – dove si fa sul serio e dove qualcuno davvero rischia di farsi male – dovrete pagarci assai profumatamente: mica possiamo permetterci di perdere gratis giocatori che saranno in seguito fondamentali per la disputa (e la conquista) della Champions League, manifestazione che invece di quattrini ne sgancia davvero tanti. La Fifa, col nuovo Mondiale per club, intascherà da sponsor e televisioni cifre inimmaginabili, ma secondo Carletto pare che – di questi soldi – alle squadre partecipanti ne voglia poi ridistribuire pochini.
Probabile, dunque, che nei prossimi mesi assisteremo a un negoziato fra club e governo mondiale del pallone, affinché alla fine tutti possano ritenersi soddisfatti del compromesso raggiunto. Il Real Madrid e altri squadroni, infatti, c’è da immaginare che a un trofeo prestigioso come il Mondiale per club – specie nella sua nuova versione – tengano eccome, a patto di essere adeguatamente pagati. E, allo stesso tempo, la Fifa non vorrà certo che il primo torneo del nuovo corso – con 32 partecipanti e un mese di partite – venga disputato in assenza delle migliori formazioni in circolazione.
Innegabile, ad ogni modo, è che da qualche tempo i rapporti fra le Merengues e le istanze politiche del calcio si siano parecchio guastati. E c’è chi già scommette che, nel 2032, in occasione dei Mondiali assegnati a Spagna, Portogallo e Marocco, per l’utilizzo del rinnovato Stadio Bernabeu, la Casa Blanca chiederà alla Fifa una cifra che fatichiamo anche soltanto a immaginare.