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Mbappé va al Real Madrid e l’affare lo fanno entrambi

Il capitano della Nazionale francese lascia il Psg, tagliandosi il salario, per inseguire i propri sogni di quand'era bambino

4 giugno 2024
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Dopo numerosi anni di voci, indiscrezioni e supposizioni, il capitano della Nazionale francese Kylian Mbappé è infine davvero approdato al Real Madrid, che lo ha lungamente corteggiato. Il contratto legherà per almeno cinque anni l’attaccante al club di cui ha sempre detto di essere tifoso, già da quand’era bambino. In un comunicato atteso per tutta la giornata di lunedì dalla stampa del mondo intero, il club spagnolo – fresco vincitore della Champions League – si è detto felicissimo di aver ingaggiato... «un nuovo Galactico», dopo anni di tentativi infruttuosi.

Fanno un po’ specie queste parole, soprattutto perché vengono da chi, soltanto un paio di giorni fa, ha per l’ennesima volta surclassato l’intera concorrenza. Si presume infatti che il club nettamente più forte del continente disponga già di una squadra perfetta – oltre tutto giovanissima, specie nel reparto d’attacco – e che dunque non abbia alcun bisogno di ingaggiare un altro fuoriclasse. Ma questo atteggiamento è proprio ciò che fa del Real un modello assoluto: non accontentarsi mai, non cullarsi mai sugli allori, non dare mai per scontato di poter tornare a vincere l’anno venturo solo perché lo hai fatto quest’anno, specie se non apporti qualche ritocco alla rosa.

A 25 anni, Mbappé è probabilmente appena entrato nella fase migliore della sua carriera, che durerà verosimilmente per almeno un altro lustro, lasso di tempo che – guarda caso – corrisponde proprio alla durata del contratto che ha appena firmato con le Merengues. Il francese ha già vinto molto in carriera, ad esempio il Mondiale, oltre a mille campionati col Psg e infiniti titoli di capocannoniere e di miglior giocatore della Ligue 1.

Gli mancano però Champions League e pallone d’oro, sogno di ogni calciatore ma soprattutto di Kylian, che nei suoi anni a Parigi non è mai riuscito a realizzare. E non perché lui e i suoi compagni difettassero della classe necessaria, ben inteso, ma perché a non essere all’altezza del compito era la dirigenza, priva dell’esperienza nel campo specifico e della lungimiranza che sono invece imprescindibili, se vuoi vincere ciò che davvero conta.

I soldi, insomma, da soli non fanno la differenza: e gli spropositati investimenti operati in questi anni dai vertici qatarioti – del tutto infruttuosi – stanno lì a dimostrarlo. Il Real, al contrario, ha speso molto meno: non solo dei parigini, ma di molte altre società che non hanno vinto nemmeno il Trofeo dei bar.

Per poter finalmente realizzare questi sogni, il ragazzo ha rinunciato a un monte di quattrini. A Madrid, infatti, guadagnerà soltanto 35 milioni lordi all’anno: un’affermazione che pare figlia della dabbenaggine, ma in realtà corrisponde al vero, perché a Parigi il ragazzo intascava il doppio, senza contare i bonus.

Dimezzarti il salario se sei un giornalista richiede assai più coraggio, su questo non ci piove, ma le rinunce a cui ha scelto di sottoporsi Mbappé non sono certo banali se consideriamo che, nel suo ambiente, c’è gente molto meno forte di lui che pensa soltanto ai soldi, e che dunque – per la pecunia – se ne va nel Golfo a giocare tornei ridicoli e a guadagnare, in certi casi, addirittura più di lui.

L’affare, secondo me, l’hanno fatto sia il Real sia Mbappé, che insieme continueranno con ogni probabilità a vincere secondo tradizione. L’unico rischio, forse, è che troppe stelle insieme – e a Madrid ce ne sono parecchie – finiscano per pestarsi i piedi, rovinando il giocattolo. Del resto, era già successo una ventina d’anni fa, coi Galacticos originali – Figo, Zidane, Beckham e compagnia cantante – che vinsero molto meno di quanto avrebbero potuto, anche per via delle gelosie.

Anche allora, proprio come oggi, a cacciare i soldi c’era Florentino Perez, all’epoca inesperto proprio come i dirigenti parigini. Ora però le cose sono cambiate: lui è più scafato, certo, ma soprattutto adesso a guidare la truppa c’è Don Carlo Ancelotti, uno che certi atteggiamenti non li tollera, e li elimina sul nascere.