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La primavera 2024 e la sfrenata danza delle panchine

Mai come in queste ultime settimane il mercato e la giostra degli allenatori hanno tenuto banco fra dirigenti, tifosi e stampa

21 maggio 2024
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Sarà forse la memoria a ingannarmi, ma davvero fatico a ricordare un’altra primavera tanto tribolata e fervente per gli allenatori come quella che stiamo vivendo quest’anno. Fra esoneri, dimissioni, illazioni, promesse di fedeltà imperitura, rifiuti, addii strazianti o al curaro, i tecnici non hanno infatti mai occupato i pensieri di dirigenti, tifosi e stampa come nelle ultime settimane.

Figura amata quanto odiata, canonizzata o vilipesa – di certo indispensabile al gioco – il mister nella maggior parte dei casi è il taumaturgo sul quale poggiano a inizio stagione tutta la fiducia e gran parte delle speranze e, pochi mesi più tardi, il capro espiatorio da sottoporre a pubblica gogna perché responsabile unico del fallimento di un progetto.

Solo in casi rari alla fine dell’inverno può ancora essere considerato l’uomo della provvidenza: se vince qualcosa o, eventualità ancor meno frequente, qualora – pur non conquistando alcun titolo – riesca in qualche modo a compiere una specie di miracolo, tipo il sesto posto in Premier League raggiunto da De Zerbi alla guida dell’underdog Brighton nell’esercizio 2022-23, exploit che ha reso il tecnico italiano una specie di profeta nell’ormai incontrollabile gioco dell’esaltazione in cui troppo spesso i giornalisti indugiano, col rischio di santificare chi in realtà i miracoli deve ancora dimostrare di saperli fare.

La stagione successiva, infatti, il 44enne a mostrar prodigi ha faticato assai, e non è un caso se pochi giorni fa ha deciso – benché abbia un contratto valido per altri due anni – di lasciare la panchina del club. Se vuole monetizzare quanto più possibile, gli conviene cogliere al volo le ghiotte occasioni che gli si presentano nell’immediato: un’altra annata mediocre contribuirebbe infatti a togliergli dal capo l’aureola, e a far crollare l’importo delle offerte in entrata.

Ora pare che De Zerbi, addirittura, sia fra i papabili per la panca del Bayern Monaco, società che – dopo qualche anno di scelte assai discutibili nella gestione dei suoi allenatori – vedrà andarsene via anche Tuchel al termine di una stagione fallimentare. Ciò che più fa specie, nel caso dei bavaresi, è il numero di rifiuti eccellenti che i dirigenti si sono visti recapitare. A declinare l’invito è stato infatti ben più di un allenatore: Nagelsmann – bistrattato un paio d’anni fa dallo stesso Bayern – ha preferito continuare il suo lavoro alla tolda della Mannschaft, Rangnick invece ha detto di no per proseguire il suo mandato in seno alla Nazionale austriaca, mentre Xabi Alonso, l’attuale Messia, ha passato la mano perché intende onorare gli impegni presi col Leverkusen delle meraviglie, probabilmente in attesa che si liberi il posto al Real Madrid.

Alla frenetica giga che vede in questo periodo danzare gli allenatori, si sono aggiunti però anche altri tecnici che la storia sono riusciti a scriverla davvero: Klopp ha lasciato il Liverpool dopo un leggendario ciclo, Allegri è stato invece allontanato dalla Juve, che ha sfruttato i recenti eccessi del tecnico toscano per porre fine a un rapporto già ampiamente compromesso, mentre – da ultimo – pure Pep Guardiola ha dichiarato di non sentire più gli stimoli necessari per restare al comando del City, con ancora un anno di contratto, malgrado la serie strepitosa di successi colti fin qui.

Mestiere spesso sopravvalutato, quello dell’allenatore è in fondo un lavoro a impatto più limitato di quanto si creda: in campo ci vanno infatti i giocatori, che possono essere bravi come Vini Jr. o pippe come Karius, ed è sempre dall’esito delle loro giocate che dipende il risultato di un match. Maggiore influenza, piuttosto, il tecnico ce l’ha sulla creazione e sulla gestione del gruppo.

Esercizio, questo, in cui eccelle Mattia Croci-Torti, al quale – qualora fosse già giunta l’ora di lasciare Lugano, come vorrebbero i rumors – auguriamo di ricevere offerte multiple e serie, e di avere infine l’intuito o la fortuna di scegliere la migliore, perché il destino dei tecnici, che in molti casi pagano poi per colpe altrui, è spesso determinato soltanto dalla buona sorte o dal suo contrario.