Sportellate

Se il Pallone d’oro fosse un premio alla carriera...

Lionel Messi è senza dubbio un fuoriclasse assoluto, ma a volte è stato insignito pure di premi che non avrebbe meritato

18 gennaio 2024
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Ha suscitato più di un mugugno fra gli appassionati, lunedì sera, l’attribuzione a Lionel Messi – già onorato col Pallone d’oro 2023 – del premio Fifa the best.

Se il primo dei due riconoscimenti pareva strameritato – il periodo preso in considerazione comprendeva dopotutto anche il Mondiale 2022 vinto dall’Argentina proprio per enorme merito della Pulce – il secondo risulta invece a detta di tutti uno scippo ai danni di Erling Haaland. In questo caso, infatti, i giurati avrebbero dovuto basarsi su quanto fatto dai calciatori dal giorno dopo il trionfo albiceleste in Qatar, e non sussiste dubbio alcuno che, a partire da quella data e fino al 20 agosto 2023, il miglior giocatore del pianeta sia stato il norvegese del Manchester City, squadra con cui ha vinto praticamente tutto, per giunta segnando caterve di gol. E non parliamo del trofeo dei bar, ma di roba tipo campionato inglese, Champions League, coppa nazionale e Supercoppa europea.

Nello stesso periodo, il 36enne rosarino non ha invece brillato per niente: dopo Doha, infatti, col Paris Saint-Germain ha giocato ben al di sotto dei suoi standard, e oltretutto è stato eliminato già agli ottavi di finale dal più prestigioso trofeo continentale. Dopodiché, varcato l’Atlantico, è sceso in campo soltanto una manciata di volte – andando a rete in una sola occasione – con la maglia di una squadretta di seconda o terza fascia (Inter Miami) di un campionato men che marginale (Mls).

Haaland, invece, in 33 match d’altissimo livello ha incantato tutti e gonfiato la rete ben 28 volte, 7 delle quali in Champions League. Dati alla mano, l’iniquità del verdetto comunicato dalla Fifa risulta più che evidente. E addirittura porta con sé i crismi della beffa, se consideriamo che il gaucho e il vichingo hanno raccolto lo stesso numero di suffragi (48), ma ad arricchirsi ulteriormente alla fine è stata la già straripante bacheca dell’argentino in virtù del fatto che i voti espressi dai capitani delle varie Nazionali hanno maggior peso di quelli infilati nell’urna dai giornalisti, dai tifosi e dai vari commissari tecnici sparsi per il mondo, e Messi ne ha ottenuti più di Haaland.

Considero la Pulce il miglior giocatore della sua epoca e il secondo più bravo della storia, quindi lungi da me ogni intenzione di screditarlo, ma sono arciconvinto che quest’ultimo non sia stato il solo premio attribuitogli in modo ingiusto. Penso soprattutto a un paio dei suoi otto Palloni d’oro – che avrebbe dovuto girare a Xavi e Iniesta appena ricevuti, insieme a qualche cassa di champagne – e pure alla palma di miglior giocatore del Mondiale 2014, che in un mondo più giusto sarebbe dovuta finire nel carniere di un tedesco preso a caso.

Probabilmente Fifa, Uefa e altre istituzioni sanno bene che Messi fa palpitare il cuore degli aficionados del pallone più di ogni altro suo collega, e di conseguenza smuove molta più grana: forse risiede in questa considerazione il motivo di tanti riconoscimenti conferitigli anche quando non li avrebbe meritati. O magari, chissà, sono gli sponsor personali a essere così potenti da riuscire a condizionare l’attribuzione di certi premi: del resto, il marchio delle tre strisce (Messi) in seno al governo del calcio mondiale ha sempre contato molto più di quello del baffo (Haaland).

Personalmente, amerei che i premi di cui parliamo – Pallone d’oro in primis – un giocatore potesse vincerli una sola volta, come fossero una sorta di Oscar alla carriera. E, preferibilmente, dai 28 anni in su, affinché a essere presa in considerazione fosse la sua intera opera, e non soltanto un paio di capolavori.

Così facendo, si sarebbero evitate assegnazioni imbarazzanti come quella a Owen nel 2001, incensato quando l’inglese aveva solo 21 anni e in seguito mai più capace, nemmeno lontanamente, di confermarsi a quei livelli. Un sistema simile avrebbe fra l’altro permesso d’insignire del prestigioso premio – meritatamente – anche gente del calibro di Laudrup, Henry, Pirlo, Del Piero, Redondo e compagnia cantante, oltre ai già citati Xavi e Iniesta.