Dai dubbi argentini alle certezze di Zermatt, sull’uscio della nuova stagione (la sua sedicesima) che scatta sabato a Sölden. ‘Mi son fatta mille domande’
Sabato, sulle nevi austriache Lara Gut-Behrami inaugura la sua sedicesima stagione di Coppa del mondo, che si apre subito con un gigante di Sölden che in passato aveva già vinto. La trentaduenne di Comano è motivatissima e in piena salute, anche se da una certa età in poi, durante la lunga estate tornano ad affacciarsi, inevitabili, le domande sul futuro. «Me ne sono fatta mille di domande – spiega Lara, soprattutto pensando a quel difficile campo d’allenamento sulle montagne argentine, dove il cattivo tempo e il forte vento rendevano impossibile allenarsi sulla neve, con il sole che non arrivava mai e tutta quell’umidità nell’aria che le causava problemi al ginocchio –. Mi chiedevo se avesse ancora un senso, se avessi ancora voglia di tutto ciò».
Pur se non è ancora arrivata l’età in cui gli acciacchi dovuti all’usura si fanno sentire sul serio, tanto da domandarsi ogni giorno se non sia il caso di smettere domani o magari già oggi, Lara è finita in una fase della carriera in cui gli atleti generalmente si chiedono se hanno ancora voglia di fare tali sforzi, di assumersi ancora tutti quei rischi. Se ne vale ancora la pena insomma, soprattutto pensando alle privazioni.
Di sicuro, Lara non è in un punto della vita in cui non può smettere per ragioni finanziarie: se vuole, può lasciarsi tutto alle spalle in qualsiasi momento, senza doversi preoccupare per al futuro. Semmai, la vera domanda riguarda la motivazione, e spesso la risposta è legata ai successi che uno ottiene. Del resto, chi vorrebbe abbandonare il proprio mestiere, a cui ha subordinato tutto fin da quand’era ragazzino, mentre ancora fa parte del Gotha a livello mondiale?
In passato ci sono stati momenti in cui una Lara aveva altro per la testa invece dei dubbi sul cosa avrebbe fatto il giorno in cui l’età si sarebbe fatta sentire. Erano tempi segnati dalla pressione e da altri aspetti negativi che rendevano molte di quelle giornate quasi una lotta per la sopravvivenza, con gli atleti che hanno l’impressione di essere come bestie minacciate di venir schiacciate dal peso delle aspettative del proprio entourage, ma anche dall’interesse del pubblico e dagli aspetti negativi della notorietà, in particolare del chiacchiericcio sui social media. «Se nel 2015 mi avessero detto che sarei andata ai Giochi di Pechino del 2022, di certo non ci avrei nemmeno creduto – aggiunge –. Invece sono già passate due stagioni da quelle Olimpiadi, e sono ancora qui a gareggiare».
Nel frattempo, era la primavera del 2017, Lara Gut s’era dovuta confrontare con la rottura del crociato, momento doloroso al punto che lei stessa aveva deciso di smettere per allontanarsi da tutto e tutti per un po’. Ce n’è voluto di tempo per permetterle di ritrovare un equilibrio, ma alla fine ce l’ha fatta. Tanto da conquistare per ben due volte nelle ultime tre stagioni la Coppa del mondo di SuperG, piazzandosi a due riprese al secondo posto della generale, vincendo due titoli a Cortina nel 2021 e laureandosi poi campionessa olimpica a Pechino.
Se Lara ha infine voltato pagina, buona parte del merito va agli accorgimenti che lei stessa ha deciso di prendere dopo le esperienze negative vissute in precedenza. Da allora, la premessa per lei è sempre stata non perdersi nelle cose secondarie: in altre parole, tutto ciò che costa inutilmente energia viene messo da parte, così da spezzare la routine nella quale s’era infilata quando per lei non esistevano che le corse, magari rifugiandosi nella sua casa di Udine. Sono finiti i tempi in cui l’unico obiettivo della sua vita erano le vittorie, perché solo quelle contavano: ora, anche durante la stagione, i momenti di relax sono parte del suo programma d’attività.
In sostanza, si trattava di trovare un punto d’incontro fra lo sport a livello agonistico e la realizzazione nella vita privata quale fonte d’energia. «Per me si tratta soprattutto di raggiungere il giusto equilibrio – spiega –. Ho bisogno di essere rilassata per poter godere appieno degli anni in cui ancora potrò fare questo lavoro, e spero di festeggiare altre vittorie».
In sostanza, non c’è più spazio per le banalità. «Oggi provo a non più guardare a destra o a sinistra, bensì di riflettere su dove impiegare l’energia di cui dispongo. Anche i dubbi avuti in Argentina, ovvero i pensieri sul mio ritiro, sono durati un attimo: dopo un paio di giorni di allenamento perfettamente riusciti a Zermatt sono riuscita a vedere le cose sotto una luce maggiormente positiva. E adesso non ci penso più, ma voglio dare tutto per continuare ad avere successo. Anche se ciò dovesse tradursi soltanto in dormire, mangiare e sciare».
Finché arriverà il giorno in cui non sarà più la Lara atleta a dire ciò che vuole e di cui ha bisogno. «Ma al momento – conclude la ticinese – è ancora lei a farlo». Ed è senz’altro un bene.