Frenata a inizio carriera dalla mononucleosi e da un infortunio, la 22enne vallesana cerca il suo posto nel Circo Bianco anche grazie alla mountain bike.
La stagione della verità, questo rappresenta l’inverno 2020/2021 per Camille Rast. La 22enne vallesana è infatti pronta a passare dal “sono già contenta di esserci” che ha ripetuto quasi come un mantra nella passata annata del Circo Bianco, al «ci sono e voglio dimostrare quello che valgo». Sì, perché seppur in rampa di lancio già nel 2007, anno in cui a soli 17 anni aveva conquistato i suoi primi punti di Coppa del mondo nel gigante di Plan de Corones (nono posto) e preso parte ai Mondiali di St. Moritz (quarta nel Team Event), la carriera della ragazza di Vetroz non è mai realmente decollata per colpa di una fastidiosissima forma di mononucleosi prima e di un grave infortunio al ginocchio poi (marzo 2019), tanto che solo l’anno scorso ha potuto disputare la sua prima stagione completa. Un rientro non facile ma effettuato in crescendo, con una prima parte d’inverno caratterizzata da tante mancate qualificazioni alle seconde manche dei vari giganti e speciali e una seconda parte nella quale ha iniziato a raccogliere i frutti del duro lavoro, in particolare in tra i paletti stretti, dove ha tra l’altro centrato il sesto posto in Cdm a Flachau e l’ottavo ai Mondiali di Cortina. Uno slancio che la romanda vuole ritrovare anche nella nuova stagione, che il prossimo weekend propone il parallelo di Lech e nella quale nonostante l’inizio non ottimale in quel di Sölden (solo 38esima della prima manche, cosa che non le ha permesso di prendere parte alla seconda prova) nutre grandi speranze.
«La scorsa stagione è stata di transizione, una riscoperta per me e se guardo da dove arrivo, sono davvero contenta di ciò che sono riuscita a fare – ci ha confessato Rast –. Ora però mi sento pronta per il passo successivo: sì, in un certo senso la mia carriera inizia adesso».
Una carriera che la campionessa del mondo juniores di slalom del 2017, reduce da un’estate positiva, sta portando avanti in due universi paralleli, quello dello sci e quello delle due ruote… «La preparazione estiva è andata davvero bene, dopo la lunga scorsa stagione ho effettuato una pausa molto corta e mi sono subito rimessa in forma, lavorando sodo in maggio e giugno per poi concedermi un nuovo break nel quale ho potuto disputare anche qualche gara di mountain bike (nientemeno che nella Coppa del mondo di Enduro, ottenendo anche un ottimo 12esimo rango in Val di Fassa, ndr), l’altra mia grande passione. Qualcuno ha bisogno di leggere, di studiare o di fare altro per distrarsi e mantenere il giusto equilibrio anche mentale, per me questa funzione la esercita la bici, senza la quale penso che non sarei la stessa atleta nemmeno sugli sci. E nonostante gli iniziali sensi di colpa per essermi dedicata alla mountain bike, devo dire che mi ha fatto davvero bene, ne avevo proprio bisogno e mi ha permesso di ripartire con rinnovato entusiasmo anche sugli sci».
Come dire che la mountain bike per Camille Rast rappresenta ben più di un semplice passatempo estivo… «Assolutamente sì, è anche attraverso la bici che dopo tutti i problemi che ho avuto ho ritrovato la motivazione per tornare ai massimi livelli nello sport e per spingermi nuovamente verso i miei limiti, per cui non potrei più farne a meno, fa parte di me tanto quanto lo sci ed è presente nella mia pianificazione stagionale. Siamo senza neve per tre mesi durante l’estate e gareggiare con la mountain bike mi permette di tenere allenata la parte strategica delle gare, capire quale strategia adottare, scegliere la linea giusta, individuare il momento o il settore giusti per attaccare. Certo, è un bella sfida riuscire a competere in due sport così diversi e non è sempre facile gestire ad esempio le energie, ma trovo che insieme formino davvero un bel mix e che siano complementari».
Ora per la 22enne è però arrivato davvero il momento di lasciarsi alle spalle i problemi del passato, mettere da parte anche la bici e capire qual è il suo posto nel Circo Bianco… «Posso finalmente avere una visione globale e pianificare un percorso con degli obiettivi a lungo termine, che in una stagione olimpica non possono essere diversi dal partecipare alla mia prima rassegna a cinque cerchi. Non sarà facile, perché nella squadra svizzera siamo in tante per pochi posti e la competizione interna si sente, a maggior ragione visto che quest’anno sono in diverse a rientrare dopo degli infortuni. D’altronde è giusto così, tutti vogliono partecipare ai Giochi e lo sci rimane uno sport prettamente individuale, anche se la maggior parte del tempo lavoriamo in squadra. Bisogna trovare un equilibrio e per quel che mi riguarda, sono pronta a rimboccarmi le maniche e pure a sgomitare per giocarmi le mie chances. Sono conscia che per riuscirci dovrò trovare una certa continuità, essere veloce una volta non basterà, ma sento anche di avere le carte in regola per farcela».
Il focus è sullo slalom, senza però snobbare le porte larghe, anzi… «In allenamento ho cercato di lavorare su entrambe le discipline per ritrovare il livello raggiunto nel finale della scorsa stagione e ho voluto insistere anche sul gigante perché sento che sia un problema più mentale che tecnico. In allenamento infatti scio bene e veloce, ma poi in gara le cose vanno diversamente (una sola volta tra le migliori 30 in sette giganti nello scorso inverno, ndr). Il pettorale alto di certo non aiuta, sono davvero in poche a riuscire a entrare nelle trenta partendo con un numero molto alto, ma non voglio mollare. Mai».