QATAR 2022

Sulle tracce di Italia e Brasile, la Francia punta al bis

Vincere un Mondiale è difficile, confermarsi è una vera impresa, riuscita finora soltanto due volte. Sulla strada dei ‘galletti’, il muro marocchino

11 dicembre 2022
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Non sempre vince il più meritevole. È una legge della vita e il mondo del calcio non fa eccezione. Dopo decenni di quasi anonimato e una finale europea persa ai rigori, l’Inghilterra si ritrova ancora una volta con in mano un pugno di mosche, nonostante una generazione di giovani campioni come soltanto la Francia può vantare. E proprio i francesi hanno spezzato il sogno inglese di tornare sul trono del mondo proprio nell’anno della scomparsa di Elisabetta II, la regina che nel 1966 aveva consegnato nelle mani di Bobby Moore l’unica Coppa del mondo finita in casa di chi il calcio lo ha inventato e codificato.

Un sogno spezzato nonostante il campo abbia detto che la squadra migliore è stata proprio quella inglese. Sul piano del gioco e delle occasioni, gli inglesi sono stati superiori ai loro avversari, ma la Francia ha approfittato ancora una volta delle sue individualità, da Griezmann a Mbappé (poco in evidenza), all’eterno Giroud. E di una capacità di resilienza in grado di mantenerla sopra la linea di galleggiamento, nonostante il forte vento contrario. Contro gli inglesi, Mbappé è rimasto spesso ai margini del confronto, ben controllato da Kyle Walker e spesso raddoppiato da Jordan Henderson. Con l’apporto limitato da parte del suo numero 10, la Francia si è dovuta aggrappare alle doti di assistman di Griezmann e alla spietatezza sottoporta di un Giroud giunto al quarto centro personale di un Mondiale che lo sta vedendo, a 37 anni, protagonista assoluto. E anche, va detto, alle caratteristiche autolesionistiche del calcio britannico, capace come pochi di infliggersi punizioni nelle quali nemmeno l’avversario oserebbe sperare. Nel caso specifico, il rigore del possibile 2-2 sbagliato da Harry Kane. Naturalmente, sorge spontaneo il quesito sulla decisione di far battere due volte dagli undici metri lo stesso giocatore, già graziato nella prima occasione da Lloris, suo compagno di squadra al Tottenham. Graziato perché degli ultimi 19 rigori calciati, Kane ne ha indirizzati 11 alla destra del portiere e solo 3 alla sinistra: e Lloris, ovviamente, è andato proprio a sinistra. Si fosse buttato dal lato suggerito dalle statistiche, non è detto che l’avrebbe presa, ma ci sarebbe comunque andato vicino. Kane, da buon capitano, si è assunto la responsabilità di presentarsi sul dischetto anche la seconda volta, ma forse l’Inghilterra avrebbe avuto più possibilità se alla conclusione fosse andato qualcun altro.

Adesso, la Francia si trova a 180’ (più recuperi e supplementari vari) da un risultato storico. Può infatti diventare la terza Nazionale a vincere la Coppa del mondo per due volte consecutive. Anzi, sarebbe la prima a farlo con il nuovo trofeo. Nei 92 anni di storia, soltanto l’Italia (1934 e 1938, ma con l’aiuto del regime fascista e degli arbitri) e il Brasile (1958 e 1962, nel secondo caso con Pelé azzoppato già nella seconda partita contro la Cecoslovacchia) hanno saputo ripetersi. E anche soltanto tornare in finale dopo aver staccato un titolo mondiale non è mai stato scontato. Infatti, oltre a Italia e Brasile, ci sono riusciti l’Argentina (1986-1990) e i verdeoro (1994-1998). L’Olanda la Coppa se l’è giocata sia nel 1974 in Germania, sia nel 1978 in Argentina, uscendo entrambe le volte sconfitta dai padroni di casa, mentre la Germania è andata in finale due volte (1982 e 1986) prima vi aggiudicarsi il titolo nel 1990.

Sulla strada che separa i francesi dalla seconda finale consecutiva, si erge però il muro marocchino. Non quello edificato da Rabat negli anni Ottanta e lungo quasi tremila chilometri per tagliare in due il Sahara Occidentale conteso al Fronte Polisario del popolo saharawi, bensì quello eretto dal selezionatore Walid Regragui e che ha permesso al Marocco di diventare la prima Nazionale africana a raggiungere le semifinali di un Mondiale. Un traguardo centrato al quarto tentativo, il primo per una selezione magrebina dopo i tre infruttuosi di Camerun, Senegal e Ghana. La Coppa del mondo del Marocco passerà alla storia per il traguardo raggiunto, non certo per il gioco proposto. Nelle cinque partite sin qui disputate, la selezione africana ha avuto il pallone tra i piedi il 28,8% del tempo, una vera miseria in un’epoca nella quale per molti allenatori il possesso palla è diventato un mantra. Tuttavia, soprattutto in un torneo breve, tenere in mano il pallino del gioco non è sinonimo di successo, se è vero che la Croazia non è andata oltre il 47,4% e contro gli inglesi la Francia si è limitata a un misero 36%. Resta il fatto che dopo aver mandato a casa la Spagna, il Marocco si è ripetuto anche con il Portogallo. Lo ha fatto con cuore, spirito di squadra e tanta corsa. Lo ha fatto anche quando si è ritrovato con tre quarti della difesa inedita e ridotto in 10 uomini per il doppio giallo a Cheddira. Lo ha fatto, in particolare nel primo tempo, mostrando doti tecniche capaci di sorprendere molti osservatori.

Nonostante il cuore messo in campo contro il Portogallo, di fronte alla Francia la selezione marocchina parte nettamente sfavorita. Anche perché dovrà probabilmente fare a meno della coppia centrale Aguerd-Saiss. Un motivo in più per i “galletti” per non lasciarsi sfuggire l’occasione di scrivere un’altra pagina di storia.