La slovacca risale dall’ottavo posto ed è campionessa olimpica, la svittese regala la quarta medaglia alla Svizzera a Pechino. Out Shiffrin.
Alla fine ha vinto lei, strafavorita della vigilia di una disciplina che sta dominando in Coppa del mondo (si è già messa in tasca il globo di cristallo della specialità grazie a 5 vittorie e 2 secondi posti nelle sette gare disputate in stagione), ma se l’è dovuto sudare il titolo olimpico di slalom Petra Vlhova. In una prova che ha visto la clamorosa eliminazione dopo poche porte della prima manche di Mikaela Shiffrin – ancora più incredibile visto che l’americana, mai out prima di questi Giochi nelle 18 gare disputate tra Olimpiadi e Mondiali, era già uscita lunedì in gigante –, la 26enne slovacca allenata dal ticinese Mauro Pini ha infatti dovuto rimontare dall’ottavo rango della prima manche e alla fine, grazie al miglior crono nella seconda discesa, si è imposta con 8 centesimi di margine sull’austriaca Katharina Liensberger (in rimonta pure lei, dal settimo posto) e di 12 su una splendida Wendy Holdener, a sua volta capace di risalire dal quinto rango e di precedere di 7 centesimi la migliore della prima manche, la tedesca Lena Duerr. Delusione per contro per l’obvaldese Michelle Gisin, seconda a 0”03 dalla vetta sul primo tracciato ma alla fine solo sesta a 0”60, giusto davanti alla connazionale Camille Rast (+0”77). Top 10 anche per la quarta rossocrociata in gara, Aline Danioth, proprio decima a 1”66 dalla vetta. Quanto alla ticinese Mida Jaiman, la 19enne di Catto che corre per la Thailandia, come nel gigante non è purtroppo riuscita a portare a termine la sua prova.
«Ho dato tutto, ma al traguardo ho pensato che non sarebbe stato oggi il mio giorno, non pensavo che sarebbe bastato – la reazione a caldo di Holdener, passata dalle lacrime di delusione a quelle di gioia per la sua seconda medaglia olimpica tra le porte strette dopo l’argento (a soli 5 centesimi dall’oro) di quattro anni or sono a Pyeongchang, dove si era messa al collo anche il bronzo in combinata e l’oro nel team event –. Poi ho visto Michelle (Gisin, ndr) mancare il podio e mi sono detta che saremmo ancora una volta rimasti fuori dalle medaglie, invece così non è stato. Alla fine non è mancato molto nemmeno per vincere, ma direi che va bene così».
Chi invece proprio non riesce a digerire la delusione è Michelle Gisin... «Non sono riuscita a osare come avrei dovuto ed è un peccato, sarebbe stato il coronamento di un sogno – le parole della 28enne di Engelberg –. Forse è stata la mia ultima occasione in slalom, non so se ce la faccio a fare altri quattro anni. Però sono contenta per Wendy».
Incontenibile la gioia di Mauro Pini... «Siamo riusciti a trasformare la delusione del gigante (chiuso solo al 14esimo posto dalla sua protetta, ndr) in dati oggettivi, ad esempio sul tipo di neve, da utilizzare nello slalom – ha spiegato l’allenatore airolese della Vlhova –. Prima della seconda manche ci siamo detti: “C’è un minuto a disposizione, mettiamoci il cuore” ed è andata bene».
Sensazioni confermate anche da un’incredula Vlhova... «Dopo la prima manche ero un po’ delusa, ho provato a riprendermi e se ci sono riuscita è anche grazie alle persone del mio team, che mi hanno detto che sono forte e che devo solo pensare a sciare come so fare. In primis Mauro, è grazie a lui che scio con il cuore e ora sono campionessa olimpica, è incredibile – ha confessato la vincitrice dell’ultima Coppa del mondo generale, la quale ha approfittato anche dell’eliminazione nella seconda prova della fresca campionessa di gigante, la svedese Sara Hector, terza sul primo tracciato e che probabilmente sarebbe finita davanti alla slovacca –. Sono anche stata fortunata, certo, ma a volte serve anche quello per realizzare qualcosa di grande».
Un successo storico per la Slovacchia, finita per la prima volta sul podio di una prova olimpica di sci alpino... «In Slovacchia c’è il Primo ministro e poi c’è Petra – ha proseguito Pini –. È amatissima nel suo Paese, lo sentiamo e posso solo immaginare l’esplosione di gioia in patria».
Il ticinese non dimentica però le sue radici... «Il cuore ha battuto forte per Petra ma anche per i nostri colori (rossocrociati, ndr), quella svizzera è una squadra magnifica, danno sempre tutto e non a caso sono lì davanti. Meritavano una medaglia, stavolta è toccato a Wendy e Michelle ora è delusa, ma tra qualche giorno c’è la combinata (la prova che aveva regalato l’oro olimpico all’obvaldese quattro anni è in programma il 17 febbraio, ndr) e le faccio un grande in bocca al lupo».