Il numero uno dell'atletica Sebastian Coe parla di assenza di politica: ‘Non si potrà mai accontentare tutti’
Sebastian Coe critica di nuovo il Cio, dopo la polemica sulla decisione di World Athletics (l’ex Iaaf) di dare premi in denaro alle medaglie d’oro ai Giochi 2024. Questa volta, però, l’argomento dell’attacco riguarda la mancanza da parte del Comitato olimpico internazionale «di una politica che affronti l’attuale controversia sull’ammissibilità di genere nel pugilato. È semplice: bisogna avere una politica», dice il presidente della Federatletica internazionale. Coe, ex primatista mondiale degli 800, soprattutto dopo le note vicende delle pugili Khelif e Yu Ting è convinto che si debba avere una posizione chiara sulla questione: «Non si potrà mai accontentare tutti, e quando non si è chiari finisce che vada a finire in questo modo. E la cosa più importante è che sia una scelta politica che si possa sostenere, affinché funga da principio guida».
Ed è proprio quello che ha fatto lui da quando è presidente della Federazione mondiale dell’atletica, uno dei primi sport a introdurre regole per gli atleti con diverso sviluppo sessuale, a seguito di una lunga battaglia legale che ha visto coinvolta l’atleta sudafricana Caster Semenya. Anche altri sport, come il triathlon e il nuoto, hanno adottato regole severe, mentre invece il Comitato olimpico internazionale, ricorda Coe, lascia tali decisioni alle federazioni che governano di ogni sport, «ed è per questo che c’è un mosaico di regole». E secondo Coe, c’è un’urgente necessità di una serie di regole coerenti per evitare le controversie che stanno offuscando i Giochi olimpici parigini.