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Leandro Hausheer, come un toro nell’Arena

Il ventunenne, arrivato da Zugo, in coppia con Dahlström è prontissimo all’avventura del derby. ‘Non sarò ticinese, ma per me esserci sarà un onore’

‘Non posso che essere soddisfatto del mio inizio di statione. E giocare con Calle mi aiuta molto’
(Ti-Press/Gianinazzi)
10 ottobre 2024
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Su Lugano Hockey, la rivista ufficiale del club, in occasione della presentazione della squadra era stato chiesto a tutti i giocatori di scegliere l’animale che meglio li rappresentasse, e Leandro Hausheer, difensore originario del canton Zurigo ma cresciuto hockeisticamente nello Zugo, ha scelto il toro. «Come mai? Perché è potente, forte e anche agile». Una scelta non estranea alle sue caratteristiche, visto che con un’altezza di 193 cm e un peso forma di 90 kg, il 21enne arrivato a Lugano un anno fa ha i chili e i centimetri che oggi vengono richiesti a un giocatore, soprattutto se occupa sua la posizione. Sbarcato in riva al Ceresio dopo aver percorso la trafila della crescita sportiva sul ghiaccio di Zugo, Hausheer con i bianconeri ha collezionato 44 presenze in prima squadra più altre 14 con gli U20, ma da quest’anno coach Gianinazzi l’ha promosso a titolare, al fianco dello svedese Calle Dahlström. «Non posso che essere contento del mio inizio di stagione, ma non per questo posso dormire sugli allori – spiega – Ho ancora tanto margine di miglioramento. Di certo, quest’inizio lascia ben sperare: devo solo continuare ad allenarmi con tantissima intensità. È molto bello poter giocare a fianco di Calle: mi aiuta molto, mi dà sicurezza, con lui c’è feeling e questo è molto motivante, un aspetto che, non lo nascondo, mi appaga assai. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da lui. Spesso mi dà dei consigli, facilitandomi molto il lavoro sul ghiaccio, e questo, per un giovane come me, è un aspetto fondamentale».

Sinora in pista si è generalmente ammirato in Lugano che diverte e crea molte occasioni, sfruttando un gioco lineare, diretto, con molta velocità: un’impostazione voluta da Gianinazzi che i giocatori hanno saputo mettere in pratica: «Abbiamo avuto un inizio di campionato favorevole e ritengo che la seconda posizione in classifica rispecchi appieno il buon andamento della squadra, anche se possiamo ancora crescere. Abbiamo vissuto partite tutte combattute, con differenze nel punteggio minime, e per questo anche più appassionanti da seguire. Ma per noi giocatori è estremamente difficile interpretare certe partite nel migliore dei modi, in una Lega sempre più competitiva, con partite ‘tiratissime’ e una classifica difficile da decifrare. Un campionato così equilibrato e altalenante, dove ogni punto guadagnato ha un peso specifico, è indubbiamente un’ottima pubblicità per il nostro hockey».

A proposito di pubblicità, il derby è un’occasione impareggiabile. Tanto più quello di stasera: infatti Lugano e Ambrì hanno gli stessi punti in classifica, anche se i leventinesi hanno disputato una partita in più. «Molte squadre hanno fatto un passo in avanti, e l’Ambrì è sicuramente tra queste. Gioca sempre un hockey molto aggressivo e ha qualità: mi aspetto come sempre una partita molto ma molto combattuta. E anche se non sono ticinese, sono felicissimo di poter giocare queste sfide così sentite e appassionanti. È un onore per me essere tra i protagonisti in pista».

A differenza di tanti altri giovani di belle prospettive, Hausheer non ha voluto tentare fortuna all’estero. «Non c’è un vero perché. Giocare in National League è sempre stata la mia priorità, ed ecco il motivo per cui ho scelto Lugano: secondo me era questa la strada giusta da percorrere, sono qui per migliorarmi e trovare una stabilità. In questo percorso mi aiuta molto avere un giovane allenatore come Luca Gianinazzi: c’è grande feeling con lui, e i buoni risultati sono la miglior certificazione del suo lavoro. Passo dopo passo, partita dopo partita, anno dopo anno voglio riuscire a centrare l’obiettivo di giocare in pianta stabile in National League: serve lavoro, costanza e tanta abnegazione, la ricetta giusta è quella».

IL DILEMMA

Huska: ‘Se tocca a me, sono pronto’

Nonostante gli infortuni occorsi a Joren Van Pottelberghe e Niklas Schlegel, il grande punto interrogativo su chi giocherà in porta stasera rimane: infatti ieri Schlegel si è allenato regolarmente con i due nuovi portieri giunti nelle scorse ore a Lugano, ovvero Alessio Beglieri, ventenne di Bienne arrivato in fretta e furia da Visp (ma solo per l’occasione), e lo sloveno Adam Huska. Ventisettenne di Zvolen, Huska è stato il portiere della nazionale slovacca ai Campionati del mondo del 2021 in Lettonia, e arriva in Ticino con un contratto valido sino a fine stagione dopo aver vissuto le sue due ultime stagioni nella Khl russa, disputando un totale di 74 incontri con addosso la maglia della Torpedo di Nizhny Novgorod. «A essere sincero non sapevo moltissimo di Lugano, ma ho subito pensato di accettare la proposta, perché ho sentito parlare molto bene dell’organizzazione e della qualità della squadra – dice il nuovo arrivato alla Cornèr Arena, che diventa il settimo straniero a disposizione di Luca Gianinazzi –. In questa stagione non ho ancora pouto giocare, ma mi sono allenato intensamente a Zvolen. Ero in attesa che arrivasse qualche proposta dall’America, ma non ce n’è stata una che mi abbia soddisfatto. Ho dovuto pazientare tanto, ma adesso sono molto contento di essere qui».

In attesa di sapere se toccherà a lui giocare già in occasione del primo derby stagionale. «Per me qui tutto è nuovo, chiaramente, ma mi sento bene, e come ho detto prima durante l’estate ho lavorato tantissimo sul ghiaccio, quindi potrei giocare anche subito. Attenderò le decisioni del coach, ma sono pronto per scendere in pista e dare il meglio di me stesso».

E il coach bianconero, naturalmente, sulla questione decide serenamente di glissare. «Lascio il dubbio a voi giornalisti – dice, con il sorriso, Luca Gianinazzi –. Stasera ad Ambrì dovremo cercare le nostre migliori risorse. L’Ambrì è molto in forma, sta giocando assai bene e occupa una posizione di classifica interessante: sappiamo che sarà una sfida difficile e impegnativa per noi. Ma anche se saranno delle emozioni diverse rispetto al solito, perché è sempre una partita speciale, alla fine della fiera i punti in palio saranno sempre tre».

Sta di fatto che rimane una partita difficile da preparare. «E anche difficile da spiegare ai nuovi giocatori – aggiunge –. Il derby è una emozione a sé, direi unica, in un’atmosfera diversa, ma il lavoro che dovremo fare sul ghiaccio non sarà diverso dalle altre partite: dovremo rimanere molto lucidi con la testa e concentrati sulle cose che dovremo fare. Sarà quella la chiave del successo. A oggi siamo contenti del nostro gioco, naturalmente anche con i punti che abbiamo, però la stagione è ancora molto lunga, e l’obiettivo finale è ancora molto lontano».

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