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Praga, la Nhl come non l’avete mai vista

Siegenthaler e i Devils si godono i due successi al debutto, in un ambiente molto più rilassato rispetto al solito. ‘Torniamo a casa con un buon feeling’

Il difensore zurighese in compagnia di Hamilton e Tatar
(Keystone)
6 ottobre 2024
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È ormai dal lontano 1997 che la stagione Nhl si apre in Europa o in Asia, frutto di una campagna di marketing a livello globale. Stavolta – per l’undicesima volta nel Vecchio continente – l’onore è toccato alla città di Praga, che tra venerdì e sabato ha tenuto a battesimo la nuova annata, ospitando il doppio confronto tra i New Jersey Devils e i Buffalo Sabres, vinto in entrambi i casi dai Diavoli di Newark. E la Città d’oro, come spesso viene definita, riporta alla mente di Nico Hischier e Jonas Siegenthaler un altro metallo, ovvero quell’argento che l’attaccante vallesano e il difensore zurighese si erano messi al collo la scorsa primavera, a conclusione di una finale dei Mondiali appassionante quanto incerta sino al termine, in quella stessa O2 Arena che pareva una bolgia, anche perché l’avversario di turno degli elvetici era proprio la Repubblica Ceca.

Stavolta, invece, la situazione è ben più rilassata. Non soltanto rispetto ai Mondiali, ma pure in confronto alla routine che scandisce le giornate nel campionato più ricco del mondo. Infatti, al termine della seconda delle due partite giocate in Cechia, Siegenthaler e Timo Meier, l’attaccante appenzellese che completa il terzetto rossocrociato al Prudential Center – e che nella sfida di sabato ha realizzato il gol del definitivo 3-1 (mentre Hischier era andato in rete la sera prima) – si arrampicano sulle tribune in maglietta e pantaloncini, per scambiare quattro chiacchiere con amici e parenti presenti sugli spalti, mentre un gruppo di tifosi scandisce a gran voce il nome di Hischier. Più che al debutto della stagione Nhl, pare di essere in passeggiata scolastica. «E pensate che ho potuto invitare una dozzina di persone alla partita di venerdì e una quindicina a quella di sabato – ammette Siegenthaler –. Una cosa del genere è possibile soltanto qui…». Una vera eccezione in una stagione estenuante, con un calendario fittissimo di 82 partite per la sola regular-season, in cui niente viene lasciato al caso. Basti dire che i Devils all’O2 Arena hanno occupato ben quattro spogliatoi, non uno, e che il solo ufficio stampa al seguito era composto da dieci persone. «Alla fine, tutti quelli che sono venuti qui erano contenti – spiega il ventisettenne difensore formatosi nello Zsc –. L’obiettivo era venire a Praga per vincere entrambe le partite e ci siamo riusciti. Così ce ne torniamo nel New Jersey con un buon feeling, anche se sappiamo che ci sono delle cose da migliorare. Ma parliamo comunque di dettagli».

Delle due partite giocate a Praga, la seconda è stata la più vivace, oltre che la più ruvida. Ne sa qualcosa il tedesco dei Sabres John Peterka, messo kappaò da Brenden Dillon, dopo una carica seguita da una scazzottata. Cose di ordinaria amministrazione, al di là dell’oceano. «Infatti – aggiunge Siegenthaler –, fa parte del gioco, e i tifosi hanno sicuramente apprezzato. Credo che in questa stagione avremo la nostra da dire anche da questo punto di vista».

Anche Siegenthaler era sul punto di mettersi in mezzo. «Ma non per dar vita a una bagarre. Volevo soltanto marcare il territorio, per mostrare agli avversari che non possono fare tutto ciò che vogliono».

C’è una nuova mentalità, sembra di capire. «Se diamo un’occhiata al roster, vediamo che in squadra ci sono più giocatori grandi e grossi. L’obiettivo ora è quello di fermare l’avversario in zona difensiva facendo valere chili e centimetri, per poi ripartire all’attacco il più rapidamente possibile».

Dall’ultima finale, quella persa nel 2012, i Devils hanno raggiunto i playoff soltanto a due riprese, e ora si affidano a un coach che ha vent’anni in meno rispetto a quel Lindy Ruff che era stato costretto a fare le valigie il 4 marzo scorso, dopo aver diretto la squadra nelle ultime tre stagioni. «Sheldon Keefe (il nuovo coach, ndr) è uno che parla molto, ci aiuta e se qualcosa non va ce lo dice subito, mostrandoci cosa dobbiamo fare per migliorare. Credo che la differenza più grande tra lui e Ruff sia sul piano della comunicazione. Un allenatore deve fare il suo mestiere, deve prepararci per le partite, deve alzare un po’ la voce: ma non lo fa per sgridarci, in realtà ci sta solo aiutando, mostrandoci cosa dobbiamo fare per migliorare».

Un nuovo modo di fare e un nuovo tipo di gioco, basato su una veloce transizione e nuove dinamiche in attacco, per dare maggiore spettacolo. Il risultato di tutto ciò lo scopriremo fra qualche mese, ma se i Devils quest’anno riusciranno ad andare lontano oppure no, molto dipenderà anche dall’apporto di Jonas Siegenthaler, Timo Meier e Nico Hischier.

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