La quarta zampata dei Leoni di Geoff Ward fatale al Friborgo, spazzato via in cinque mosse dalla semifinale. I vodesi non erano mai arrivati tanto in alto
Prima le lacrime di Reto Suri, che saluta il pubblico di Zugo e il pianeta hockey dopo la mesta uscita di scena in quattro partite contro lo Zurigo. Ora, invece, è il momento del triste congedo di un Andrei Bykov che è stato tutto tranne il giocatore meno in evidenza nel suo Friborgo in questi playoff (anzi!), al termine di un’altrettanto amara gara 5 dell’altra semifinale, quella fra il Gottéron di Dubé e il Losanna di un Geoff Ward che può senz’altro dirsi soddisfatto di come la sua squadra abbia fin qui saputo rispondere a ogni tipo di sollecitazione.
Alla Bcf Arena, il Friborgo – quello vero, cioè quello che aveva fatto ammattire un po’ tutti durante l’intera regular season – dura sì e no lo spazio di pochi minuti. Un brutto quarto d’ora da cui i vodesi riusciranno a riprendersi senza doversi neppure affannare. Infatti, a quelli vestiti di nero non bastano né il primo punto in questi playoff di un Julien Sprunger che non è più quello d’un tempo, né il fatto – ed è un’assoluta novità in questa semifinale – che per una volta il Friborgo riesca a segnare per primo, già nel corso del terzo minuto.
Più passa il tempo, in effetti, più il Losanna cresce in intensità, e dopo aver scaldato i motori rivolta la partita in men che non si dica: dopo una clamorosa traversa (di Sekac) al dodicesimo secondo del periodo centrale, gli ospiti si rimettono in carreggiata grazie alla staffilata di Pilut al 21’34”, apparentemente corretta in porta dalla coscia di Suomela – a volte ci vuole anche fortuna, ma non la danno gratis –, e poi mettono la freccia appena dopo metà partita (al 30’13”), con Fuchs ma soprattutto Riat che beneficiano di un po’ troppo spazio in entrata di terzo offensivo. Il Friborgo accusa il colpo, il Losanna preme a tutta pista e in avvio di terzo tempo assesta il gancio del kappaò, sfruttando i due minuti inflitti a DiDomenico sul finire del periodo di mezzo per una bastonata a Jäger e pure una delle (rare) sviste di Reto Berra, che si lascia sfuggire sotto il braccio l’astuto backhand del solito Sekac, quando mancano due miseri secondi al rientro del canadese, che quando rimette piede in pista più che parlare ringhia.
Chi crede che a quel punto sia finita, a conti fatti non sbaglia. Pur se il Friborgo resterà aggrappato al match grazie a una seconda rete, a firma Sörensen, al 48’16” (pure in quel caso in powerplay), la reazione dei padroni all’inizio è sì veemente, ma a poco a poco si spegne. A dimostrazione, forse, che Wallmark e compagni hanno pure meno benzina rispetto a un Losanna gasato, che pattina con energia e disciplina approfittando del lavoro dei suoi uomini migliori, in particolare del rendimento degli stranieri.
Ma l’hockey dei playoff non vive di sole reti: servono i muscoli, la potenza, il coraggio e la solidarietà. Tutti ingredienti che, senz’altro, non fanno difetto a un Losanna che arriva in finale con l’entusiasmo alle stelle. Del resto, i Leoni del Lemano in tutta la loro più che centenaria storia non erano mai arrivati tanto in alto. Tuttavia, basterà per mettere in difficoltà uno Zurigo aggrappato alla sua nuvola da quando sono iniziati i playoff, e reduce da due turni senza macchia contro due squadre come Bienne e Zugo che, però, sono zeppe più di artisti che di armadi sui pattini? Lo scopriremo a partire da martedì 16 aprile.