La Nazionale si prepara al debutto a Zurigo, dove il ticinese d’origine ha un’occasione da sfruttare. ‘Se fai bene le piccole cose, le chance arrivano’
Il suo nome tradisce le sue chiare origini ticinesi. Lui, però, quello che sa del Ticino lo deve sostanzialmente a suo padre, quel Nicola Biasca che è uno dei chirurghi ortopedici più affermati del Paese e che opera in quel di Lucerna, pur restando tuttavia attivo nello staff medico dell’Ambrì Piotta. Ciò che, tra l’altro, è stato all’origine di una situazione piuttosto buffa lo scorso 22 settembre, nella sera del suo debutto assoluto di suo figlio Attilio nel massimo campionato svizzero: fresco di ritorno da Halifax, in Canada, dov’era stato nelle ultime tre stagioni, il ventenne attaccante formatosi nello Zugo giocò la sua primissima partita proprio sul ghiaccio della Gottardo Arena, segnando anche il gol decisivo proprio sotto gli occhi di suo padre, che in quel preciso istante si trovava in qualità di medico sulla panchina dell’Ambrì. «E faceva anche finta di volermene» racconta, divertito, Attilio Biasca, che da quel giorno ha totalizzato ventitré partite con la maglia degli svizzerocentrali, condite da dieci punti, che hanno attirato su di lui persino l’attenzione di Patrick Fischer, dopo le rinunce per malattia dei vari Marco Lehmann, Sven Senteler e Dario Simion, e gli infortuni capitati a Théo Rochette, Tino Kessler e Marco Miranda. «Non scorderò mai quel momento» dice Attilio Biasca, ricordando il preciso istante in cui, mentre era in compagnia della sua ragazza, sentì il telefono vibrare e dopo aver risposto, nonostante quel numero fosse a lui sconosciuto, s'accorse che all’altro capo del telefono c’era nientemeno che Patrick Fischer.
Quella telefonata, però, Attilio Biasca se l’è guadagnata grazie a ciò che ha saputo fare sul ghiaccio nelle ultime settimane, soprattutto. Dove, reduce da nove partite consecutive in linea con il tedesco Marc Michaelis e con lo statunitense Brian O’Neill è andato in rete ben quattro volte nelle ultime sei partite. «Giocare con loro due è un qualcosa di incredibile» aggiunge Attilio Biasca, la cui esperienza nei due anni e mezzo trascorsi in Nordamerica gli ha indubbiamente permesso di maturare anche sul piano del gioco: «Ora so esattamente dove devo essere, e quando».
I frutti del suo potenziale Attilio Biasca li sta raccogliendo proprio in queste settimane, dopo essere riuscito a riabituarsi in fretta alla larghezza delle piste europee. I suoi progressi, però, non sono frutto del caso: il ventenne zugano è un ragazzo che ha voglia di imparare e non teme gli straordinari, e dopo ogni partita analizza nel dettaglio ogni suo intervento, al fine di crescere ancora, convinto del fatto che il suo potenziale di miglioramento è grande, in particolare riguardo al gioco difensivo. «Mi faccio un sacco di domande: meglio chiedersi le cose una volta di troppo, piuttosto che non farlo a sufficienza. E al tempo stesso so che non esistono domande stupide. So che se faccio correttamente le piccole cose, le occasioni che aspetto arriveranno». Una di queste, appunto, è quella che gli è stata offerta dallo staff rossocrociato per il quadrangolare zurighese valido per l’Euro Hockey Tour.
Tutta quella fiducia in sé stesso, Attilio Biasca la deve anche alla sua esperienza nelle Minors canadesi, dove molti giocatori si reputano migliori di quello che in realtà sono e devi mostrare i muscoli per non farti schiacciare dal loro ego: è in un simile contesto che il ticinese d’origine ha saputo farsi valere, diventando il capitano degli Halifax Mooseheads nella scorsa stagione, trascinandoli sino in finale nella Québec Major Junior Hockey League dall’alto dei suoi 29 gol e 40 assist in 78 partite.
Con quei numeri, Attilio Biasca s’aspettava che prima o poi arrivasse il suo momento in National Hockey League. Invece, nonostante avesse avuto contatti con alcune franchigie, la tanto attesa chiamata non è mai arrivata. «È stato davvero deludente – ammette –. Adesso sta a me dimostrare che non dandomi almeno una chance le trentadue franchigie Nhl hanno commesso un errore».
Anche se, perlomeno, i St. Louis Blues gli avevano offerto la possibilità di partecipare al ‘rookie camp’ che si è svolto a inizio settembre, al termine del quale Biasca ha poi fatto ritorno in Svizzera. «È vero, non sono potuto scendere in pista quando c’erano le vere star, ma è stato comunque qualcosa di arricchente – conclude –. Infatti ho potuto osservare come analizzano i dettagli, e come si comportano quando i giocatori sono impegnati nei duelli sul ghiaccio».
Per Biasca il processo di maturazione in fondo è soltanto agli inizi, e pensando alla Nazionale sa bene che, a differenza di altri giocatori con cui dividerà lo spogliatoio nei prossimi giorni alla Swiss Life Arena, il suo destino in rossocrociato – almeno nell’immediato futuro – se lo giocherà proprio in quelle tre partite amichevoli contro Svezia, Finlandia e Repubblica Ceca. Pur se lo stesso ‘Fischi’ riconosce le potenzialità dell’attaccante dello Zugo, dicendosi certo che abbia i mezzi per arrivare a disputare un Campionato del mondo nelle stagioni a venire. «Attilio è cresciuto moltissimo come giocatore – dice di lui il selezionatore Patrick Fischer –. È veloce, è forte fisicamente, quand’è in pista non ha paura di andare nelle zone pericolose e, non da ultimo, ha un buon QI hockeistico».