L'Ambrì s'interroga dopo la perdita dell'attaccante bernese, volato a St. Louis. ‘Stiamo cercando un centro straniero, a prescindere dalla sua partenza’
Qualche ora dopo la ferita ancora sanguina, ma prima o poi cicatrizzerà. Anche perché, in cuor suo, pur senza averne conferma ufficiale fino a lunedì, il direttore sportivo dell’Ambrì sapeva che André Heim avrebbe potuto lasciarsi tentare dal Missouri, nonostante il contratto fino al 2025. «Diciamo che non sono atterrato sulla schiena dopo essere volato dall’ultimo piano», spiega Paolo Duca.
Infatti, da tempo, e da più parti, si rincorrevano le voci che il venticinquenne centro bernese dell’Ambrì, tagliato all’ultimo da Patrick Fischer sulla strada che porta ai Mondiali di Riga, fosse nel mirino dei St. Louis Blues. Va però detto che dopo l’intervista rilasciata alcuni giorni fa dal suo agente, Gaëtan Voisard, secondo cui dopo il brillante avvio di Heim in campionato, l’interesse nei suoi confronti sarebbe scemato nella seconda parte della stagione, qualche speranza che l’attaccante potesse restare in Leventina sembrava esserci. «Quello dovreste chiederlo a Voisard, non a me – continua Duca –. Io non ho più seguito le trattative: sono cose che vengono fatte fra il suo agente e la franchigia, ma la sostanza è che, nel caso in cui un giocatore abbia ancora un contratto in corso, i club della National Hockey League non possono concludere accordi prima che la sua stagione in Europa sia finita. Finita s'intende sia a livello di club, sia a livello d'impegni con la Nazionale. Prima di allora le franchigie Nhl possono soltanto avanzare delle proposte e discuterle, ma non arrivare a una firma. Poi, però, quando arriva il momento, bisogna dire che fanno davvero in fretta: ‘sì ti prendiamo, metti la firma qui’. Ma quando l’agente e il giocatore ce l’hanno comunicato non posso dire di esserne rimasto sorpreso: diciamo che la vedevo un po’ arrivare».
Il fatto è che così, di punto in bianco, a metà maggio perdete il vostro centro numero uno. Almeno a livello di giocatori svizzeri.
Ma un attaccante come lui non saremmo riusciti a sostituirlo neppure se avessimo saputo già a novembre che se ne sarebbe andato. Per noi è semplicemente impensabile pensare di rimpiazzare un giocatore che abbiamo portato ad Ambrì pescandolo in un club (il Berna, ndr) in cui giocava poco e non aveva un ruolo, e che nel giro di due anni abbiamo portato fino in Nazionale: sostituirlo oggi con un giocatore di pari livello sarebbe irrealistico. Lo stesso vale per quando se n’era andato Michael Fora: a quel punto puoi soltanto metterti a costruire un altro giocatore. D’altra parte, però, bisogna dire che a medio-lungo termine quest’operazione è una buona pubblicità per l’Ambrì, perché significa che ciò che predichiamo a livello di strategia funziona anche nella pratica: la nostra speranza è che il prossimo André Heim che non riuscirà a trovare spazio in una grande squadra decida di venire in Leventina con l’obiettivo e il sogno di fare un passo avanti deciso nella sua carriera. Ed è quello che ci permetterà di portare ad Ambrì giocatori di quel calibro: perché noi, in questi due anni abbiamo a nostra volta approfittato dell’entusiasmo, dell’impegno e della qualità di un André Heim, e l’abbiamo fatto a prezzi ragionevoli.
Tuttavia, ora che lui se n’è andato è venuto a crearsi un altro buco in un ruolo, quello di centro, che vi ha già posto non pochi problemi negli ultimi mesi.
Stiamo ancora cercando un centro straniero, questo a prescindere dalla partenza di Heim. Tuttavia, sapendo che c’era quest’eventualità abbiamo aggiunto altri due centri, ovvero Manix Landry, il figlio di Eric, coach dei Ticino Rockets, ventenne in arrivo dalla Quebec Major Junior Hockey League che ha già un certo livello e che durante l’estate s’era già allenato da noi, e un altro ragazzo che pure conosciamo bene, quel Tommaso De Luca reduce da un’ottima stagione in Western Hockey League. Noi confidiamo che entrambi possano fare un passo avanti deciso, e veloce, per colmare questo vuoto che è venuto a crearsi con la partenza di Heim, e io ne sono convinto.
Del resto, lo stesso Heim quand’era arrivato in Leventina non era il centro che oggi un po’ tutti vorrebbero.
È sempre stato così: quando si presenta un giovane o un giocatore che arriva dalla B con un nome sconosciuto il tifoso pensa: ‘ma chi è questo? Sono andati a prendere uno che là non gioca?’. Invece, adesso un André Heim o uno Yanik Burren (che ha firmato per il Bienne, ndr) se ne vanno godendo di considerazione non solo da parte del nostro pubblico ma pure di quello di tutta la Svizzera. E questo è un po’ quello che vendiamo, ed è anche il nostro obiettivo, pur se è innegabile che fa male quando un giocatore del genere se ne va, perché perdi un trascinatore che ha un ruolo importante e che verrà a mancare. E che nel medio termine sarà impossibile da rimpiazzare precisamente.
Detto della questione centro straniero, sul mercato la strategia complessiva qual è?
Abbiamo già cinque stranieri sotto contratto, manca un attaccante. Siamo sempre molto vigili, ma soprattutto reattivi nel cogliere le occasioni che si presenteranno sul mercato. Ma è inutile parlarne, anche riguardo alla tempistica, a cui io non ho mai accennato: da sempre sono molto prudente, perché l’esperienza mi insegna che nello sport le cose cambiano molto in fretta, e adesso potrei dire una cosa che soltanto dieci minuti dopo sarebbe superata. Prima di premere il grilletto devi aspettare che tutto è allineato: devi avere la sensazione che il giocatore è quello che stai cercando, che il prezzo sia quello giusto, che la sua situazione famigliare sia quella giusta, e così via. Ci sono sul serio tanti fattori che entrano in linea di conto, e l’obiettivo dev’essere quello di mettere assieme un puzzle che abbia un senso.