Dopo cinque anni nelle giovanili dell’Ambrì e il debutto in National League (‘sotto la curva un sogno’), Tommaso De Luca tenta l’avventura nordamericana
Da Aosta ad Ambrì e quindi dalla Leventina a Spokane, città di circa 200 mila abitanti negli Stati Uniti, nello stato di Washington per la precisione (a circa quattro ore di auto verso est da Seattle). È il percorso della giovane promessa dell’hockey italiano Tommaso De Luca, centro classe 2004 di 182 cm per 78 kg, che nell’ultima stagione con gli U20 biancoblù ha ottenuto 47 punti in 50 partite, debuttando pure in National League, lo scorso primo marzo contro il Ginevra. Una serata che De Luca ricorda molto bene: «È stato molto bello ed emozionante, il giorno prima mi è stato comunicato che probabilmente avrei potuto giocare quella partita, essere davanti alla curva dell’Ambrì era come un sogno».
Una degna conclusione delle cinque stagioni trascorse in Leventina: «Sono state molto belle, ho fatto buona parte delle giovanili nell’Ambrì-Piotta, una buona organizzazione, che punta molto sui giovani, mi sono trovato molto bene».
Poi è arrivata la chiamata dei Chiefs, franchigia di Whl, che hanno scelto De Luca in tredicesima posizione nell’Import Draft, con cui si è immediatamente accordato per il campionato 2022-23: «Sono stati dei giorni molto stressanti e impegnativi, in quanto abbiamo dovuto metterci d’accordo con l’Ambrì, con Spokane e con gli agenti, ma è andato tutto liscio. Ho deciso di partire da Ambrì perché mi è parsa una grandissima opportunità, sia come giocatore di hockey –, in quanto mi permette di puntare al sogno dell’Nhl –, sia come persona».
A Spokane, tra il 2013 e il 2016, ha militato anche Dominic Zwerger; ti ha anticipato qualcosa? «Abbiamo parlato un po’ in generale, mi ha raccontato che è un’ottima organizzazione, con un bel tifo, la città pure è molto bella, per cui mi ha ulteriormente rassicurato».
La Whl compone con l’Ohl e la Qmjhl, la Chl, lega juniori canadese (con, appunto, alcune aggiunte statunitensi), di enorme blasone e medesimo impegno, con le 68 partite di regular season in programma… «È una lega molto fisica, per cui dovrò migliorare quell’aspetto, oltre al gioco difensivo, visto che le mie qualità sono piuttosto in fase offensiva dove posso segnare e fare buoni passaggi. Spero che vada tutto bene e che il prossimo anno arriverò ad essere selezionato al Draft dell’Nhl. Sono dei campionati molto impegnativi, si passa tanto tempo in allenamento, ci sono da due a quattro partite alla settimana e i viaggi in pullman possono durare fino a venti ore, quindi non avrò molto tempo. Nel tempo libero però voglio visitare la città, conoscere nuove persone, in modo che Spokane diventi un po’ casa mia».
Anche la preparazione dev’essere pertanto all’altezza della sfida: «Attualmente mi sto allenando con la prima squadra dell’Ambrì, verso fine agosto attraverserò l’oceano, per iniziare lì il campo d’allenamento, mentre a fine settembre inizierà il campionato».
Per un ragazzo di diciassette anni, cambiare continente significa anche dover adattare la propria formazione: «Ho iniziato la Scuola per sportivi d’élite a Tenero, ma per vari motivi sarebbe stato difficile proseguirla dall’America, per cui ho deciso di iniziare una scuola negli Stati Uniti, che però non ho ancora scelto».
C’è anche una piccola curiosità: per la prima volta sono stati due gli italiani scelti al Chl Import Draft, con Tommy Purdeller pure lui selezionato, in diciassettesima posizione, dai Peterborough Petes dell’Ohl, un buon segnale per il futuro dell’hockey azzurro, di cui De Luca è una delle promesse più luminose (anche se in passato il portiere Harald Golser era stato scelto in settima posizione assoluta, nel lontano 1994 dai Victoriaville Tigres, senza tuttavia mai giocarci). «So di essere il primo italiano a essere stato scelto da Spokane (l’altro italiano che ha vestito la maglia rossoblù, Anthony Bardaro è cresciuto in Nordamerica, ndr), mentre non sapevo che per la prima volta siamo stati scelti in due. Non cerco di essere definito il ragazzo italiano più talentuoso, perché in Italia ce ne sono molti altri bravi della mia età. Dell’hockey italiano non seguo tanto, essendo partito ormai sei anni fa, ma so che ci sono dei buoni giocatori e delle buone leghe in cui formarsi».
Tra quattro anni tra l’altro l’Italia ospiterà i Giochi Olimpici invernali, vent’anni dopo l’ultima volta. Indubbiamente una prospettiva attraente per i giovani giocatori, che però tendono spesso a emigrare, con De Luca che, per esempio, ne ha pure approfittato per ottenere la licenza elvetica: «Per le Olimpiadi di Milano e Cortina per ora non si sa nulla, sono ancora un po’ in là. È però molto più difficile iniziare come professionista in Italia, piuttosto che in Austria o in Svizzera, anche perché come stranieri è molto più difficile essere scelti, mentre con la licenza svizzera il percorso di noi giovani è tutto più tranquillo, ma sicuramente non facile. Sono dunque felice che la possibilità di ottenere la licenza sia rimasta. In Italia ci sono comunque buone leghe come l’Ice Hockey League (l’ex Ebel), in cui militano il Bolzano, l’Asiago e il Val Pusteria, o l’Alps Hockey League».
Un altro esempio di italiano con licenza svizzera è Diego Kostner, con cui De Luca ha condiviso lo spogliatoio alla Gottardo Arena: «Anche lui è centro come me, quindi guardo molto come si muove sul ghiaccio e fuori, l’ho preso un po’ come riferimento».
De Luca è comunque rimasto giustamente legato alle sue terre d’origine: «In Val d’Aosta ci vado spesso a salutare parenti, ho molti amici là ed è casa mia», ciò che non gli impedisce tuttavia di immaginare un ritorno in Svizzera: «Se il prossimo anno non dovessi essere scelto in Nhl o negli anni futuri penso di rientrare in Svizzera, sto discutendo in questi giorni con l’Ambrì per un eventuale ritorno».