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‘Volevo vincere qualcosa in carriera e ce l’ho fatta’

Matteo Nodari è riuscito a centrare la promozione con il Kloten: ‘Non potevo trovare un posto migliore’

26 aprile 2022
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Quattro anni dopo la relegazione, il Kloten è riuscito a risalire in National League, grazie anche al contributo del difensore ticinese Matteo Nodari. L’ex Lugano ha raggiunto gli aviatori a stagione in corso, dando una mano con tre punti in nove partite di regular season e altri sei in quindici partite di playoff. Playoff che il Kloten ha affrontato da grande favorito e che ha saputo vincere, eliminando rispettivamente Gck Lions ai quarti (in quattro partite), il Turgovia in semifinale (in sei partite) e l’Olten in finale, in sole cinque partite. Un ultimo atto più agevole del previsto? «Facile direi di no – commenta Nodari –, ma a mio parere è stata più difficile la semifinale contro il Turgovia, che è una squadra che distruggeva il nostro gioco, mentre l’Olten è una squadra con un gioco simile al nostro. Noi però l’abbiamo applicato meglio. Da questo punto di vista trovo che non sia stata più facile, ma diversa sì».

Nodari non è l’unico giocatore arrivato a Kloten a stagione in corso: «Penso che Patrik Bärtschi (ds del Kloten, ndr) abbia fatto un ottimo lavoro, prendendo giocatori come Michael Loosli e in licenza B Tim Wolf, che ci ha dato una gran mano», e pure per l’anno prossimo la squadra è già costruita, tranne che per il pacchetto degli stranieri e la coppia di portieri. Lo stesso Nodari ha ancora un anno più opzione di contratto: «Abbiamo un gruppo molto solido di svizzeri, che si è dimostrato ottimo in Swiss League, bisognerà vedere in National League visto che sarà un altro ritmo, però possiamo fare bene. A fare la differenza sarà poi il mentale. Trovo che abbiamo una buona base e ciò non può che farci bene. Chiaro che sarà difficile anche per noi, come lo è stato per Rapperswil e Ajoie, non ci sarà regalato nulla, ci aspetta una stagione difficile, ma adesso come adesso non ho nessuna aspettativa. Dobbiamo solo pensare a salvare il posto nella massima lega, poi vedremo come andrà il campionato. Riguardo a un ulteriore prosieguo della carriera è ancora presto per dirlo, adesso mi faccio questi due anni, poi vedremo come andrà, una parte importante sarà la famiglia. Però non mi focalizzo troppo sul futuro».

La scelta di accasarsi nella città del Canton Zurigo si è rivelata pagante… «Quando sono partito da Lugano avevo delle incertezze, ho sempre pensato che potevamo salire, ma fino al momento in cui non vinci il campionato nulla è regalato. Ho voluto prendermi un rischio ed è andata bene, volevo vincere qualcosa in carriera e ce l’ho fatta. È una cosa che non dimenticherò mai, anche se magari non è la stessa cosa che vincere il titolo del massimo campionato, ma è qualcosa di molto importante. Qui mi trovo benissimo, la famiglia abita in Ticino e io scendo due o tre volte alla settimana, con il treno sono due orette e mezza. Per ora funziona, poi vedremo come sarà in futuro, visto che stiamo aspettando il quarto figlio. Anche in spogliatoio l’atmosfera è bellissima, per cui non potevo assolutamente trovare un posto migliore. Oltretutto Kloten è conosciuto per essere un posto a cui piace l’hockey e che lo segue, per cui da quel punto di vista non ho mai avuto dubbi».


‘Sono contento di tutte le scelte fatte’

D’altro canto un pezzetto di cuore è rimasto a Lugano: «Io non ho rimorsi, sono contento di essere tornato a Lugano, perché avevo il sogno nel cassetto di vincere un campionato e volevo provarci con la mia squadra del cuore. Poi ho avuto l’opportunità di passare a una squadra che aveva la possibilità di vincere il titolo di Swiss League e l’ho colta al volo. A Lugano non pensavo che le cose sarebbero andate così, ma fa parte della vita di uno sportivo, bisogna accettarlo e andare avanti. Quindi sono molto contento delle scelte che ho fatto, sia di tornare a Lugano, sia ora di andare a Kloten. Ho guardato i pre playoff con il Ginevra, nei quali trovo che il Lugano abbia giocato molto bene, mentre con lo Zugo non è che abbia giocato male, ma non si può negare che gli avversari avessero qualcosa in più. Forse avevano un po’ più di classe ed esperienza e, sebbene diverse partite fossero equilibrate, alla fine ha vinto la squadra più forte».

Zugo che adesso si trova invece in una situazione molto delicata, sotto nella finale con lo Zurigo per 3-1. Ce la farà a girare la serie? «Sinceramente penso che lo Zugo riesca ancora a vincere al massimo due partite, ma non tre, diciamo che punto piuttosto sullo Zurigo, anche se c’è ancora una piccola percentuale di possibilità per lo Zugo».