La stagione del Rapperswil si è conclusa e il difensore confida il dramma vissuto nelle ultime due settimane, ovvero la morte di babbo Blagoje
È finita nei quarti di finale la splendida avventura di Igor Jelovac e del suo Rapperswil. «Ovviamente c’è delusione, avevamo le carte in mano per passare il turno, ma tutto ci è passato sotto il naso. Penso che gara 5 sia stata la chiave di questa serie, lì negli ultimi minuti della contesa, è cambiato il momentum e ci ha fatto malissimo. Bisogna però anche fare i complimenti al Davos, sorretto da un grande Aeschlimann in porta». Un’eliminazione che non cancella l’ottimo percorso dei sangallesi, coronato dalla qualificazione alla Champions Hockey League. «Nessuno ci aveva pronosticato nei primi quattro di regular season, è stata una stagione fantastica, abbiamo lavorato duro. Il nostro staff tecnico è stato incredibile, il club dà fiducia a ogni singolo elemento, forma i giovani e crede a fondo in ognuno di noi. È davvero una bella famiglia quella del Rapperswil».
In questi due anni con i Lakers, Jelovac ha raggiunto una semifinale e appunto un quarto di finale, risultati esaltanti, intanto il difensore è progredito molto, un po’ come il club. «È vero, ero reduce da qualche stagione complicata ad Ambrì, d’altronde avevo deciso di lasciare la Leventina proprio per cercare di migliorare, fare un passo avanti, e credo di esserci riuscito. Il direttore sportivo Janick Steinmann ha sempre creduto in me, i due allenatori, Jeff Tomlinson l’anno scorso e Stefan Hedlund quest’anno, mi hanno dato tanta responsabilità».
Il Tour de Suisse del 27enne termina qui, ora ci sarà il ritorno a casa. «Non è stato ufficializzato il mio passaggio al Losanna, ma ormai è un segreto di Pulcinella, dalla prossima stagione giocherò nell’Lhc. Ho lasciato casa mia a 14 anni, ho conosciuto nuove culture, persone gentilissime e nuove lingue, sono state tutte magnifiche esperienze. A Losanna ho effettuato le mie giovanili, è un luogo speciale per me. Desideravo tornare vicino a casa, vedere maggiormente la mia famiglia, i miei cari. Purtroppo il destino ha voluto che mio papà venisse a mancare il 21 marzo scorso, immediatamente prima dell’inizio dei playoff».
E proprio per onorare la figura di babbo Blagoje, vero fanatico di hockey per tutta la vita e attivissimo in questo ambito svolgendo varie mansioni nel Villars, Jelovac ha deciso di scendere in pista e di non prendersi nessuna pausa. «È un argomento molto emotivo per il sottoscritto, è difficile esprimersi, ma lo voglio fare. La malattia di Papà è affiorata quando io giocavo ad Ambrì, fu ricoverato per la prima volta all’ospedale di Losanna in cure intensive. Telefonai a Duca e Cereda informandoli dell’accaduto e mi recai a trovarlo convinto di restare al suo fianco almeno per una settimana, pensavo ne avesse bisogno. Quando entrai nella sua camera mi sbatté praticamente fuori dalla stanza dicendomi che tra due giorni avrei avuto una partita, era così fiero di me e avrebbe voluto vedermi in televisione. Era malato appunto da anni, ma è stato comunque uno choc, non pensavamo ci lasciasse così presto, la sua dipartita non era attesa nell’immediato. Discutendo con la mamma e i miei fratelli, siamo arrivati alla conclusione che scendere in pista era la cosa giusta per rendergli omaggio, lui avrebbe voluto così e spero che dall’alto sia fiero di me, io credo proprio di sì».
Tantissimi i gesti di affetto ricevuti, in particolare commovente quello dei suoi compagni e del suo staff. «Tutti i giocatori hanno portato le iniziali di mio papà sul casco, mentre gli allenatori le hanno cucite sulla giacca. I tifosi del Rapperswil hanno scritto un bellissimo striscione, è stato un momento pieno di emozioni, ho ricevuto tante lettere, Steinmann è addirittura venuto al funerale, dall’altra parte della Svizzera. Sono dei gesti toccanti, non me li sarei mai aspettati, questa società rimarrà per sempre nel cuore e nella memoria mia e di tutti i miei familiari. Nello sport ci sono vittorie esaltanti, sconfitte brucianti, tutte cose che provocano emozioni, ma non sono nulla in confronto alle sensazioni umane provate in questi ultimi giorni».