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Il Ticino e la voglia di primavera, con qualche sorpresa

Ambrì e Lugano si preparano a scoprire i preplayoff, moda temporanea destinata a durare. Perché avvince, e la suspense viene prima di tutto

Ginevra e Losanna favoriti? Già, ma basta sbagliare una mossa e si è subito fuori
(Keystone)
16 marzo 2022
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C’è voglia di primavera. Dell’hockey di primavera, beninteso. Ma bisogna guadagnarselo. E non sarà per nulla facile, vedendo il programma che attende Lugano e Ambrì tra dopodomani e il martedì successivo. Con il Ticino che improvvisamente scopre i preplayoff, specie di anticamera alla postseason – in effetti, checché se ne dica a quella non ci siamo ancora – in cui si assegnano gli ultimi due posti per la fase decisiva di una stagione che, lo dicono i numeri, avrà sì perso per strada qualche spettatore (del resto, ci vorrà tempo affinché svanisca del tutto l’onda lunga della pandemia), ma lo stesso non si può dire dell’interesse. La prova tangibile è ciò che è capitato lunedì sera in una Gottardo Arena che non stava nella pelle, con quell’improbabile sorpasso in extremis su un Berna a cui servirà tempo per rimettersi da una simile sberla. Non senza conseguenze, forse. Ma non è soltanto la clamorosa impresa biancoblù a dimostrare che il prodotto hockey alle nostre latitudini è un qualcosa di quantomeno appassionante. Del resto, se dopo 52 giornate di regular season, in una classifica pur basata sulla media di punti a partita – sempre per colpa della pandemia – il Bienne (sesto) e il Losanna (settimo, nonché primo degli esclusi) si ritrovano entrambi a quota 87 punti totali, o se preferite 1,706 in media a serata, qualcosa vorrà pur dire.

Si obietterà che nel caso in cui Seeländer e vodesi avessero disputato la partita che restava loro da giocare (infatti, tra le sfide cancellate dal Covid e che mai verranno recuperate, ci sono Bienne-Friborgo, Losanna-Langnau, Friborgo-Davos e Langnau-Ajoie) a questo punto magari la situazione sarebbe diversa. È vero, ipotizzando il probabile successo della squadra di Fust sulle derelitte Tigri dell’Emmental, si potrebbe benissimo immaginare che nel caso in cui effettivamente quel match fosse stato recuperato il Losanna avrebbe potuto persino ritrovarsi quinto, scavalcando pure il Davos. Ma a parte il fatto che nel caso in cui a loro volta Bienne e Davos avessero giocato le rispettive partite da recuperare, di fronte si sarebbero ritrovati un Friborgo reduce da sette sconfitte nelle ultime otto uscite, e quindi nessuno può dire che avrebbero certamente perso, ma anche in quel caso la sostanza del discorso non sarebbe cambiata: la questione playoff o preplayoff sarebbe rimasto in bilico fino all’ultimo comunque, indipendentemente da chi ce l’avrebbe fatta e chi no. È questa la prova che in questa Lega non c’è nulla di scontato, così come che la formula funziona.

Quanto alla polemica divampata al riguardo delle quattro partite mai recuperate per questioni di calendario, in una stagione già annacquata di suo per effetto dei Giochi oltre che dei virus, a far propendere per la cancellazione è stata l’impossibilità di reperire all’ultimo qualcuno che potesse produrre quelle partite in diretta tv. Al contrario di ciò che si potrebbe credere, sullo sfondo non c’è una questione economica (a quella, semmai, si sono attaccate le società coinvolte, lamentendosi per i mancati incassi a livello di biglietti, ristorazione e quant’altro): la verità è che senza televisione non ci sono telecamere, eccezion fatta per quelle dietro la porta, quindi non ci sono immagini di nessun tipo. Ciò che, ad esempio, renderebbe impossibile al Player safety officer portare avanti l’accusa per qualche fallo sfuggito in pista ai più, né al giudice unico di pronunciarsi per eventuali sanzioni, in partite che potrebbero svolgersi in perfetto stile Far West senza che nessuno abbia nulla da ridire. Senza sconfinare in iperboli, è sufficiente pensare a cosa capiterebbe nel caso in cui uno dei due allenatori volesse fare ricorso al coach challenge ma sa bene di non poterlo fare. Poi si potrà ironizzare sul fatto che a volte il coach challenge non serva a un bel niente, siccome non si è mai davvero voluto investire fino in fondo sulla tecnologia più appropriata. Un ottimo esempio di ciò lo si è avuto una decina di giorni fa in Losanna-Lugano, dove non soltanto non si riusciva a intuire se ci fosse offside oppure no, ma dalle immagini tivù semplicemente non si riusciva neppure a capire dove si trovasse effettivamente il disco.

Tornando ai preplayoff, pare difficile a questo punto che i club decidano di privarsi in futuro di una formula che sta dimostrando di essere efficace per alimentare la suspense. Introdotti l’anno scorso proprio a causa della pandemia, onde evitare che, spariti i playout data l’assenza di retrocessione, le squadre staccate dalla lotta per l’ottavo posto fossero costrette a vivere un epilogo di stagione nella noia più totale, i preplayoff hanno dimostrato di tener accesa fino all’ultimo una regular season per sua natura interminabile, e che invece vive le sue ultime ore in maniera avvincente. Insomma, stiamo parlando di un artificio studiato per tenere in vita squadre che altrimenti sarebbero tagliate fuori (il Lugano, infatti, lamenta pur sempre dodici punti di ritardo dall’ottavo posto, l’Ambrì invece ventidue) e una potente arma di seduzione, con cui, però, ci si può anche far male. Ne sa qualcosa il Bienne di Antti Törmänen, che l’anno scorso rimase escluso per un soffio dalla zona playoff (1,625 punti a partita contro i 1,680 del Servette, ottavo) e in due serate si fece buttar fuori dal Rapperswil, il decimo della classe che in tutta la regular season aveva racimolato poco più di un punto a partita (1,120, per la precisione). Per questo che i preplayoff piacciono più a chi sta sotto che a chi sta sopra, perché perdere la prima sfida in casa in un best of 3 equivale a trovarsi subito con le spalle al muro con un’unica colpa, quella di aver sbagliato una partita. E guardando a venerdì sera, a gara 1 dei duelli di Losanna e Ginevra, con tutta la gran voglia di arrivare a primavera è proprio ciò che l’intero Ticino si augura possa accadere.