Il 29enne difensore dei sangallesi si appresta ad affrontare il suo ‘derby’ contro l’Ambrì Piotta
Fabian Maier fa parte dell’inventario in quel di Rapperswil. Il difensore rappresenta, assieme a Profico e Nyffeler, lo zoccolo duro dei sangallesi. «Sono ormai alla sesta stagione con la maglia dei Lakers, mi sento molto bene qui e abbiamo raggiunto tanti traguardi – racconta il 29enne, che con la sua squadra domani sarà di scena allo Stadio Multifunzionale –. Siamo una grande famiglia, l’ambiente all’interno della squadra e il rapporto con i tifosi sono ottimali. Il mio ruolo in squadra è in sostanza quello di essere un terzino prettamente difensivo e cerco di aiutare il team in questo senso».
A Rapperswil, da anni ha come compagno di squadra un fuoriclasse come Cervenka che, nonostante l’età che avanza, rimane uno dei pezzi da novanta del nostro campionato. «Affrontarlo in allenamento è una vera sfida: è imprevedibile, dotato di grande tecnica e pieno di trucchetti. Visto da fuori, come persona può sembrare freddo e timido, ma vi assicuro che non è così. È molto simpatico e con lui ci si può divertire molto». Il tuo futuro a medio/lungo termine: «Francamente non ho ancora progetti a lunga gittata: a quasi trenta anni sto entrando nell’età migliore per un giocatore di hockey, quindi la mia intenzione è di giocare ancora per qualche anno. In seguito deciderò sul da farsi. Sicuramente mi piacerebbe restare nel mondo del disco sul ghiaccio, ma, appunto, questa è musica del futuro, ho ancora tempo per rifletterci sopra».
L’estate ha portato con sé un grande cambiamento a Rapperswil, alla voce allenatore, con Jeff Tomlinson che al termine della passata stagione ha ceduto il testimone a Stefan Hedlund. «Con Jeff abbiamo vissuto cinque bellissimi anni. Ho imparato molto, ed è grazie a lui se in questi anni sono progredito. Penso però che un reset faccia bene a tutto il club: si possono imparare nuove cose e nuovi sistemi. Da questo punto di vista il cambiamento da una stagione all’altra la vedo come un’interessante opportunità». Anche la retroguardia del Rapperswil ha subìto un sensibile restyling, con l’innesto di diversi giovanissimi rampanti: la pressione, dietro, non manca... «Alla loro età e nella loro situazione, ero contento se i più anziani mi aiutavano. La squadra viene in ogni caso sempre prima del singolo, e sono contento quando giocano bene: il nostro è un ottimo mix tra esperienza e gioventù che spinge da dietro». Il turgoviese firmò all’epoca con i sangallesi, quando suo padre fungeva da direttore sportivo della società. Insomma, non proprio una cosa quotidiana, né evidente da gestire. «La sua figura, volente o nolente, mi ha accompagnato durante tutta la mia carriera. Ed era stato così già quando vestivo la maglia del Turgovia. Ho comunque dovuto continuamente fare la mia parte e fornire prestazioni all’altezza per arrivare fin dove sono adesso. Siamo sempre riusciti a tranciare bene la vita privata da quella lavorativa: sono sempre stato accettato bene dai compagni e se sono ancora qui è perché una mano al club sono riuscito a darla in questi anni».
La vera sorpresa riguardante il 29enne, però, è un’altra, ovvero la sua casa di vacanza. In effetti si trova in Leventina, nei pressi di Altanca, non propriamente una destinazione usuale per una casa secondaria. «I miei nonni la costruirono tantissimi anni or sono, quando ancora si poteva edificare in quei dintorni. Già da bambino ci andavo: quando mi sporgevo dalle rocce vedevo giù la vecchia Valascia. Il mio sogno era di poterci giocare dentro con qualche squadra, anche se non pensavo ovviamente alla massima divisione. Continuo a recarmi spesso, adesso con mio figlio: è un luogo ideale per staccare la spina, rilassarsi, godersi il panorama e fare qualche gita. A volte, se giochiamo ad Ambrì al sabato, e la domenica siamo liberi, mi fermo lì e mi gusto una raclette o una fondue». Fabian non ha mai sognato di giocare per i biancoblù? «Io sono sempre stato tifoso del Rapperswil. Sin da piccolo è il mio club e non ho mai avuto contatti o trattative con la società leventinese». Il numero 11 per la prima volta scoprirà domani il nuovo impianto, perlomeno dall’interno. «Dalla casa dei nonni ad Altanca, devo evidentemente sporgermi molto di più per poterlo vedere dall’alto rispetto alla Valascia, dato che è situato maggiormente contro la montagna – precisa con un sorriso Maier –. Scherzi a parte, è sempre bello quando si può giocare in una nuova pista. E francamente era pure ora, anche se probabilmente il fatto di non poter più giocare alla Valascia a qualche tifoso farà male».