Ultime ore di attesa per la Nazionale, che domani debutta contro Kubalik e i cechi. Linee chiarite, gli esclusi anche: 'Il portiere? Problema di lusso'
Kosice, 23 maggio 2019: Canada batte Svizzera 3-2 nel drammatico supplementare di un finale folle. È da quel tardo pomeriggio di un giovedì di due anni fa che Patrick Fischer e la sua selezione non respiravano più aria di Mondiale, da quel gol segnato da Stone al 5'07" del prolungamento di una partita tra le più surreali della storia dell'hockey, siccome la Nazionale vinceva ancora 2-1 a un secondo dalla fine dei tempi regolamentari. Ed è appunto da quell'incredibile quarto di finale che parte la voglia di riscatto rossocrociato in Lettonia, tenendo pure presente che la Svizzera ha ancora un conto aperto con il destino, dopo che l'anno scorso il Covid aveva imposto la cancellazione del Mondiale di Losanna e Zurigo.
A riposo nella giornata inaugurale, domani anche per i rossocrociati sarà finalmente tempo di mettere piede in pista: alle 19.15, ora svizzera, affronteranno subito la Repubblica Ceca, primo importante test per capire il reale valore di questa selezione, costruita per forza di cose per gran parte da europei, con qualche innesto in arrivo da oltre oceano (ovvero Siegenthaler, Hischier, Kurashev e Meier). «E ben difficilmente ci potranno essere altri arrivi a torneo in corso – precisa Patrick Fischer da Riga, nell'ultima conferenza stampa prima del via –. È vero che in alcuni casi, e nel nostro penso a Roman Josi, ci sono giocatori che potrebbero anche finire prima il loro cammino nei playoff Nhl, ma anche così, visto il rigido protocollo sanitario da rispettare, ben difficilmente qualcuno di loro potrà effettivamente arrivare qui. Detto questo, non è che se ci sono pochi giocatori Nhl vuol dire che siamo meno forti. Nel nostro girone ci sono tre squadre come Repubblica Ceca, Russia e Svezia che negli ultimi quindici anni sono sempre arrivati almeno ai quarti, e sarei sorpreso se non succedesse anche stavolta, mentre le altre cinque squadre lotteranno per l'ultimo posto a disposizione, e noi, assieme alla Slovacchia, siamo i favoriti per conquistarlo».
In ogni caso, la marcia di avvicinamento a Riga non è stata certo ideale, con sole quattro amichevoli disputate a fronte delle sette previste, e con tutta una serie di precise direttive da rispettare, dalla quarantena prima di potervi allenare alla doppia 'bolla' in cui dovrete vivere fino al termine. «Sì, sarebbe stato sicuramente meglio giocare qualche partita in più, ma è andata così; non possiamo perdere tempo in rimpianti, anche perché non è dipeso da noi. Per noi non cambia molto. La sola differenza rispetto ai precedenti Mondiali è che stavolta non ci sarà il pubblico, anche se non è escluso che per la seconda fase del torneo vengano nuovamente aperte le porte degli stadi ai tifosi. È vero che non è la situazione ideale, ma la pandemia e tutti i disagi che essa comporta fanno parte della realtà, e possiamo solo conviverci. Per questo dopo un meeting iniziale dove a tutti abbiamo spiegato le regole di comportamento da adottare, abbiamo deciso di non più soffermarci su questo argomento, ma di focalizzare tutta la nostra concentrazione sulla preparazione. E credo la squadra che meglio saprà convivere con questa situazione sarà la più avvantaggiata».
Con il protrarsi del campionato svizzero di qualche settimana in più rispetto al solito, diversi giocatori hanno parlato di un certo logorio sul piano psicologico, ancor prima che su quello fisico. Una sensazione che hai percepito anche tu all'interno del gruppo? «Chiaramente è stata una stagione molto difficile per tutti i giocatori, soprattutto sul piano mentale. Ed è per questo che sono ancora più fiero e soddisfatto per l'impegno che ci hanno messo di tutti quelli che hanno partecipato all'ultima fase di avvicinamento al Mondiale. Avrebbero voluto tutti essere presenti qui a Riga, e questo è sintomo di grande determinazione. I giocatori avevano anche voglia di cambiare un po' contesto. È con questo atteggiamento che la squadra è sbarcata in Lettonia, e dunque non sono preoccupato dal rischio di un eventuale logorio mentale. Anzi, abbiamo voglia di giocare, e siamo contenti che sia finalmente venuta la nostra ora: non potevamo più aspettare oltre. Io compreso».
Un Mondiale, quello della Svizzera, che si aprirà subito con un match impegnativo, contro una delle tre squadre più forti del girone: considerate le poche amichevoli, sarebbe forse stato meglio iniziare il torneo contro una squadra sulla carta più debole? «Due anni fa avevamo iniziato affrontando una dopo l'altra le quattro squadre più abbordabili del girone e questo ci aveva un po' spianato la strada verso i quarti di finale, ma a me va bene anche così. Personalmente sono contento d'iniziare questo Mondiale affrontando in entrata la Repubblica Ceca: una squadra forte, reduce da un'ottima preparazione. Che tipo di avversario ci troveremo di fronte? Beh, una squadra robusta, forte e veloce, e, soprattutto, una squadra in ottima forma, come noi del resto. Per questo sarà una partita molto interessante». E come si batte una squadra così? «La chiave è essere pronti, sin dall'inizio. Buona copertura in difesa e velocità nel gioco di transizione saranno aspetti fondamentali per venire a capo della Repubblica Ceca».
Repubblica Ceca che, nonostante un gol e un assist di Kubalik, questo pomeriggio è stata beffata a diciannove di secondi dalla fine da un tiro di Grigorenko. Mentre la Svizzera, stando a quanto è trapelato, confermerà due dei quattro i terzetti offensivi ammirati nell'ultima amichevole contro i lettoni (cioè il ticinese Dario Simion con Corvi e Hofmann e Praplan a fianco di Bertschy e Scherwey) sparpagliando i tre rinforzi Nhl nelle altre due (Meier con Hischier e Andrighetto e Kurashev con Ambühl e Herzog). Così, in tribuna dovranno accomodarsi i difensori Heldner e Frick e gli attaccanti Mottet, Vermin e Rod, con quest'ultimo che è però dato come leggermente acciaccato. Bocche cucite, al solito, infine, sulla questione portieri. «È un problema di lusso – conclude 'Fischi' –, perché abbiamo tre portieri di gran classe». Pur se, è scontato, uno come Genoni non potrà che partire come il grande favorito.