Il 90 per cento degli intervistati in un sondaggio voluto dall'Associazione dei giocatori si dice contraria alla ventilata riforma da parte dei club
Pollice verso della Swiss ice hockey Players Union all'aumento del numero di stranieri nel nostro campionato. A detta della stessa associazione, una specie di sindacato dei giocatori, avrebbe infatti «conseguenze drammatiche sulla promozione dei giovani talenti». Una presa di posizione che non lascia spazio a dubbi, quella della Sihpu, fatta sulla scorta delle indicazioni di un sondaggio online destinato ai circa 300 giocatori attivi in Svizzera e a delle stelle elvetiche che giocano in Nhl, e che ha avuto un tasso di rispondenza dell'80 per cento.
I risultati? Parlano chiaro: più del 90% dei giocatori è contrario a un aumento della quota di stranieri, e ritiene che queste misure peggiorerebbero lo sviluppo sostenibile dell'hockey svizzero. Le ragioni sono ovvie: i giovani di talento costituiscono la base di una nazione di hockey su ghiaccio di successo, ma la mancanza di spazio sul ghiaccio ai massimi livelli farà poi sì che quella base sarà indebolita, il che avrà un impatto negativo sulla qualità a medio e lungo termine. Allo stesso tempo, l'89 per cento dei giocatori di National League è convinto che l'aumento della quota di stranieri e l'abolizione della "licenza svizzera" non porterebbe neppure a una riduzione dei costi salariali.
Per Roman Josi (Nashville Predators) e Gaëtan Haas (Edmonton Oilers) l'aumento della quota di stranieri, perché sarebbe dannoso per la promozione dei giovani talenti svizzeri a lungo termine. Anche per loro è chiaro che la loro carriera avrebbe avuto meno successo se ci fosse stata una quota maggiore di stranieri all'inizio della loro carriera in National League.
«L'hockey svizzero è al centro delle preoccupazioni della Sihpu – sottolinea il suo presidente, l'ex portiere del Bienne Jonas Hiller –. Molti membri dell'associazione dei giocatori hanno raggiunto una carriera professionale grazie allo sviluppo sostenibile degli juniores e sanno di cosa stanno parlando. La Sihpu vorrebbe quindi essere almeno attivamente coinvolta nel processo decisionale».