Hnat Domenichelli su presente e futuro di una stagione pandemica che avanza a singhiozzo. ‘Ma i giocatori l'hanno accettato, ecco perché sono tranquilli’
C'era una volta la normalità. Fatta di una ventina di partite tra settembre e inizio novembre, allo scoccare della consueta pausa autunnale riservata alla Nazionale che permetteva di delineare le prime tendenze in campionato. «Da inizio campionato abbiamo perso una dozzina di partite – spiega il direttore sportivo Hnat Domenichelli, pensando che un anno fa allo stesso momento il suo Lugano aveva totalizzato 25 punti in 18 gare mentre ora ne conta nove dopo sei –. Dovevamo iniziare il 18 settembre invece abbiamo cominciato a inizio ottobre, poi per strada abbiamo perso altre sei partite. Insomma siamo ancora all'inizio. E domani (contro lo Zurigo, in Coppa, ndr) ricominciamo daccapo».
Per la seconda volta dopo la quarantena di metà ottobre... «In verità i giocatori sono tranquilli – continua il 44enne originario di Edmonton –. A parte Sannitz (ne avrà ancora per un paio di settimane, ndr), ora a disposizione ci sono tutti. La verità è che siamo sulla stessa barca e, chi prima, chi dopo, immagino che toccherà un po' a tutte le squadre di confrontarsi con la quarantena. Quando succede ci si deve fermare, perché non ci può permettere di andare in giro quando ci sono dei contagiati. Adesso sappiamo tutti che sarà una stagione del genere. C'è poco da dire su questo, se non che dobbiamo accettarlo».
Ma come si fa a lavorare in questo modo? «Ne abbiamo giusto parlato in questi giorni con giocatori e staff tecnico: l'importante è non guardare più in là della prossima partita e fare punti quando si può, perché non siamo in grado di sapere come andranno le cose. E sul tavolo ci sono così tanti temi...».
Intanto, però, il mondo va avanti. Tu lo sai bene del resto, visto che dopo sole sei partite sei già confrontato con il primo contratto in scadenza, quello di Tim Heed, valido sino a metà mese. Poi toccherà ai giocatori in prestito, ovvero Carr e Kurashev. «In un periodo come questo non c'è assolutamente niente di certo – spiega Domenichelli –. Ma oggi come oggi non c'è un solo posto in cui andare, quindi (sorride, ndr) staranno con noi per un po'...».
Se è vero che in Svizzera le squadre si costruiscono con un anno d'anticipo, senz'altro c'è già chi avrà lo sguardo rivolto al 2021/2022. In primavera, alla comparsa della pandemia in tutta la Svizzera si era tuttavia deciso di bloccare temporaneamente le operazioni di mercato, pensando alle molte incertezze e alla difficoltà del momento: è possibile che la storia si ripeta? «Di sicuro, noi direttori sportivi non abbiamo il potere di prendere simili decisioni. Queste sono scelte che fanno i dirigenti dei club e della Lega: in altre parole per ora le operazioni vanno avanti, nessuno mi ha detto il contrario. Tuttavia, è scontato che per quanto riguarda il mercato svizzero avremo bisogno di più tempo rispetto al passato. Certo che se penso alla mia esperienza di direttore sportivo a Lugano, mi dico che questo è già il secondo anno e in non so quanti mesi non siamo neppure arrivati a 50 partite, dopo una primavera senza playoff: strano, strano davvero...».
Poi c'è il mercato internazionale, con la Nhl che ne detta i ritmi: si dice che in Nordamerica potrebbero persino non cominciare, tu come la vedi? «Come fanno tutti mi limito a tenere d'occhio la situazione. Se dovessi dare una mia opinione, penso proprio che la stagione inizierà anche in National Hockey League, prima o poi. Infatti non litigano tra giocatori e club: questa è una pandemia globale e tutti hanno la volontà di giocare, e in un modo o nell'altro troveranno una soluzione. Quando e come non lo so, ma non mi aspetto certo che a breve termine arrivi la notizia che tutto è annullato».
Le incertezze, però, non stanno soltanto al di là dell'oceano: alcuni giornali hanno raccolto le perplessità di Willi Vögtlin, colui che da oltre vent'anni in Svizzera si occupa di allestire i calendari di Lega nazionale A e B, la cui preoccupazione è che da qui al termine della regular season non ci siano sufficienti date anche solo per recuperare le partite rinviate fin qui. «Per come la vedo io, purtroppo questa è una cosa su cui semplicemente non possiamo avere alcun influsso: se vogliamo giocare e siamo pronti farlo ma poi riceviamo una telefonata in cui ci viene detto che non si può, noi cosa dovremmo fare? E il calendario è quello che è».
Ma non c'è la paura di non riuscire a portare a termine la stagione? «Paura direi di no, anche sapevamo ormai dal mese di marzo che sarebbe andata in questo modo. I nostri giocatori, la nostra squadra erano coscienti del fatto che sarebbe stata una stagione strana, e l'hanno accettato. Ed è questo il motivo per cui sono tranquilli».
Lo sarebbero ancora sapendo che, come ipotizzato da qualcuno, per riuscire a portare a termine la regular season potrebbero dover affrontare settimane da quattro partite, con doppi turni lunedì-martedì e venerdì-sabato? «Anche dieci giorni fa sul calendario stava scritto che avremmo dovuto giocare quattro match in sette giorni, e poi alla fine non ne abbiamo giocato neanche uno... Vedremo come andranno le cose».
Come sono andate finora, invece, già lo sia. Pur se dare un giudizio dopo sei partite è prematuro. «Io però sono ottimista, perché abbiamo una squadra più completa. Anche grazie a una maggiore profondità, che offre molteplici opzioni agli allenatori. La mia impressione è buona guardando alla squadra nel suo insieme. Quanto alle individualità, ci sono giocatori che hanno fatto molti punti e altri meno, ma non voglio analizzare i singoli dopo sei partite. Sarebbe impossibile. Ne riparleremo dopo venticinque».
Sperando di arrivarci, prima o poi.