HOCKEY

'Siamo i primi della classe, ma con mille spettatori non si vive'

I presidenti di National League si appellano alle autorità federali e cantonali. Filippo Lombardi: 'L'alternativa sono prestiti a fondo perso'

(Filippo Lombardi, presidente dell'Ambrì-Piotta)
26 ottobre 2020
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Occorreva ribadire in maniera chiara e senza possibili fraintendimenti che il mondo dell'hockey vuole fortemente continuare a giocare e portare a termine la stagione iniziata un mese fa. Con le precauzioni sanitarie del caso e davanti ai tifosi, in ragione dei due terzi della capacità dei singoli stadi. È da questa esigenza che è nata la lettera aperta con la quale i dodici presidenti delle società di National League si sono indirizzati al Consiglio federale e ai Consigli di Stato cantonali per ribadire quelle che sono necessità e priorità dei loro club. Tra i firmatari, ovviamente, anche i presidenti dei due sodalizi ticinesi, Filippo Lombardi e Vicky Mantegazza. Ed è il numero uno leventinese a spiegare quella che è stata la genesi di una presa di posizione pubblica a due giorni dal possibile annuncio da parte del Governo federale di nuove e più incisive misure per combattere la diffusione del virus... «L'azione è partita come un desiderio di reagire all'uscita del presidente del Friborgo, il quale settimana scorsa aveva ventilato la possibilità di una chiusura del campionato fino al mese di gennaio. Abbiamo iniziato a discuterne e ci siamo trovati concordi sul fatto che quella rappresentava una fuga in avanti da non sottoscrivere. Abbiamo dunque pensato che, in un momento in cui molti settori della società esprimono le loro preoccupazioni e le loro esigenze, fosse importante far sapere che noi desideriamo scendere sul ghiaccio e vogliamo fare tutto il possibile affinché giocatori, staff, sponsor, tifosi e telespettatori possano vivere un campionato il più regolare possibile».

Presa di posizione unanime

Alla fine, pure Hubert Waeber, numero uno del Gotteron, ha posto la sua firma in calce alla lettera... «Ci siamo confrontati in una conferenza telefonica e abbiamo avuto le nostre belle discussioni. Al momento di tirare le somme, però, soppesati i pro e i contro, anche il presidente burgundo ha convenuto che la sua era stata un'uscita improvvida. Sul testo della lettera abbiamo trovato l'unanimità».

Il timore è ovviamente che un ulteriore giro di vite possa compromettere la stabilità finanziaria di diverse società... «È una priorità che viene subito dopo quella di assicurare il regolare svolgimento delle partite. La nostra preoccupazione è che si riesca a garantire il finanziamento delle società anche in un anno difficile come quello che stiamo vivendo. Le società di hockey sono state le prime della classe sotto tutti i punti di vista. Sono stati approntati piani di protezione severi per i quali ogni club ha investito centinaia di migliaia di franchi. Piani che stiamo facendo rispettare con rigore, tant'è che non sono note violazioni dei protocolli all'interno degli stati. Ciò nonostante, ci ritroviamo con cantoni che hanno reintrodotto ciò che già era stato oggetto di critica, vale a dire il limite forfettario di spettatori, limite che non tiene conto delle realtà diverse all'interno delle singole infrastrutture. Chiunque è in grado di capire che 1'000 persone a Biasca sono tante, ad Ambrì sono poche, a Berna non sono niente. L'adozione di una cifra forfettaria non ci sembra adeguata a una realtà molto variegata».

E se davvero la volontà fosse di ritornare a un massimo di 1'000 spettatori? «Non saremmo certo noi a invocare la disubbidienza civile e ci inchineremmo alle necessità delle autorità. Resta però il fatto che con 1'000 persone a partita non sarà possibile chiudere la stagione. A meno di compiere un salto di livello e decidere che come aiuta a fondo perso la cultura, la Confederazione aiuti anche lo sport con prestiti a fondo perso. Un passo che, per il momento, non è stato fatto. Sono invece stati proposti prestiti rimborsabili, soluzione da non scartare in quanto potrebbe permettere, in caso di necessità, di garantire liquidità: prestiti che, però, sono stati calibrati su formule in grado di garantire la sopravvivenza dei club con l'occupazione dei due terzi dei posti a sedere. Va da sè che un'ulteriore riduzione renderebbe la formula dei prestiti assolutamente insufficiente. Noi, comunque, abbiamo garantito la prosecuzione del campionato fino al 2 novembre: nel caso in cui dovessimo andare incontro a una nuova stretta, durante la pausa per la Nazionale tireremo le somme e decideremo il da farsi».

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