Michael Ngoy vicino al traguardo delle mille partite. 'Ma queste sono le più particolari della mia carriera'
Michael Ngoy l'hockey lo conosce bene. Un veterano dalle quasi mille partite nel nostro campionato, traguardo che appunto taglierà tra qualche settimana. «A dire la verità fatico quasi a credere di essere a ormai prossimo alle mille partite: arrivare fin qui è stata davvero una bella avventura − sottolinea il difensore numero 82 dell'Ambrì Piotta −. Se non ieri, sembrava appena l'altroieri che facevo il mio esordio sulle piste dell'allora Lna (stagione 2001/02, con la maglia del Losanna, ndr). È andato tutto così veloce; mi ritengo fortunato di aver avuto la possibilità di giocare così tante partite, ma anche consapevole che per riuscirci occorre lavorare parecchio. Ed è appunto quello che ho fatto io. La volontà è imprescindibile, ma occorre anche tenere il fisico ben allenato: questo aspetto è ancora più importante. Soprattutto per l'hockey dei nostri giorni: quello che pratichiamo qui ad Ambrì, ma anche sulle altre piste, è mutato parecchio dai tempi delle mie prime pattinate a questi livelli».
Ma alla sua entrata nel 'Gotha' dell'hockey svizzero, il 38enne vodese non ci vuole ancora pensare. Perché, ora come ora, l'attualità offre moltissimi spunti − purtroppo anche di quelli non lieti − che meritano attenzione. Mentre i biancoblù si trovano alla vigilia del loro terzo 'back-to-back' stagionale, ci sono infatti altre squadre che devono fermarsi causa quarantena. Già, il coronavirus ha ormai fatto la sua indesiderata entrata anche nel mondo del disco su ghiaccio. «Avrò anche disputato poco meno di mille partite, ma quelle che affrontiamo in questi giorni sono indubbiamente le più particolari della mia carriera. E temo proprio che quelli di Fribrogo e Lugano, per restare alla National League, non saranno nemmeno gli ultimi colpi di scena». E tu, come difensore, non pensi che i contrasti, in questo senso, portino a maggiori rischi di contrarre il virus? «Se ti fai condizionare da simili pensieri è l'inizio della fine. In pista ci devi andare con la testa libera. Non ci penso io come credo che nessun altro dei miei compagni ci pensi a queste cose. Francamente non ho nemmeno idea se un contrasto fisico con un giocatore contagiato basterebbe per contrarre il virus... In ogni caso, sebbene alla vigilia del campionato nessuno dei test effettuati sui giocatori aveva dato esito positivo, sapevamo fin dall'inizio che questo sarebbe stato un campionato vissuto all'ombra del Covid-19, e che prima o poi si sarebbero verificati casi in una squadra o in un'altra. È capitato e capiterà ancora. La sola cosa che possiamo fare è essere flessibili: sarà un anno pieno di cambiamenti, e noi dobbiamo dare prova del miglior spirito di adattamento possibile. E vivere più che mai un giorno alla volta».
'Il successo di Ginevra è stato un vero toccasana. Abbiamo avuto la riprova che possiamo vincere anche contro le più forti'
Veniamo allora al campionato, quello giocato. La stretta attualità, per i leventinesi porta i nomi di Langnau e Zugo, con la trasferta odierna in casa dei primi, e domani gli svizzerocentrali ospiti alla Valascia: «Il primo weekend ci era mancato i risultato, ma dal profilo del gioco avevamo mostrato buone cose. La fiducia nei nostri mezzi, quindi, c'era. Poi, finalmente, a Ginevra abbiamo rotto il ghiaccio e messo i primi punti in classifica: dal profilo del morale quello è stato indubbiamente un toccasana. Alle Vernets abbiamo avuto la conferma che abbiamo i mezzi per poter vincere anche sulle piste più ostiche».
Come è cambiato il tuo modo di giocare negli anni? «Più che lo stile, a cambiare col tempo è lo stile di vita: quando si matura è indispensabile seguire uno stile di vita più sano. Non che prima fossi una persona particolarmente portata agli eccessi, ma con l'età che avanza devi prestare più attenzione a fare le cose con testa. Come il riscaldamento prima di una partita o di un allenamento, oppure la scelta giusta dal profilo dell'alimentazione in funzione dell'attività praticata... Alla mia età la prestazione sul ghiaccio è strettamente dipendente dalle condizioni fisiche: a me spetta il compito di far sì che quelle siano le migliori possibili». E a livello di responsabilità in pista, ravvisi che in questi anni è cambiato il tuo ruolo? «Non sono mai stato un difensore offensivo, come i vari Diaz o Untersander per citarne un paio, ma qualche puntata in più un attacco in passato me la concedevo. Col passare degli anni sono però mutate anche le aspettative nei miei confronti: Cereda da me si aspetta in particolare che garantisca prima di tutto una certa solidità dietro, ed è ciò che mi preoccupo di fare prima di ogni altra cosa, evitando gli errori. E, comunque, questo è un tipo di gioco che mi piace».
Una settimana dopo aver affrontato il Rapperswil, l'Ambrì Piotta è tempo di un'altra importante verifica: quella odierna in casa del Langnau. Che, però, i biancoblù affrontano in scia al bel successo colto a Ginevra: decisamente un bel punto di (ri)partenza: «Terzo tempo contro i sangallesi a parte, eravamo comunque contenti delle nostre prestazioni di inizio stagione, ma è innegabile che le vittorie aiutino a trovare quella serenità in più per lavorare − sottolinea l'allenatore dei biancoblù Luca Cereda −. Come prima della partita di Ginevra dovevamo insistere su questa strada, anche adesso dobbiamo continuare a seguirla, perché per ora non abbiamo fatto ancora niente di particolare... Col Langnau dovremo dare prova di maturità, continuando a insistere anche se le cose non dovessero andare subito come vorremmo: sotto questo punto di vista, contro i sangallesi abbiamo smesso di farlo in particolare nel terzo tempo, iniziato a giocare troppo individualmente e non più come gruppo».
Fuori causa Goi e Novotny, nel weekend potrebbe fare il suo esordio nel massimo campionato Nättinen: «Oggi ha effettuato il suo primo allenamento completo. È sulla buona strada per il rientro: non so ancora se giocherà una o entrambe le partite del weekend. Spero comunque di poterlo recuperare già per la partita di Langnau».