Otto anni dopo la sua partenza (da Lugano), il 71enne tecnico ritrova il Ticino. 'A Biasca mi attende una bella sfida'
Quando risponde al telefono, Mike McNamara sta preparandosi per andare sul ghiaccio a dirigere l’allenamento conclusivo con i Novizi. Sono gli ultimi giorni a Bienne per il 71enne tecnico canado-americano, che da agosto vestirà i panni di assistente allenatore di Eric Landry alla transenna dei Ticino Rockets. «Sarò in Ticino già nei prossimi per regolare le principali questioni amministrative, e non da ultimo trovare una sistemazione più a medio termine visto che ora come ora mi è stato organizzato qualcosa di molto temporaneo», sottolinea McNamara. Che, otto anni dopo averlo lasciato - quando cioè il Losanna lo aveva prelevato da Lugano (dove allenava gli Juniores Elite) per affidargli il ruolo di braccio destro di Gerd Zenhäusern sulla panchina dei vodesi, allora nel campionato cadetto - si appresta dunque a far ritorno in Ticino. Con che sentimenti? «Nello sport, gran parte dei rapporti di lavoro arrivano alla loro fine o perché la società non è contenta del tuo operato, o perché tu ti sei trovato in disaccordo con il club. Ma tra me e il Bienne non è andata così, anzi… Quella di lasciare il club non è stata una decisione facile, anche perché qui mi sono sempre trovato bene. Allo stesso tempo la prospettiva di poter tornare a lavorare in Ticino mi stuzzicava, e alla fine mi sono lasciato convincere». E così, sei anni dopo essere sbarcato a Bienne, per McNamara è dunque venuto il momento di lasciare il canton Berna.
Ciò che ti attende alla BiascArena non è però un compito all’acqua di rose… «Sul piano sportivo è sicuramente una sfida molto grande. Ma proprio per questo non vedo l’ora di cominciare: sotto questo aspetto gli stimoli non mi mancheranno di certo».
Da settembre, alla transenna dei ticinesi, come detto, ci sarà dunque l’inedita coppia McNamara-Landry: da dove nasce questa sinergia? «Di persona non ci siamo ancora incontrati, ma ho parlato con Eric un paio di volte, soprattutto per farmi un’idea del tipo di gioco che lui si aspetta dalla squadra. E da quanto mi è parso di capire, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ma non siamo andati oltre, anche perché prima di tutto dobbiamo capire quando sarà disponibile il ghiaccio per poter lavorare: la pandemia ha evidentemente rallentato un po’ tutto, lasciando sul campo parecchie incognite. Tutti punti interrogativi a cui spero di poter dare risposta con il mio primo ritorno in Ticino nei panni di futuro assistant coach dei Rockets».
Già, il coronavirus che a Bienne ha fatto la sua comparsa pure all’interno dello spogliatoio della prima squadra: come l’avete vissuta la situazione lì? «Messo il punto finale in fretta e furia alla passata stagione, abbiamo giocoforza dovuto iniziare l’avvicinamento a quella entrante in modo non convenzionale: ognuno ha ricevuto il suo programma individuale degli allenamenti via computer. Poi, dopo il lockdown, quando il mondo sportivo si è pian piano rimesso in moto, abbiamo potuto pure noi riprendere gli allenamenti, ma sempre attenendosi a rigorose norme per evitare ogni rischio di contagio. Anche perché non è ancora tempo di abbassare la guardia: il sensibile aumento dei casi di persone infette degli scorsi giorni è lì a dimostrarlo».
Senza l’assillo di dover lottare per la salvezza, quali saranno i vostri compiti per la prossima stagione? «I Rockets sono da sempre un trampolino di lancio per i giovani delle società partner in National League, e quest’anno tale vocazione della squadra sarà ancora più marcata. Il fatto che abbiano deciso di affidare a me il ruolo di braccio destro di Landry non è del resto frutto del caso…». Parole, quelle di McNamara, che trovano riscontro nei risultati di spessore a livello nazionale centrati dalle squadre giovanili dei Seeländer a cui il 71enne ha messo mano, e nell’alto numero di giovani plasmati proprio da McNamara e ora pronti per fare il grande passo e calcare la ribalta del massimo campionato a Bienne: «Quest’anno ci sono ben cinque giovani nati nel 2000 nell’orbita della prima squadra, e sono persuaso che quattro di loro saranno impiegati con regolarità».
Formazione ma non solo però: quali saranno i vostri obiettivi sul piano sportivo in quel di Biasca? «Sia io sia Eric, che me l’ha ribadito quando ci siamo sentiti, speriamo ovviamente di abbellire la nostra stagione con qualche vittoria in più rispetto alle stagioni passate. Anche perché, complice la situazione che è venuta a crearsi con questa pandemia, molte formazioni del campionato cadetto sono costrette a ridimensionare il loro budget. Langenthal e Chaux-de-Fonds, tanto per citare due esempi, hanno già detto di voler puntare sui loro giovani, con i bernesi intenzionati a iniziare il campionato senza stranieri. Cosa che del resto potrebbe essere il caso anche per noi. La mia impressione è che la pandemia abbia innescato una sorta di processo che porterà la Swiss League a diventare una piazza di formazione in modo ancora più significativo che in passato».