Alla penultima gara, finalmente, la Sauber finisce e punti grazie alla zampata del pilota cinese, che sull'asfalto di Lusail si piazza ottavo
Incredibile, ma vero. Alla ventitreesima e penultima gara, su un circuito per niente favorevole alle caratteristiche della Kick Sauber, Guanyu Zhou conquista i primi punti della stagione per il team elvetico. Già dallo scorso Gran Premio di Las Vegas, in casa Sauber si era notato un cambio di passo, i dieci secondi di distacco dalla zona punti, alla fine dei 305 chilometri di gara, erano un buon viatico. La Formula 1 odierna è un affare strano: si rincorre la prestazione per un anno intero, e arriva quando meno te l’aspetti. Era capitato al team Sauber, quando ha portato in pista un pacchetto aerodinamico con guadagni straordinari, che in galleria del vento e nelle simulazioni non avrebbero dovuto essere lì. Sauber, nelle ultime uscite, non aveva aggiornato consistentemente il pacchetto delle proprie monoposto e in Qatar le neroverdi hanno solo montato un’ala anteriore dal profilo innovativo. Dopo un’estate sanguinosa, con aggiornamenti continui che dalla fabbrica raggiungevano le piste di tutto il mondo, in cui si è faticato a raccogliere risultati, in casa Sauber il morale era sotto i tacchi. Nelle ultime uscite è migliorata la comprensione della monoposto, la possibilità di tradurre le modifiche di assetto in prestazione. Zhou, prima della gara qatariota, aveva detto che la fiducia nei suoi mezzi era cresciuta perché adesso sentiva bene la macchina. Lo aveva sottolineato anche Frederic Vasseur, team principal della Ferrari: non sempre è necessario inseguire l’ultimo decimo di secondo, a volte basta assecondare la sensibilità del pilota. Il cinese, in qualifica e nel passo gara, è sempre stato davanti al suo capitano Valtteri Bottas. I quattro punti iridati assegnati con l’ottavo posto, e lo scettro di pilota del giorno assegnato dalla tv inglese, sono stati ampiamente meritati.
Zhou ha guidato bene fin dall’avvio, quando è stato bravo a evitare la collisione in un tamponamento innescato da Lance Stroll. Ma ha anche avuto bisogno di una buona dose di fortuna. La gara sembrava infatti incanalata su una traccia sicura: Max Verstappen e Lando Norris facevano da battistrada; gli altri si davano battaglia per le posizioni di rincalzo, con George Russell avvantaggiato sull’altra McLaren di Oscar Piastri e sulle due Ferrari. La competitività della Red Bull è stata la sorpresa di giornata, anche se su una pista dal disegno ampiamente favorevole alla compagine austriaca: un rettilineo breve e una sola vera staccata, in una pletora di curvoni veloci. Durante la Sprint Race, al sabato, si è sacrificato lo scudiero Sergio Perez, mettendo alla prova un assetto alternativo. L’assenza del Parco Chiuso al sabato è la vera, buona novità di quest’anno, la possibilità di intervenire sulle auto ha aumentato la variabilità in corsa alla domenica.
Verstappen e Norris, si diceva, facevano gara a parte. Le gomme medie si usuravano poco e i migliori hanno atteso l’ultimo momento utile per passare alle gomme dure, obbligatorie per regolamento. Oppure aspettavano un qualcosa che sparigliasse i valori in campo. E l’evento che tutti attendevano è arrivato intorno al trentacinquesimo giro. Uno specchietto è volato dalla scocca della Williams di Alex Albon ed è finito in pieno rettilineo del traguardo. In un gioco di squadra affidato alla sorte, è stato proprio Bottas a centrare lo specchietto e a frantumarlo in mille pezzi. Le piccole lame di carbonio hanno graffiato le gomme di Lewis Hamilton e Carlos Sainz, forandole. Frammenti di monoposto sparsi ovunque, e la nuova direzione gara costretta a mettere in pista la Safety Car con colpevole ritardo (a proposito: ancora non si conoscono i motivi della cacciata, il mese scorso, del vecchio direttore Niels Wittich). Dal marasma seguito per gli ingressi ai box e per le successive ripartenze – Hamilton e Sainz rallentati da problemi tecnici, Perez appiedato dalla sua monoposto, Hulkenberg messo KO da un errore di guida– ne trae vantaggio Zhou, che si issa fino all’ottava posizione finale. Per poco non c’entra i punti anche Bottas: pesantemente penalizzato per non aver rispettato il regime di bandiere gialle, Norris finisce dietro al finlandese, ma ci mette pochi giri per recuperare la decima posizione.
La classifica dei costruttori è ancora aperta, si va allo showdown di Abu Dhabi con Ferrari e McLaren ancora in lotta. Alle Rosse il titolo manca dal 2008 e i 20 punti di distacco da recuperare sembrano una distanza proibitiva. Ma se c’è un adagio che questo Mondiale 2024 ha confermato è il seguente: nelle corse, come nella vita, mai dire mai.