Le prime cinque gare del Mondiale hanno detto che l'auto dominante di un anno fa non c'è più. E intanto impazza il mercato che coinvolge pure Verstappen
La prima parte del Mondiale di Formula 1 è andata. Cinque gare in Oriente, più una folle toccata e fuga a Miami. Ora il circus arriva in Europa, a Imola, ed è tempo di bilanci. Le piste hanno restituito i primi responsi e possiamo già dire che non è il Mondiale che avremmo desiderato, ma non è neanche quello che avremmo immaginato a inizio anno.
C’è infatti una sola certezza: la Red Bull di Max Verstappen è lì davanti a tutti. Il campione olandese ha un altro manico, un altro modo di guidare. Anche quando ha avuto difficoltà di assetto, come a Miami – alla Red Bull capita spesso nei weekend con la Sprint Race di non riuscire a esprimere tutto il proprio potenziale –, Verstappen ha trovato il modo di limitare i danni: vittoria nella Sprint e un podio nella gara tradizionale che, per come è arrivato, gli sta stretto. La Red Bull di Verstappen è la macchina migliore, perché la monoposto affidata a Sergio Perez non garantisce gli stessi successi, nonostante il messicano abbia iniziato il campionato meglio di come l’aveva finito. L’auto dominante dello scorso anno non c’è più, la coperta ha iniziato ad accorciarsi anche per i fenomeni austriaci. I guai ai freni, il cambio nella strategia di raffreddamento del motore, i già citati problemi di assetto: tutte spie del malessere di un progetto giovane, che ancora non riesce a spostare più in là i propri limiti.
Le buone notizie arrivano dalla McLaren, più che dalla Ferrari. La scuderia inglese si è presa un rischio, in due mesi ha rifatto l’aerodinamica della macchina per intero e non ha aspettato il primo Gran Premio europeo per verificarne i progressi. E la buona notizia è che gli aggiornamenti funzionano, gli ingegneri delle altre scuderie finalmente hanno capito quali sono i meccanismi che regolano le auto a effetto suolo. A Miami la MCL38 tutta nuova di Lando Norris volava, Verstappen avrebbe avuto filo da torcere anche senza l’ingresso fortunato della safety car in pista, nel momento in cui l’inglese doveva cambiare gli pneumatici. Andrea Stella, team principal italiano con un passato alla Ferrari, lo diceva, quando la McLaren prendeva la paga nelle prime uscite stagionali: siamo meglio di così, vedrete. Aveva ragione.
La Ferrari, sorniona, attende il Gran Premio di casa a Imola, dove farà debuttare le novità pensate e realizzate tra le mura di Maranello. Intanto, la versione base della SF-24 funziona bene: è docile sulle gomme in gara, inizia a restituire prestazioni decenti in qualifica. Ha guadagnato in stabilità e velocità in curva, ma ha perso qualcosa nella trazione e nell’efficienza aerodinamica, che sembravano i punti di forza del progetto dello scorso anno. Che la Ferrari avesse difficoltà a battere una Red Bull o una McLaren in rettilineo, ci può stare; Carlos Sainz, nella gara Sprint di Miami, non è riuscito a sorpassare neanche la Racing Bulls di Daniel Ricciardo. È sicuramente un punto di miglioramento, non si può attendere oltre. Se gli aggiornamenti dovessero funzionare, il podio mondiale nella classifica costruttori alla Ferrari non glielo toglie nessuno, e non è detto che, dopo la vittoria di Sainz in Australia, a Maranello non ci si possa togliere qualche altro sfizio.
Dietro alle prime tre scuderie, la situazione è fluida a dir poco. La nuova Mercedes è una diva bizzosa, cambia volto di pista in pista e a seconda delle condizioni meteo e di asfalto. Per gli ingegneri è un incubo, per i piloti non è da meno. Il team principal Toto Wolff non è mai stato così negativo e sprezzante nei confronti dei suoi uomini: abbiamo problemi, ha detto, che non riuscirebbe a risolvere nemmeno Adrian Newey, il super ingegnere della Red Bull che lo scorso 1° maggio si è messo sul mercato. Aston Martin procede con il passo del gambero, ogni novità montata sulla monoposto provoca un passo indietro e una serie di riflessioni tra i tecnici; poi si intravede un miglioramento delle performance nelle gare successive. Alonso lotta come un samurai, ma non sempre basta. Aston Martin, più di tutte, guarda già al 2026, quando avrà un motore Honda.
Le Sprint Race in Cina e negli Stati Uniti hanno distribuito punti a destra e a manca. Le uniche scuderie ancora a zero sono la Williams e la Sauber. A Inwil non devono passarsela bene. Audi, il nuovo proprietario, inizia a mettere pressione e a far piani per il futuro: Nico Hulkenberg vestirà la tuta con lo stemma dei quattro cerchi dal prossimo campionato. Chi ne farà le spese? Forse le lacrime di Guanyu Zhou sull’asfalto di Shanghai sono più di un indizio. La campagna acquisti di Audi non pare però fermarsi, per l’altro sedile si cerca Carlos Sainz. Lo spagnolo però ha fatto sapere che preferisce la Mercedes o la Red Bull all’attuale Sauber, non gli si può dare torto. In pista i progressi della monoposto sono stati molto pochi. La difficoltà iniziale ad accendere le gomme sul giro lanciato è stata risolta, si è visto qualche lampo in qualifica soprattutto da parte di Valtteri Bottas. La gara per la Sauber si è trasformata in una via crucis, con le difficoltà nelle procedure ai box a mettere una pietra tombale sulle speranze di far punti. Da Miami, davanti alle Sauber, ci sono anche le Alpine, che hanno un nuovo direttore tecnico, David Sanchez, un altro ex Ferrari.
A proposito del mercato piloti: il passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari, annunciato a febbraio, ha acceso le polveri in anticipo quest’anno. Le trattative sono frenetiche, le richieste dei piloti vertiginose. Se fossero vere le indiscrezioni che circolano, Max Verstappen starebbe trattando il passaggio alla Mercedes sulla base di un ingaggio di molto superiore ai cento milioni l’anno. Lo stesso Hulkenberg, a trentasette anni suonati, è riuscito a strappare un accordo pluriennale. Si libererebbe un posto in Red Bull e Sainz ci spera, ma il team principal Chris Horner non ha mai fatto mistero della sua passione per Norris. Se non dovesse arrivare Sainz, la Audi-Sauber potrebbe calare l’asso, il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel uscirebbe dal ritiro per andare a completare una line-up tutta tedesca. A Imola il tedesco sarà presente nel paddock, tra una sessione e l’altra porterà in pista un esemplare della McLaren MP4/8 che fu di Ayrton Senna.
Inizia quindi la fase calda del Mondiale, quattro mesi in giro per l’Europa su piste storiche, dove le temperature diventeranno un fattore, dove la prossimità con le fabbriche costringerà i tecnici a turni da ventiquattr'ore. Si lavorerà giorno e notte sulla raccolta dei dati, sui simulatori, sugli assetti da riversare poi sulle monoposto. E la Red Bull lì davanti non è più da sola.