Formula 1

C'è poco show sull'asfalto inglese: chi fermerà Verstappen?

Altra cavalcata trionfale per l'olandese volante, che plana sul circuito di Silverstone in una domenica senza rivali. In cui però brilla un solido Norris

Se li è mangiati tutti
(Keystone)
9 luglio 2023
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Non sa chi potrà fermarlo. Ora che è crollato anche il suo compagno di scuderia Sergio Perez, Max Verstappen non ha più rivali. La proverbiale schiettezza tutta olandese a volte lo fa sembrare arrogante e spocchioso: «Il Mondiale Costruttori posso vincerlo anche da solo», una dichiarazione che sminuisce Perez ma che è vera, Verstappen ha più punti di entrambi i piloti Mercedes messi insieme. Un campione in carica non è mai stato così rilassato. Verstappen è in pieno controllo delle sue facoltà, vicino al compimento dei ventisei anni e nell’età della piena maturità sportiva. Non c’è niente che lo disturbi, dentro o fuori dalla pista. La Red Bull è una scuderia a sua immagine e somiglianza, che gli ha confezionato una macchina che gli sta cucita addosso. Perez per l’appunto ne sa qualcosa. Non riesce a domare il toro rosso da cinque gran premi, cinque piste con caratteristiche differenti in cui non è riuscito a qualificarsi tra i primi dieci. Il suo destino in Red Bull sembra già segnato, tutto il management della scuderia non manca di lanciargli frecciatine, erodendo la sua già fragile autostima. In gara Checo continua a portare punti e il suo accordo scade a fine 2024. È difficile immaginare chi possa sostituirlo, dei piloti che si sono alternati in Red Bull in questi anni, nessuno è riuscito a risolvere l’equazione Verstappen. Tutti sono finiti allo stesso modo triturati.

All’apogeo di Verstappen corrisponde il lungo tramonto di Lewis Hamilton. Il pilota inglese non ha ancora convinto Mercedes a prolungare il suo contratto in scadenza. In pista tra lui e Verstappen è un continuo cercarsi per infastidirsi, arpioni tirati da chi cerca disperatamente di restare agganciato al treno della popolarità. Solo una Haas piantata in mezzo alla pista e la conseguente Safety Car gli hanno regalato un podio insperato. A Silverstone, gli applausi dei suoi tifosi sono andati a Lando Norris. Le caratteristiche della pista si sposavano bene con quelle della sua McLaren e l’inglesino ha fatto faville, conquistando la pole per pochi secondi e tenendo dietro quel fenomeno del suo compagno, l’Oscar Piastri in cui tutti vedono reminiscenze schumacheriane. In gara Norris è scattato meglio nella partenza dal palo, ha lasciato andare Verstappen al primo affondo, ha accettato il suo destino ma non si è mai arreso. La sua McLaren è rimasta a tiro della Red Bull, il vantaggio massimo di Verstappen ha superato di poco i cinque secondi. Alla ripresa, dopo l’interruzione della Safety Car, Norris si è difeso bene dagli attacchi di Hamilton, nonostante le due mescole di differenza – gomme dure per Norris, soffici per Hamilton – lo relegavano al ruolo di agnello sacrificale.

La Safety Car ha tolto il podio a Piastri, che era entrato ai box tre giri prima, e la faccia alla Ferrari. Per l’ennesima volta a Maranello pasticciano con la strategia. Leclerc sembrava in controllo di George Russell, ottimo protagonista che con coraggio aveva deciso di partire con la gomma da qualifica, al contrario degli altri che avevano operato scelte più conservative. Hanno richiamato prima Leclerc e poi Sainz, quando era chiaro che la gara era da una sosta sola e bisognava tirare lo stint per le lunghe. La Safety Car ha permesso agli uomini in rosso quantomeno di limitare i danni, con una seconda sosta agevolata dalle auto che procedevano lente in pista. Alla fine Leclerc e Sainz sono rispettivamente nono e decimo. Lo spagnolo è riuscito a perdere tre posizioni in poche curve e sembra distratto dalla lotta interna con Leclerc. Davanti alle Rosse si piazza Alex Albon, in odore di Ferrari proprio per la sostituzione di Sainz a fine 2024.

È stato un Gran Premio poco spettacolare, una tappa per passisti in cui le scuderie hanno preferito battere il ritmo e cercare di non incorrere in un'eccessiva usura degli pneumatici. Una gara che ha delineato alla perfezione le nuove gerarchie imposte dagli sviluppi aerodinamici, un fiume di novità tecniche che le scuderie stanno portando su ogni pista. Gerarchie molto diverse da quelle di inizio stagione. Il dominio di Red Bull non è più assoluto. Nella prima gara stagionale, in Bahrain, Verstappen è arrivato al traguardo con trentotto secondi di distacco da Fernando Alonso, ieri Norris ha visto la bandiera a scacchi sventolare sulla testa del campione del mondo. Mercedes si consolida come seconda forza alle spalle di Red Bull, con un passo gara eccellente e con una velocità in qualifica ancora da trovare. Non c’è più l’Aston Martin, sei volte a podio nei primi otto Gran Premi. I nuovi aggiornamenti dovevano superare il concetto Red Bull, trovare nuovi campi prestazionali inesplorati. Per ora è finita come il volo di Icaro. Si è persa anche la Ferrari. A Maranello insistono sulla strada della comprensione dei problemi della SF-23. Al sabato la monoposto è tra le più veloci, ma poi alla domenica non c’è verso di aprire la finestra di utilizzo degli pneumatici e si centellinano i decimi di secondo. Alla McLaren hanno avuto il coraggio di ripartire dal foglio bianco, dopo aver ammesso, a febbraio, che il processo di progettazione non aveva centrato tutti gli obiettivi. Nemmeno sei mesi dopo si ritrovano lì davanti.

Hinwil, asfalto indigesto

Fumata nera in casa Alfa Romeo Sauber, un weekend da dimenticare su una delle piste più indigeste per la C43. Al sabato Valtteri Bottas è rimasto senza benzina, e costretto perciò a partire dal fondo dello schieramento. Urge un cambio di rotta dopo l’estate. Dal management di Audi, che subentrerà dall’anno prossimo, non un commento. Ufficialmente tutti sono concentrati sul progetto di auto del 2026, quando cambieranno i regolamenti del motore e dell’aerodinamica. Ma intanto ci sono molte gare da correre, stagioni da chiudere dignitosamente, punti e premi da conquistare.

Il prossimo appuntamento è in Ungheria, una gara che Bottas e Zhou nelle loro dichiarazioni avevano messo nel mirino. Una pista di rettilinei brevi e curve lente, partenze brucianti e frenate al limite. Ferrari e Aston Martin sono pronte al riscatto. Basterà un risultato all’Hungaroring per salvare una stagione?