Picci e Vasseur, convivenza turbolenta in casa Sauber. Nelle libere le Mercedes di Hamilton e Bottas precedono GAsly e Verstappen
Partiamo dalle libere uno e due di che dicono - specialmente per la seconda seduta - come la Mercedes-Benz si presenti agguerrita al penultimo appuntamento di questo Mondiale combattuto. Hamilton e Bottas prime e secondi con le gomme media, a seguire il bravo Gasly e Verstappen con le morbide, come peraltro la maggior parte dei partenti. Cosa sarebbe accaduto se anche gli alfieri della Stella d’Argento avessero montato le soft ?
Leclerc ha dolcemente assaggiato i muri di un circuito che Hamilton ritiene più trafficato e stretto di Montecarlo. Tsunoda ha girato con le dure ed è comunque riuscito a rimanere immediatamente alle spalle di Sainz. Bene Giovinazzi che tuttora non manda giù il defenestramento subìto, ma che ha deciso di voler finire la stagione lasciando qualche rimpianto indiretto.
In settimana sono arrivate le clamorose dimissioni da presidente del CdA del Sauber Group, Pascal Picci. Questo signore per metà svizzero e metà italiano, sanguigno, collerico, ma sorridente e generoso è la persona che con Longbow gestisce il patrimonio e gli interessi parziali della famiglia Finn, Tetrapak, svedesi, proprietari obtorto collo della Sauber (sarebbe qui bello raccontare come ciò sia avvenuto, ma servirebbe un articolo dedicato). Picci è la persona che aveva anche le ottime relazioni con Sergio Marchionne, con il quale condivise la visione e la strategia di ampio respiro che Fca con Alfa Romeo avrebbero voluto perseguire, anche sul piano personale del manager che risiedeva a Schindellegi, guarda caso non lontano dalla sede Sauber.
La rifondazione avviene così, Fred Vasseur scelto come Team Principal e poi Amministratore Delegato di Sauber Group. E qui iniziano le relazioni difficili, la voglia di essere leader, di condurre le decisioni: Picci in nome della famiglia, Vasseur forte di un palmarès e una competenza comprovata nel mondo delle corse.
Muore Marchionne, parte del progetto visionario se ne va con lui, John Elkann che anche nella recente svendita di Fca a Stellantis e la precedente volontà di fare cassa ordinando la quotazione in borsa di Ferrari ha dimostrato una relazione non esattamente ingaggiata con le auto, lascia che il team navighi a vista. Marchionne lascia in eredità Giovinazzi, ma digerito dal transalpino, adorato da Picci che da buon italiano è felice di vedere il tricolore su una macchina dallo sponsor italiano. La relazione peggiora, Picci accusa Vasseur di centralismo, di farsi troppo gli affari suoi. Finn non si schiera molto. Arriva la decisione di prendere Zhou il cinese al posto di Giovinazzi. Nuovamente Picci non è d’accordo con la scelta, anche se da uomo di economia comprende i 25 milioni di dollari di dote.
La famiglia Andretti si avvicina al team, in realtà solo per comperarlo ma poi trasferirlo negli Stati Uniti. Finn si rifiuta, Vasseur non si capisce che posizione prenda davvero, Picci si oppone. 350 milioni di dollari non sono poi una cifra esosa per un team di F1, con ingegneria, galleria del vento, competenze e un slot valido per i prossimi Mondiali. Ma Finn ferma tutto, anzi addirittura accetta per la prima volta di parlare al personale in fabbrica, lo rassicura, precisa di voler vendere, ma non a tutti i costi, e comunque sino a fine stagione 2022 nulla si tocca.
Picci voleva la testa di Vasseur, sbatte la porta e se ne va, ma - ed è questo il passaggio curioso - resta comunque uomo di fiducia di Finn su tutto il resto. Il suo capitolo F1 si chiude, ma afferma «se va via Vasseur torno». In mezzo a tutto questo, il buon Giovinazzi è l’agnello finito sulla griglia. La F1 è anche questo.