Deschamps spegne le polemiche sulle elezioni evitando domande. Parla solo Rabiot, il più tiepido su Le Pen. De la Fuente: ‘Noi belli, ma può non bastare’
La Francia, criticata per un calcio poco (o meglio, per nulla, finora) spettacolare, gioca in difesa anche nella conferenza stampa di presentazione della semifinale con la Spagna schierando ai microfoni Adrien Rabiot. Tra tutti, proprio il giocatore che agli appelli di Mbappé e Thuram per la mobilitazione al voto anti Le Pen (prima e dopo l’exploit della destra francese al primo turno delle elezioni anticipate) si era mostrato più distaccato dicendo, chiaro e tondo, che per il bene della Nazionale sarebbe stato meglio “lasciare da parte la politica”.
Corresse poi il tiro spiegando che il voto in democrazia è importante, che in queste elezioni era in gioco il futuro della Francia, che lui avrebbe votato e che in ogni caso va accettato ogni esito. Abbastanza comunque da apparire, se non tra i più disimpegnati – in un gruppo che invece si è sempre fatto sentire compatto e combattivo contro l’avanzata del Rassemblement National – almeno quello che ha provato a gettare acqua sul fuoco.
Certo, in ballo domani (alle 21 all’Allianz Arena di Monaco di Baviera) c’è una finale degli Europei e il ct Deschamps vuole meno distrazioni, meno polemiche, meno rumore possibile intorno alla squadra, che ha già i suoi problemi: nessun gol su azione dall’inizio del torneo (un rigore e due autogol), un Mbappé spuntato e mascherato che rilascia dichiarazioni d’amore a Pogba – che non c’è più e lui sì sapeva come servirlo sulla corsa – e Griezmann che sembra aver perso il tocco magico, quello che dava la scossa collegando centrocampo e attacco dei Bleus.
Rabiot, con quell’aria da parigino che esce da una di quelle case che al turista fanno fare “ooooh”, chiamato a fare il pompiere, parte con le manovre antincendio già alla seconda domanda, quella inevitabile sulle elezioni e su come ha reagito la squadra: “Non abbiamo seguito l’esito insieme, ma è chiaro che se n’è parlato tra noi. Molti erano sollevati dai risultati. Abbiamo fatto un appello per andare a votare, poi quel che succede si chiama democrazia. Ma io, lo ripeto, ho sempre detto che politica e sport non stanno bene insieme”.
Non sono della stessa idea molti suoi compagni, che a vari livelli, chi con tante parole, chi con poche, chi con gli emoticon, hanno esultato suo social per la sconfitta della destra, come Thuram (“Vive la mixité, vive la République, vie la France”), Koundé (“Sollievo immenso”) e Tchouameni (“La vittoria del Popolo”) e Konaté (che ha messo il simbolo di una strada sbarrata, una bandiera francese e un applauso).
Dalla risposta di Rabiot in poi si chiude ogni possibilità di fare domande sull’argomento, a lui e tantomeno a Deschamps, con il capo ufficio stampa della Nazionale francese, Rapahael Raymond, a orchestrare le domande in sala come un regista teatrale, dribblando tutti gli outsider desiderosi di sapere qualcosa di più e dando la parola ai giornalisti più “embedded” e interessati alle questioni di campo.
Rabiot non si risparmia sul resto, ammettendo la forma scadente di Mbappé e Griezmann, dicendo che possono sempre bloccarsi e che comunque è il collettivo che conta. Ma arriva una frecciata anche a chi, dall’interno, spiffera notizie ai giornali: “Ogni volta che Deschamps prova qualcosa di nuovo, facendocelo mettere in pratica sul campo, a fine allenamento tutto si trova già su tv e giornali. Non è facile”. Tra le novità dovrebbe esserci proprio l’esclusione di Griezmann con il trio di centrocampo Rabiot-Tchouameni-Kanté e davanti Mbappé con Dembélé e Kolo Muani in ballottaggio con Marcus Thuram.
Deschamps conferma indirettamente le voci di corridoio parlando di un approccio “a due fasi, dove bisognerà essere bravi a far ricevere la palla a Lamine Yamal e a Nico Williams mettendoli nelle peggiori condizioni possibili, ma soprattutto occuparli facendoli anche difendere. Certo questi due giocatori aggiungono un’arma come la verticalità che prima la Spagna non aveva”. Quindi, per limitarli, oltre ai due attaccanti larghi e veloci, la Francia si aspetta una mano soprattutto da Theo Hernandez, a sinistra, un terzino che fa proprio della fase offensiva la sua arma migliore.
A fare arrabbiare e insieme sorridere Deschamps è stata poi l’accusa di giocare un calcio noioso. Lui, riuscendo nel contempo a sembrare irritato e divertito, ha risposto che “ci sono tante cose belle nella vita e chi si annoia può fare altro anziché guardare la Francia, È un torneo difficile, io voglio arrivare in fondo e il come mi importa fino a un certo punto”. Poco dopo la Francia è scesa sul terreno dell’Allianz Arena per allenarsi, ma solo per un quarto d’ora e dalla parte opposta del campo rispetto a dove sono i giornalisti. Insomma, era già tanto riconoscere i giocatori (portieri a parte, gli unici dal lato della stampa).
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Campione del Mondo e d’Europa da giocatore, potrebbe essere il primo a completare il poker con i due trofei vinti anche da allenatore
Il ct spagnolo De la Fuente, che si trova nella situazione opposta di Deschamps, deve spegnere gli entusiasmi di chi prevede una finale già acquisita dopo le prestazioni della Spagna in questo Europeo, in particolare quella con la Germania, rispetto a quelle dei francesi, per cui viene di nuovo tirata fuori la parola noia: "Ci sono tanti modi di vincere, la mia idea contiene anche un gioco spettacolare. Noi siamo senz’altro stati appariscenti ma quel che conta più di tutto è vincere. Chi dice che avendo battuto i padroni di casa ora siamo i favoriti si sbaglia. Dite che la Francia annoia? A me il calcio piace tutto, sempre, anche quando guardo la Francia. E poi basta pensare al loro potenziale, ai giocatori di altissimo livello che hanno per sapere che non sarà facile. Certo, siamo squadre diverse e applichiamo stili diversi A noi piace dominare il gioco anche se siamo bravi pure in contropiede. La Francia ti lascia la palla e cerca di entrare negli spazi che la squadra che attacca lascia. Questa può essere la chiave. Ma poi ogni partita prende la sua strada”.
Dati alla mano, negli ultimi 24 anni la squadra spagnola non ha mai dribblato così tanto. Cosa che si poteva percepire anche senza i numeri. Ma la spiegazione di De la Fuente è semplice: “Si lavora per assecondare le caratteristiche dei giocatori”.
Anche la Spagna, però, ha la sua polemica interna, con il capitano Morata che ha apertamente detto che probabilmente lascerà la Nazionale dopo gli Europei in quanto stufo di essere sempre nel mirino un certo tipo di critica “perché in Spagna non c’è rispetto per niente e per nessuno”. Uno sfogo rilasciato a El Mundo e che molti hanno considerato non necessario in questo momento, minando la serenità della squadra. De la Fuente però si schiera a lato del suo capitano e appoggia in toto le sue parole confermando una “mancanza di rispetto da parte di certa critica”.
Rodri, uno dei migliori non solo della Spagna, ma dell’Europeo, ricorda invece la vittoria nel 2008, la prima del ciclo di Xavi e Iniesta. "Avevo dodici anni, è la prima grande competizione di cui ricordo bene tutto. Sognavo all’epoca di alzare la coppa e ora sono qua a giocarmela”. Non ci sarà invece Pedri, out per l’intervento di Kroos nei quarti di finale. Al suo posto Dani Olmo, che già gli subentrò contro i tedeschi (segnando anche il primo gol). Altri due i campi obbligati per De la Fuente: gli squalificati Carvajal e Le Normand verranno sostituiti da Navas e Nacho. Anche se il secondo cambio, quello al centro della difesa, forse sarebbe avvenuto comunque dopo le prestazioni mediocri di Le Normand contro Georgia e Germania. Se la Spagna andrà in finale lo sapremo. Se invece ci sarà la Francia, gli esteti potranno sempre cambiare canale. Deschamps se ne farà una ragione: in caso di successo, infatti, diventerebbe il primo a vincere Mondiale ed Europeo sia da giocatore che da allenatore.
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Il ct spagnolo Luis De la Fuente