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La Svizzera è sulla bocca di tutti, ma Yakin non si scompone

Il selezionatore, diventato in pochi giorni una sorta di eroe nazionale, mantiene il tradizionale aplomb: ‘Pensiamo innanzitutto all'Inghilterra’

2 luglio 2024
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Stoccarda – Inghilterra-Svizzera, sabato a Düsseldorf. In palio, un posto in semifinale, traguardo mai raggiunto dagli elvetici. Una settimana dopo aver eliminato i campioni continentali in carica, Yakin e i suoi dovranno superarsi contro i vicecampioni, sconfitti tre anni fa a Wembley soltanto ai calci di rigore. Murat Yakin, che dopo un autunno 2023 nel quale era stato bersaglio di pesanti critiche, nel giro di poche settimane si è trasformato in una sorta di eroe nazionale e ciò nonostante rimane fedele al suo personaggio senza lasciarsi andare a facili entusiasmi. Perché contro i Tre Leoni la partita sarà molto diversa rispetto a quella dominata contro gli azzurri… «Assolutamente sì. Si tratta di due squadre espressione di culture calcistiche molto diverse. L’Inghilterra propone un gioco assai più verticale e intenso, con difensori esterni molto alti e pericolosi anche in fase offensiva. Inoltre, possiede la capacità di lavorare sui palloni lunghi e sulle seconde palle, soluzioni che possono metterci in difficoltà, come abbiamo potuto constatare contro la Scozia. Il ritmo con il quale si svilupperà la partita dovremo essere noi a deciderlo, starà a noi provare a non lasciarli giocare grazie al nostro pressing».

E, se possibile, sorprendere Gareth Southgate con uno di quei conigli che da inizio torneo Yakin è sempre riuscito a cavare dal suo cilindro, da Aebischer a Shaqiri, da Ndoye attaccante a destra e poi cursore, a Rieder… «Le scelte positive infondono fiducia in tutti, in me stesso, in chi mi circonda, nella squadra e nei giocatori. Le decisioni sono figlie di molte analisi, dallo studio degli avversari come squadra e come singoli, alla consultazione delle statistiche, dalla certezza che un tuo giocatore messo in una certa posizione possa rendere meglio rispetto a un’altra, alla formulazione di un preciso piano di gioco. Alla fine, tuttavia, la differenza la fanno i giocatori in campo, l’aspetto umano ha il sopravvento. E vedere cosa i nostri ragazzi hanno fatto in queste quattro partite, il coraggio mostrato, mi rende sicuramente orgoglioso».

Quel precedente del 2004

Contro l'Inghilterra, la Nati vanta un bilancio decisamente negativo, con l’ultima vittoria risalente al 1981. Poi, dieci sconfitte e tre soli pareggi. In una di queste, quella del 17 giugno 2004, in campo c’era anche l’attuale selezionatore rossocrociato… «Si trattava della fase a gironi degli Europei in Portogallo. Per noi era stato un torneo non gestito nel migliore dei modi, aleggiava un po’ di nervosismo e in gruppo non vi era quell’esperienza sulla quale l’allenatore si poteva appoggiare. Tuttavia, non possiamo paragonare quella Nazionale con questa, sono trascorsi vent’anni, le aspettative sono completamente diverse, il nostro calcio si è sviluppato, abbiamo imparato dagli errori commessi. Ciò che mi rammento è un’Inghilterra molto forte, con Owen che ci aveva fatto impazzire. E aveva persino giocato ancora Paul Gascoigne…». No, “Gazza” non faceva più parte di quella Nazionale. «Davvero? Non sono mai stato uno storico del calcio…». Per contro, quell’anno Sven-Göran Eriksson aveva a disposizione Wayne Rooney (autore di una doppietta contro gli elvetici), Gary Neville e Ashley Cole in difesa e un centrocampo composto da David Beckham, Frank Lampard, Steven Gerrard e Paul Scholes. Sulla carta una delle nazionali inglesi più forti di sempre, ma anche una generazione che ha lasciato il calcio senza conquistare trofei.

Veniamo all’Inghilterra di oggi, quella che in queste prime quattro partite del torneo ha profondamente deluso, nonostante una rosa di talento agli ordini di Gareth Southgate, uno che dopo la semifinale ai Mondiali in Russia, la finale di Euro 2020 e i quarti di finale in Qatar, si è assicurato anche quest’anno un posto tra le migliori otto… «Non è il mio compito quello di spiegare perché in casa inglese le cose non siano andate come sperato, io devo concentrarmi sulla mia squadra. Se guardiamo al valore di mercato delle due rose, quella dell’Inghilterra è nettamente superiore alla nostra (secondo i dati del portale transfermarkt.it si parla di 281,5 milioni per i rossocrociati e di 1,52 miliardi per i sudditi di Carlo III, ndr). Detto questo, noi stiamo bene, attraversiamo un buon momento, la squadra gioca un calcio piacevole e raccoglie i risultati che si merita, per cui ci presentiamo alla sfida con grande fiducia. Affrontare squadre che pensano soltanto a difendersi non è mai facile, per questo posso comprendere le difficoltà dell’Inghilterra. E lo stesso può valere per noi, per cui penso possa essere un vantaggio dover affrontare una compagine che condivide il nostro stesso desiderio di giocare a calcio».

Chi avesse assistito all’ultima fase, quella autunnale, delle qualificazioni, difficilmente potrebbe riconoscere in quella Nati la stessa che qui in Germania tanti consensi sta raccogliendo. La squadra nel suo insieme, così come il suo selezionatore, oramai sulla bocca di mezza Europa… «Sono apprezzamenti che ovviamente fanno piacere, anche perché ho conosciuto il rovescio della medaglia. Tuttavia, così come non leggevo tutto quanto veniva scritto prima, adesso non mi lascio esaltare dai complimenti. Per quanto riguarda il girone preliminare, per la prima volta siamo partiti da favoriti e forse ci siamo lasciati condizionare. Inoltre, per calciatori abituati a passare da uno stadio stracolmo all’altro, dover giocare in impianti vuoti come in Serbia, ad Andorra o in Bielorussia non è stato affatto facile. Ciò detto, la qualificazione non è mai stata in pericolo e durante l’inverno abbiamo avuto la possibilità di aggiustare quanto non aveva funzionato. Avere campioni del calibro di Sommer, Akanji, Xhaka, ma anche il terzetto del Bologna o Schär, tutti elementi reduci da una stagione di grande successo, ci ha aiutato molto e ha trasmesso mentalità vincente all’ambiente. Da gennaio in poi qualcosa è cambiato, in marzo e nelle ultime amichevoli abbiamo potuto sistemare gli ultimi aspetti e ora ci troviamo qui in Germania a preparare un quarto di finale contro l’Inghilterra, con un nostro stile di gioco e un calcio dominante, fatto di pressing, possesso palla e difesa stabile».

L'aspetto spiacevole del ruolo di coach

Murat Yakin ha individuato sin dalla prima partita il nucleo di giocatori sul quale appoggiarsi. Tuttavia, per un nocciolo duro schierato con sufficiente continuità, vi è un altro gruppo di elementi che il campo non l’hanno ancora visto… «Questo è senza dubbio l’aspetto più difficile del lavoro di allenatore in uno sport di squadra. Sai che comunque vada, alla fine qualcuno rimarrà deluso. Ma è così e non ci si può far nulla, se non cercare di organizzare allenamenti nei quali anche chi non gioca si senta apprezzato. Così come i portieri sanno di essere destinati al ruolo di perenne riserva a meno che il titolare si faccia espellere o si infortuni, per alcuni giocatori di movimento trovare posto diventa difficile, a maggior ragione se – come nel nostro caso – non vi sono infortunati, non vi sono squalificati e la squadra ottiene buoni risultati. Devono cercare di rimanere positivi, pronti a un’eventuale chiamata. Personalmente, con loro cerco il dialogo, ma non è facile entrare nella loro testa e capire quale sia veramente il loro stato d’animo».

Da gennaio, il tecnico basilese può contare su un aiuto in più: quello di Giorgio Contini… «Un aiuto prezioso. Con i ragazzi ha un ottimo rapporto e io e lui ci intendiamo a occhi chiusi. Quando si era liberato il posto di assistente, avevo subito pensato a lui, ma non ero certo che, in quanto allenatore “titolare”, avrebbe accettato un posto da assistente. Per fortuna nostra lo ha fatto e per come gestisce il lavoro con i ragazzi, per le sue competenze specifiche lo considero ben più di un “secondo”, piuttosto un co-allenatore. Per la Nazionale, il suo arrivo è stato un colpo di fortuna».

‘Non è il momento di parlare di rinnovo’

A questo punto, resta solo da capire se da metà luglio il selezionatore rossocrociato sarà ancora Murat Yakin. Il suo contratto scadrà alla fine degli Europei e alcune voci (insistenti) parlano di una proposta finanziariamente molto allettante da un club arabo… «Per favore, rispettate la situazione e questo Europeo. Non è il momento di parlare del mio futuro. Quando questa avventura finirà, avremo tutto il tempo per sederci attorno a un tavolo e discuterne con calma. È vero, in primavera non ho accettato l’offerta dell’Asf, in quanto non mi sembrava il momento giusto per un prolungamento dell'accordo. Per lavorare bene non ho bisogno della certezza del contratto, nel calcio si tratta di confermare ogni volta i risultati ottenuti e al momento questo modo di lavorare mi sta dando ragione. Posso però assicurare che non vi sono state offerte esterne alla federazione, anche se ammetto di trovarmi oggi in una situazione ben più invidiabile rispetto all'autunno scorso».

Dopo la vittoria contro l’Italia, Yakin si era lasciato andare e aveva affermato di aver avuto la certezza del successo quando era venuto a conoscenza dello schieramento tattico azzurro con quattro difensori. L’Inghilterra propone storicamente una linea a quattro… «Prima di tutto voglio precisare che quelle dichiarazioni non sono nel mio stile, nate probabilmente dalla felicità provata nel vedere i miei ragazzi proporre una prestazione come quella di sabato. Detto ciò, sapevamo che se avessero scelto la soluzione con quattro difensori, avremmo avuto la possibilità di metterli in difficoltà. Ora, è vero che l’Inghilterra difende storicamente a quattro, ma non sappiamo con quale sistema e con quale strategia ci vorranno affrontare. Tuttavia, in queste settimane come Svizzera abbiamo guadagnato rispetto a sufficienza per far sì che anche i nostri avversari si debbano preoccupare di come sceglieremo di andare ad affrontarli».

Granit Xhaka, allarme rientrato

Contro l'Inghilterra Granit Xhaka sarà in grado di scendere in campo. La risonanza magnetica alla quale è stato sottoposto per valutare il danno all’adduttore destro che contro l’Italia lo aveva infastidito, ha dato esito positivo: nessuna lesione, soltanto un affaticamento dovuto alla lunga stagione. Il capitano ieri ha svolto un allenamento differenziato, ma come precisato dall’Asf, la sua presenza sabato a Düsseldorf non è in forse.