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Kvara, la notte dei sogni: la Georgia vola agli ottavi

Il campione del Napoli apre le marcature. Un rigore di Mikautadze e le parate di Mamardashvili fermano il Portogallo. CR7 c'è, ma i record sono rimandati

L’impossibile non esiste
(Keystone)
26 giugno 2024
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Kvicha Kvarastkhelia aveva dichiarato alla vigilia di avere un sogno, che poi erano quattro: giocare contro Cristiano Ronaldo, segnare un gol, batterlo e poi scambiare la maglia con lui a fine partita. È andata come nei sogni di Kvara. CR7 in campo, lui in gol, la Georgia che vince e si qualifica agli ottavi alla prima, storica partecipazione (della maglia non è dato saperlo, ma se ne farà una ragione, nel caso).

Dopo un minuto e trenta secondi, con una puntutalità che nemmeno Babbo Natale quando si è bambini, il numero 7 georgiano si era già ritrovato con due desideri esauditi grazie a una ripartenza rapidissima chiusa con un tiro a incrociare dei suoi.

Il ruolo di Babbo Natale lo ha interpretato, con una palla lenta regalata a centrocampo, Antonio Silva, uno degli otto cambi fatti dal ct Martinez rispetto alla gara con la Turchia, quella che ha dato ai portoghesi la certezza del primo posto del girone, rendendo questa partita - per loro - quasi un’amichevole sperimentale. Una specie di regola non scritta in casi simili. Regola che vale per tutti fuorché per colui che fa sempre eccezione, Cristiano Ronaldo. Vista l’età e il caldo infernale di questa Germania tropicale, veniva indicato a riposo e invece eccolo spuntare dal tunnel alla caccia dei due eurorecord che gli mancano: quello di marcatore più anziano della storia dell’Europeo e quello di unico giocatore a segnare almeno un gol in sei diverse edizioni. Al 19’ Antonio Silva fa l’unica cosa peggiore che può fare un portoghese in campo oltre a regalare un gol, e cioè togliere un’occasione a Ronaldo. Lo fa, anticipandolo di testa sul secondo palo senza cavarne nulla, se non qualche rimprovero del suo capitano. Al 27’ sarà ancora lui - predestinato al contrario - a mangiarsi un gol, calciando sull’esterno della rete. Nella stessa azione CR7 si lamenta per una trattenuta in area in modo talmente plateale da costringere l’arbitro svizzero Schärer - che ha fatto finta di niente per un po’ - ad ammonirlo.

Al 34’ sembra arrivato il momento dei record di Ronaldo, ma Gvelesiani si butta a corpo morto parando il tiro a colpo sicuro del portoghese con una gamba e devia in corner. Quando si rialza, i compagni lo vanno ad abbracciare come se avesse segnato il 2-0.

Nel secondo tempo, dopo pochi secondi Ronaldo ha un’altra palla gol che - deviata - si impenna sopra la traversa. Alla prima puntata offensiva, al 50’, è Kvara ad avere il match point, ma spreca schiacciando troppo il pallone.

Il fenomeno di serata lo fa poi Mamardashvili, con un intervento prodigioso con la mano di richiamo su tiro di Dalot. Forse la miglior parata dell’Europeo: che è esistita, eppure non esiste, perché l’arbitro, richiamato dal Var, riavvolge il tempo di un paio di minuti e concede un rigore ai georgiani. Sul dischetto va Mikautadze (appena retrocesso in Ligue2, col Metz), freddissimo, che la mette nell’angolo a sinistra di Diogo Costa: gol. Il Portogallo si affloscia, la Georgia gioca leggera, con Mikautadze a ricamare e Kvara in stato di grazia a slalomeggiare tra gli avversari tra gli oooh di stupore del pubblico.

Ora per la Georgia c’è la Spagna: un incontro tra le due squadre più entusiasmanti del torneo. I portoghesi estraggono dalla tombola delle terze un’altra nazionale dell’Est, la più quadrata, meno dotata, ma altrettanto sorprendente Slovenia.

Fuori campo

Il grande raduno dei numeri 7

Gelsenkirchen, sotto un sole che sembra aver deciso di passare l’estate in Germania, pare la sede di uno di quei raduni figli della preistoria di internet, quando ancora c’era curiosità per l’altro a tal punto da volersi perfino incontrare. Ci si trovava tutti assieme, con questi metodi inclusivi-esclusivi: solo quelli che si chiamavano Rossi, Müller o Rezzonico, quelli nati quel tale giorno a tale ora, quelli che avevano visitato il Paraguay o avevano un’iguana in casa.

A Gelsenkirchen è il raduno dei numeri 7: ci sono tutti i Ronaldo, quello della Juve e quello del Real, quello del Portogallo e quello del Al-Nassr: biondi, mori, alti, bassi, portoghesi di passaporto o per affinità elettive, donne, bambini. C’è anche Rochaldo: “Il mio cognome è Rocha. Da ragazzo ero bravo e mi diedero questo soprannome, ma è andata male, nemmeno gioco più”. Insomma, Rochaldo ha “appeso le scarpe a qualche tipo di muro”, come diceva De Gregori ne “La leva calcistica”, la canzone che finisce con il verso “quest’altr’anno giocherà con la maglia numero 7”. Come quella di Luis Figo, la divisa retrò più indossata a Gelsenkirchen. Anche la maglia esposta all’ingresso della Fan Zone, su una gruccia grigiastra (siamo nella Ruhr, mica a Ibiza), porta il 7: era di Levan Kobiashvili, sei stagioni nella squadra locale, lo Schalke04, e cento presenze con la nazionale georgiana.

Ovviamente spopola il 7 di Kvaratskhelia, declinato anche alla napoletana, col 77. E c’è anche un 77 di peluche, con la maglia metà della Georgia e metà del Napoli: è un orso di proprietà di un tifoso arrivato da Tbilisi. Si chiama Mark Dadiani: per essere sicuro che lo scriva correttamente mi mostra il suo profilo Facebook. E dire che c’è molto di peggio. Tra i suo connazionali convocati per l’Europeo ci sono i Mamardashvili e gli Zivzivadze, gente per cui è sempre meglio affidarsi al caro, vecchio copia e incolla.

C’è un altro 77 che si fa notare, e non è di peluche: è un tifoso sulle cui sulle spalle c’è scritto Loria, che non è Stefano, l’ex difensore di Siena e Roma con l’aria da pugile, ma il portiere di riserva georgiano, nome di battesimo Giorgi. Il 77 sovrasta con i suoi cori i tentativi di un tenore improvvisato che vorrebbe esibirsi nella metropolitana. Quando arriva un convoglio diretto allo stadio già strapieno, un ragazzo che chiacchiera con un amico non si accorge che la fidanzata è rimasta indietro. La porta si chiude, poi si riapre per la calca, lei gli fa segno di scendere, lui se ne infischia: il treno parte. La avvicino chiedendole cosa vuol dire la scritta, in alfabeto georgiano, sulla sua maglia: “Tutti insieme per la Georgia a Euro 2024”. Tutti assieme mica tanto.

Su Google la prima cosa che appare se scrivi “proverbi georgiani” è: “L’uomo fortunato perde la moglie, l’uomo sfortunato perde il cavallo”.