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‘Non siamo qui per giocare alle comparse’

Marco Rossi, cittì dell'Ungheria, sfodera gli artigli: ‘Loro sono forti in ogni reparto, ma noi vogliamo gli ottavi di finale’

14 giugno 2024
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Affermare che l’Ungheria è diventata una presenza fissa nel panorama degli Europei è sicuramente esagerato. È però vero che la selezione magiara ha preso parte alle ultime due edizioni degli Europei e sta pian piano riguadagnando quella credibilità andata persa soprattutto dagli anni novanta in poi. Grande merito per la crescita prodotta in questi anni va senza dubbio dato al tecnico italiano Marco Rossi, alla guida della selezione magiara dal 2018 dopo essere approdato a Budapest nel 2011. Lo scorso ottobre ha ricevuto il passaporto ungherese, ma ciò nonostante, nella conferenza stampa della vigilia si è espresso in italiano, a testimonianza di quanto ostico sia l’idioma magiaro.

La crescita dell’Ungheria è testimoniata dai risultati degli ultimi due anni. Dall’ultima Nations League, ad esempio, competizione nella quale ha ottenuto tre successi in un girone di non poco conto, con Italia, Germania e Inghilterra, quest’ultima umiliata a Wembley con un clamoroso 4-0, che in piccolo (ma molto in piccolo) ha ricordato la sfida tra i “maestri” e l’Aranycsapat, la “squadra d’oro” di Puskas e Hidegkuti che nell’Empire Stadium londinese si era imposta 6-3.

In conferenza stampa, il tecnico italiano si è soffermato in primo luogo sulla squadra avversaria, la Svizzera… «Ve li devo nominare uno a uno? In porta c’è Sommer, in difesa possono contare su Akanji, a centrocampo nemmeno devo dirvi chi c’è e in attacco hanno elementi di valore tecnico e tattico. Xhaka, ovviamente, è la loro fonte di gioco, arriva da una stagione straordinaria con il Bayer. Non è l’unico pericolo, ma è la loro fonte di gioco e in qualche modo dovremo cercare di limitarlo. Dovremo prestare grande attenzione in ogni fase di gioco, perché loro hanno pochissimi punti deboli».

Nonostante tutto ciò, Rossi ostenta quella sicurezza che è d’obbligo alla vigilia dell’esordio in una fase finale…«Ai miei ho detto che la loro fiducia è cresciuta partita dopo partita, giorno dopo giorno nel quale abbiamo lavorato assieme. Quello che succederà domani nessuno lo può sapere, le emozioni che vivremo le scopriremo sul campo, anche se molti ragazzi sono reduci da Euro 2021 e un palcoscenico di questa importanza già lo hanno calcato. L’ultima edizione della rassegna ci aveva regalato applausi, ma non il passaggio del turno, questa volta proveremo a cambiare le carte in tavola. Non ci siamo qualificati per grazia ricevuta, ma è sul campo che ci siamo meritati di essere qui e non vogliamo giocare a fare le comparse».

Una Colonia di… Sant’Andrea

In una Colonia che inizia a respirare aria di calcio continentale, il centro città è stato letteralmente preso d’assalto dai tifosi. Non quelli magiari (pochi) o quelli elvetici (in buon numero), bensì quelli della Tartan Army, l’armata scozzese che già nelle prime ore del pomeriggio ha perso possesso della Fan Zone. A dominare sul rossocrociato e sul tricolore ungherese è il Blue Navy delle magliette e le Croci di Sant'Andrea della bandiera scozzese. Oltre, ovviamente, al kilt che praticamente tutti indossano, con profondo orgoglio. Siccome sabato allo Stadio di Colonia in campo scenderanno Ungheria e Svizzera, ci si potrebbe chiedere il motivo di una presenza così massiccia di tifosi scozzesi. Semplice, stanno tutti aspettando la sfida di mercoledì contro la Svizzera. «Certo – afferma Shaun, che arriva da Bishopton, cittadina non molto lontano da Glasgow –. Stasera la sfida contro la Germania ce la gusteremo nella Fan Zone, poi mercoledì tutti allo stadio per sostenere i ragazzi di Steve Clarke. E domenica prossima saremo a Stoccarda contro l’Ungheria, comunque vada».

Sulle possibilità di andare avanti e accedere agli ottavi di finale, il 24.enne Shaun ha qualche dubbio in più. Mentre si accende una sigaretta, sentenzia senza un filo di acredine: «Non ne vinceremo nemmeno una, le perderemo tutte e tre». E poi, con un largo sorriso aggiunge: «E chi se ne frega, siamo qui per fare festa. Cheers!», conclude alzando il boccale di birra, appena svuotato e già tornato pieno.

Sarà, ma gli ricordiamo che l’ultima sfida europea tra rossocrociati e scozzesi era finita con un 2-0 che aveva definitivamente rimandato a casa la squadra di Artur Jorge. Ma quello era il 1996 e Shaun, a quel tempo, probabilmente non era nemmeno nelle intenzioni dei suoi genitori…

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