Di ritorno a Roma da Baku, Seferovic e i suoi compagni aspettano di conoscere il loro destino. E l'attaccante dice Belgio, senz'altro ripensando al 2018
Non è un lunedì qualunque, per i rossocrociati in quel di Baku. Dove la nazionale di Vladimir Petkovic si gode qualche ora di libertà in Azerbaigian, dopo il 3-1 ai turchi che li riporta sui binari verso gli ottavi dell'Europeo itinerante, dopo l'angoscia di qualche giorno prima all'Olimpico di Roma. Ed è proprio in attesa del volo che in serata riporterà i rossocrociati nella capitale italiana, che Haris Seferovic, ventinovenne attaccante che gioca in Portogallo, nel Benfica, spende qualche minuto per parlare alla stampa. «Ci siamo tolti un peso dalle spalle» dice l'autore dell'1-0, domenica, la cui esultanza in favore di telecamera aveva reso l'idea di quanto quel gol fosse liberatorio. «Sinceramente non ricordo se ho urlato oppure no. È stato un momento così emozionale, c'era così tanto in gioco...». Anche perché quello era il primo gol a una fase finale di una manifestazione internazionale dopo sette anni e dodici partite. Seferovic, però, la vede diversamente: «Un gol è un gol, poi è uguale se lo segni all'Europeo, al Mondiale oppure durante un partita di qualificazione».
Già, la qualificazione. Ancora non c'è, ma è quasi una formalità, visto che tra tutte le terze classificate soltanto due faranno ritorno anticipato a casa. Una certezza, però, già c'è: agli ottavi la selezione di Petkovic dovrà vedersela con un avversario di tutt'altro calibro, rispetto alla Turchia. Si parla di Belgio, Francia, Germania o persino Spagna. In altre parole, i rossocrociati dovranno aumentare, e decisamente, il loro livello. A giudicare dall'esito della sfida con gli Azzurri nella fase preliminare, i presupposti non sembrano dei migliori, ma Seferovic è convinto che lui e i suoi compagni abbiano la loro da dire. «Contro le grandi abbiamo sempre fatto il nostro lavoro, lottando sul campo come una squadra contro quelli che erano i favoriti».
Se qualcuno gli chiede se abbia lui un favorito, Seferovic dice Belgio. E non soltanto perché vi gioca il suo compagno al Benfica, Jan Vertonghen. «Ho degli ottimi ricordi» aggiunge, alludendo al quel clamoroso 5-2 in Nations League contro i semifinalisti del Mondiale in Russia, a cui lo stesso Seferovic rifilò tre reti. Allora, era il 18 novembre 2018, prima di sfidare i belgi la Svizzera arrivava da un'imbarazzante amichevole con il Qatar, e pur se senz'altro la Nations League non può essere paragonata a un Europeo, in quell'occasione il gruppo aveva dimostrato di sapersi sublimare nel sacrificio. E non è stata l'unica volta, quella, in cui è capitato, quando meno ce lo si aspettava.