CICLISMO

Tour de France 2025, montagne difficili e tanti trabocchetti

Presentato il tracciato della prossima edizione della Grande Boucle. Tornano il Mont Ventoux, Superbagnères e la Loze. Partenza a Lilla, chiusura a Parigi

29 ottobre 2024
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L'edizione numero 112 del Tour de France si svolgerà, per la prima volta da cinque anni, interamente in territorio francese, tra il 5 e il 27 luglio. Il percorso del 2025 sarà caratterizzato dal Mont Ventoux e dal Col de la Loze.

Partenza da Lilla, due cronometro di cui una in salita, sette arrivi in vetta e conclusione sugli Champs Elysées: queste le caratteristiche principali di un percorso che torna a una certa tradizione dopo tre partenze consecutive all'estero. «Non c’è un solo millimetro fuori dalla Francia. Qualcuno dirà: 100% francese? Non ci si può stupire, dovrebbe essere sempre così. Ma sono orgoglioso delle partenze all'estero, che contribuiscono ad aumentare la visibilità del Tour e della Francia», ha sottolineato il direttore del Tour Christian Prudhomme.

Ritorno a Parigi

Sapevamo già che il Tour sarebbe partito da Lilla e si sarebbe concluso sugli Champs-Elysées, di nuovo in programma dopo una “magnifica fuga” (secondo Prudhomme) a Nizza nel 2024, a causa dei Giochi olimpici. È possibile che la tappa finale si ispiri alla prova a cinque cerchi andata in scena la scorsa estate lungo le strade parigine, con un nuovo itinerario rispetto ai tradizionali giri degli Champs-Elysées, con forse un'incursione sulla collina di Montmartre. «Abbiamo visto la forza del ciclismo su strada. Era meravigliosamente e formidabilmente popolare. I Giochi olimpici hanno reso possibile fare cose che sembravano impossibili. Se fosse possibile organizzare un altro evento magnifico, ma annuale, non mi dispiacerebbe», ha spiegato il direttore del Tour.

Trabocchetti ovunque

Tuttavia, le discussioni tra gli organizzatori del Tour, il comune di Parigi e la Prefettura di polizia sono difficili e l'ottimismo non è necessariamente all'ordine del giorno. Per il resto, la geografia della Francia impone che il percorso della Grande Boucle sia diviso in due parti: pianeggiante alla partenza, montuoso all'arrivo. Ma questa è «solo una finzione – ha aggiunto Prudhomme –. La prima tappa sembra promessa ai velocisti, che avranno l'opportunità di conquistare la maglia gialla per la prima volta dopo cinque anni. Ma in seguito, abbiamo disseminato trabocchetti ovunque. Thierry (Gouvenou, il responsabile della pianificazione del Tour, ndr) non si è dimenticato di una sola collina tra Lilla e la Bretagna. La seconda tappa termina a Boulogne-sur-Mer con tre salite negli ultimi dieci chilometri. Il quarto giorno ci sono quattro salite negli ultimi trenta chilometri. Poi, nella tappa di Vire, ci sono 3'500 metri di salita e discesa», ha specificato il direttore del Tour.

Una cronometro molto piatta di 33 km a Caen servirà come primo giudice di pace. Due giorni dopo, l'arrivo a Mûr-de-Bretagne sarà un altro momento clou, prima del tuffo verso il Puy-de-Dôme e i Pirenei.

Menu abbondante nei Pirenei

I Pirenei promettono di essere duri, con un arrivo in vetta a Hautacam, alla vigilia di una cronoscalata di 11 km tra Loudenvielle e l'altiporto di Peyragudes. Il giorno successivo, le cose si faranno ancora più difficili con il primo arrivo a Superbagnères dal 1989, preceduto dalle salite del Tourmalet, dell'Aspin e del Peyresourde, in una sequenza che inevitabilmente setaccerà il plotone.

Il Tour si dirigerà poi verso le Alpi, tornando prima sul Mont Ventoux, uno dei suoi grandi miti. Sarà il primo arrivo in cima al gigante della Provenza dal 2013, visto che la tappa del 2016 era stata interrotta a causa del vento.

Arrivo sul Col de la Loze

La tappa regina è in programma giovedì 24 luglio, con le salite del Col du Glandon, della Madeleine e l'arrivo in cima al temibile Col de la Loze, per un dislivello di 5'500 metri. Una nuova odissea attende i corridori il giorno successivo tra Albertville e La Plagne, con il Col des Saisies, il Col du Pré e il Cormet de Roselend, prima della dura salita finale. Il nome del vincitore della Grande Boucle 2025 lo si conoscerà proprio a La Plagne, poiché il percorso del penultimo giorno verso Pontarlier, promesso agli attaccanti, non dovrebbe sconvolgere la classifica generale.

«Le tappe di montagna sono molto, molto difficili e questo compenserà in qualche misura i giorni di pianura. Ma non dobbiamo avere giorni di crisi in pianura, perché il rischio di pagare un conto salatissimo sarebbe elevato» ha sottolineato Thierry Gouvenou.

Per quanto riguarda la tipologia di corridore a cui il percorso è più adatto, l'architetto del tracciato è categorico: «Non abbiamo mai visto un corridore medio vincere il Tour de France. Al momento, Pogacar è una spanna sopra gli altri. Su qualsiasi terreno andrebbe bene. E farà bene anche l'anno prossimo. Ma c’è la speranza che anche Vingegaard torni al top».