Il turgoviese della Groupama-Fdj pronto a lanciarsi nella prima Vuelta, in una crono di Lisbona dov'è tra i favoriti. ‘Non sarà facile, ma voglio vincere’
Le Olimpiadi, ormai, sono già un ricordo. E se, da qualche parte, nella sua testa, Stefan Küng sta iniziando a pensare al Mondiale di casa, a fine settembre, il turgoviese della Groupama-Fdj vuol dire la sua anche alla Vuelta che inizia domani, l'ultimo dei grandi Giri della stagione. A cui, tra l'altro, non avrebbe neppure dovuto esserci. Infatti, è durante l'inverno che i ciclisti preparano la loro stagione, non solo dal punto di vista fisico ma anche sul piano della programmazione, con gli interessi del corridore che vanno soppesati con quelli della squadra. Tuttavia, basta qualche caduta o qualche malanno di stagione per cambiare tutta la pianificazione, ed è proprio quello che è successo a Küng, che si è visto costretto a rivedere il calendario. E dopo la paurosa caduta in autunno nella crono degli Europei, e le disavventure che l'hanno accompagnato negli ultimi mesi, a cominciare dalla prematura morte in gravidanza di quello che sarebbe stato il suo secondogenito, che ne hanno indubbiamente intaccato il morale, Küng s’è deciso a esplorare nuove strade. «Mi è venuta l'idea di provare a prender parte alla Vuelta. Ne ho parlato alla squadra, e abbiamo trovato quasi subito la soluzioni».
L'alternativa sarebbe stata prender parte come gli altri anni al Giro del Benelux, alla Bretagne Classic (l'ex Grand Prix de Ouest-France) e di nuovo agli Europei, ma il trentenne di Frauenfeld ha sentito il bisogno di cambiare, anche se in verità il richiamo della Vuelta su di lui non aveva mai fatto presa. «Sono onesto, di tutti i grandi Giri, quello di Spagna è sempre stato quello che mi attirava di meno». E quando parla di grandi corse, Küng sa bene cosa significa: il Tour l'ha già fatto a undici riprese, ed è già stato anche al Giro d'Italia, ma adesso dovrà fare i conti con un nuovo scenario, a lui ancora sconosciuto. Tuttavia, nella penisola iberica la missione per lui è chiara: arrivare alla miglior condizione possibile così da essere pronto per i Campionati del mondo di Zurigo, che iniziano il 21 settembre. «Vado alla scoperta di qualcosa di nuovo, e lo farò con l'intenzione di conquistare una tappa». E l'occasione ideale per lui, che è uno specialista delle gare contro il tempo, sarà quella della primissima tappa della 79esima edizione della Vuelta, domani, nella cronometro inaugurale di Lisbona che prevede un tracciato di 12 chilometri poco esigente dal punto di vista tecnico. «L'obiettivo è vincere, anche se so che la concorrenza è agguerrita». E gli uomini da battere saranno probabilmente il belga Wout van Aert, il britannico Joshua Tarling, lo statunitense Brandon McNulty e il portoghese Nelson Oliveira, tutta gente che ai Giochi di Parigi aveva chiuso davanti all'elvetico, che si era dovuto accontentare dell'ottavo posto, due posizioni dietro l'altro svizzero in lizza, Stefan Bissegger.
Dovesse riuscire a imporsi in Portogallo sabato, Küng si metterebbe ovviamente sulle spalle la maglia rossa di leader della corsa, un onore che la Svizzera attende dal 2009, da quando ci riuscì Fabian Cancellara, uno dei due soli elvetici a essere stato in vetta alla classifica della corsa tappa spagnola in questo nuovo millennio (l'altro, nel 2000, fu Alex Zülle). Tuttavia, per riuscire a vincere la crono Stefan Küng sa che per prima cosa dovrà essere al top al momento giusto, dopo la bronchite che l'aveva colpito prima del Tour o i suoi recenti problemi di stomaco. «In questi ultimi mesi le cose non sono andate come avrei voluto. Ho sempre avuto l'impressione di non riuscire a sfruttare a fondo le mie capacità». Infatti, a Parigi, invece delle medaglie s’è dovuto accontentare di due diplomi olimpici. «Ma non ho nulla da rimproverarmi – conclude –. Sapevo che avrei dato il massimo quando sarebbe servito, ma più di quello era impossibile, viste le circostanze. Adesso, però, posso finalmente dire di sentirmi come non mi capitava da tempo».
Se il turgoviese punta alla prima maglia rossa, di certo non può sperare di vestire l'ultima, quella di Madrid. Il trionfo finale è destinato agli scalatori e nel ruolo di grande favorita parte la Uae Emirates, nonostante quest'anno al via non ci sia Tadej Pogacar, già soddisfatto delle maglie rosa e gialla. La squadra di Mauro Gianetti sarà capitanata dal portoghese João Almeida e dal britannico Adam Yates, entrambi fidi scudieri di Pogacar al Tour e ora liberi di scatenare i loro cavalli. Principale avversario sarà lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull - Bora), uscito male dalla Grande Boucle (ritiro) e desideroso di riscatto, nonostante una condizione fisica tutta da verificare. Roglic punta al poker, visto che la corsa spagnola l'ha già vinta ben tre volte. Ad aiutarlo nell'impresa ci sarà lo spagnolo Daniel Martinez, secondo al Giro e possibile alternativa in caso di défaillance dello sloveno. Al via pure il vincitore dell'ultima edizione, lo statunitense Sepp Kuss che punterà al bis grazie al supporto, in particolare del giovane Cian Uijtdeborecks. L'atleta di Durango, tuttavia, non potrà contare sulla medesima corazzata di un anno fa, capace di conquistare le prime tre posizioni della generale: Roglic ha cambiato casacca, mentre Vingegaard, dopo gli sforzi profusi per recuperare dall'incidente ai Paesi Baschi e per tener testa a Pogacar sulle strade del TdF, ha deciso di rinunciare alla corsa iberica. Tra chi spera di mettersi in mostra ci sono pure gli spagnoli Mikel Landa (Soudal), al suo 22º grande giro in carriera, Enric Mas (Movistar), l'australiano Ben O'Connor (Decathlon), il danese Mattias Skjelmose, il britannico Tao Geoghegan Hart (entrambi Lidl) e l'ecuadoriano Richard Carapaz (Ef Education).
Il percorso si presenta molto duro, per quanto non si salirà mai sopra i 2'000 metri. Non ci saranno l'Angliru o il Tourmalet, ma in compenso saranno ben nove gli arrivi in salita, con tredici frazioni complessive da dividersi tra alta e media montagna. Nel complesso ci saranno 54 gran premi della montagna, per un totale di 59'279 metri di dislivello. Di tappe per velocisti ce ne sarà una sola, mentre in cinque occasioni il tracciato sarà vallonato e un buon lavoro da parte delle squadre dei velocisti potrebbe permettere un arrivo a ranghi più o meno compatti. Trentasette, infine, i chilometri contro il tempo, 12 nella prima tappa di Lisbona, 24,6 l'ultimo giorno a Madrid.