Filippo Colombo spera nella selezione per la sua seconda Olimpiade: ‘Obiettivo dei prossimi due mesi, risalire il ranking dopo l'infortunio al gomito’
La Colline d’Élancourt, nelle vicinanze di Saint-Quentin-en-Yvelines (nella regione dell’Ile-de-France), con i suoi 231 metri sopra il livello del mare rappresenta il punto più alto tra le molte strutture destinate a ospitare le competizioni delle Olimpiadi di Parigi. Il 28 e 29 luglio, questa collina artificiale con un dislivello di 60 metri, sarà teatro delle gare maschile e femminile di mountain bike. Al via della prova maschile conta di poterci essere anche Filippo Colombo, già presente nel 2021 a Tokyo e tra i papabili per una nuova selezione. Che, va detto subito, rispetto a tre anni fa è diventata più dura, soprattutto nella nazione leader mondiale delle ruote larghe. Rispetto a Tokyo, infatti, si è proceduto a un taglio dei posti assegnati, per cui le migliori nazioni si sono viste togliere un biglietto, passando da tre a due slot a disposizione. In parole povere, nella mountain bike non sarà più possibile sequestrare il podio olimpico, come la Svizzera aveva fatto tre anni fa con Jolanda Neff, Sina Frei e Linda Indergand. Swiss Cycling richiede un top 8 in gare di Coppa del mondo per rientrare nel novero dei papabili alla selezione e l’anno scorso ben sei elvetici avevano soddisfatto il criterio della federazione. Con l’aggiunta dello stesso Colombo, il quale era stato menomato dall'infortunio al gomito, patito nella Foresta dell’Arenberg durante la Parigi-Roubaix. In casa rossocrociata, dunque, sarà lotta all’ultimo colpo di pedale per riuscire a salire sul TGV in direzione di Parigi… «Due soli posti ci stanno davvero stretti, la lotta sarà davvero dura. Sono pronto a dare tutto per staccare una selezione, ma so benissimo che non sarà per nulla facile. Il taglio dei posti è un peccato, perché finirà per creare una gara con un alto livello competitivo soltanto nelle prime 10-15 posizioni e non nelle prime 50 come avviene di norma in Coppa del mondo».
Lo scorso anno Filippo Colombo aveva iniziato la stagione con una prima fase dedicata alla strada, in maglia della Q36.5, squadra con la quale aveva preso parte anche al Giro delle Fiandre, prima della caduta alla Roubaix. Quest’anno, però, le priorità sono mutate… «Quando a fine anno mi sono seduto con in mano i calendari della mountain bike e della strada, mi sono reso conto di quanto scarse fossero le possibilità di partecipare, almeno in parte, alla stagione su strada. Prima del mese di agosto, in pratica, sarà impossibile vedermi su una bici da corsa».
La priorità, ovviamente, è data alla mountain bike e alle Olimpiadi. Ma per poter aspirare a una gara a cinque cerchi, il biker ticinese dovrà impegnarsi anche in prove “minori”... «Il primo obiettivo è di recuperare punti nella classifica Uci. L’infortunio al gomito e la conseguente assenza mi hanno fatto perdere numerose posizioni in una graduatoria che in questi mesi primaverili dovrò cercare di migliorare. Partire sempre dalle retrovie diventa logorante e brucia le energie indispensabili per poter essere protagonista nei finali di gara. Il primo obiettivo è di rientrare tra i 40 che partecipano alla short-track del venerdì, ciò che mi permetterebbe di giocarmi una buona posizione al via del cross-country della domenica. Per questo motivo, nel weekend parteciperò a tre gare in Grecia, dalle quali dovrei poter ottenere un buon numero di punti e, magari, già scalare dall’attuale 68ª posizione a un posto tra i primi 40».
La prima parte di stagione proseguirà in Ticino… «In effetti, il programma è piuttosto intrigante, con la Capriasca Challenge il 10 marzo e il Tamaro Trophy il 24, gara alla quale quest’anno prenderanno parte molti dei migliori biker mondiali, rendendola di fatto un piccola Coppa del mondo».
Un uno-due ticinese che avvicinerà Colombo alla prima prova di Coppa del mondo… «Il 12 aprile gareggeremo in Brasile, a Mairiporã, nello stato di São Paulo, poi il 21 saremo impegnati sempre in Brasile, a Araxá nel Minas Gerais. La terza tappa è prevista a metà giungo a Nove Mesto e sarà l’ultima valida quale selezione per i Giochi. Ciò significa che occorrerà partire subito molto forte ed essere in forma fin dalle prime competizioni». Tra l’altro, quest’anno la Coppa del mondo non farà più tappa a Lenzerheide, bensì a Crans-Montana, dove il 23 giugno si testerà il percorso che nel 2025 assegnerà il titolo mondiale.
Per preparare al meglio un inizio di stagione che si prospetta caldo, Colombo ha preso parte a uno stage di tre settimane in Sudafrica, collegiale oramai diventato una sorta di abitudine… «Dal 2018 ci sono stato almeno una volta all’anno». Nella regione di Stellenbosch, una sorta di paradiso in terra per i biker, il ticinese ha trovato «ottime condizioni d’allenamento. Quest’anno ci siamo andati con Swiss Cycling, in quanto la federazione intendeva testare alcuni protocolli in vista di Parigi. A livello fisico, da quando ho potuto scendere dai rulli e riprendere a pedalare in strada, i riscontri sono stati molto positivi e in Sudafrica ho potuto svolgere un lavoro prezioso per poter ritrovare il più in fretta possibile la migliore condizione».
A distanza di quasi un anno dalla caduta alla Parigi-Roubaix, con tanto di frattura del gomito, per Colombo il calvario della riabilitazione non è ancora terminato, ma sembra essere sulla via di una definitiva risoluzione. Il 14 novembre a Zurigo il ticinese si è sottoposto a un nuovo intervento chirurgico «per consolidare un pezzo di osso che non si era saldato a dovere, a causa del quale continuavo ad avere forti dolori. I medici ne hanno approfittato per cogliere due piccioni con una fava: da una parte hanno saldato il frammento di ulna che continuava a fare i capricci, dall’altra hanno tolto le placche applicate in precedenza. Dopo l’intervento, per un mese mi sono dovuto accontentare dei rulli, poi a partire dal 18 dicembre ho iniziato a uscire in bici, dapprima con quella da corsa per poi passare, da metà gennaio, alla mountain bike. Subito dopo l’operazione ho dovuto fare i conti con forti dolori neuro-muscolari, dovuti essenzialmente all’intervento e non più all’osso. Attualmente, mi sto ancora sottoponendo a intense sedute di fisioterapia e rimango parecchio lontano da quello che può essere il miglior rendimento in discesa. Nonostante ciò, sto nuovamente provando piacere ad andare in bici, anche in discesa, cosa che dal momento dell’incidente fino a un mese fa non avevo più avuto, proprio perché quando la strada andava all’ingiù i dolori erano così forti da togliermi la voglia di stare in sella».
Tre anni fa, dopo la caduta di inizio maggio ad Albstadt, con la frattura del bacino, Filippo Colombo si era reso protagonista di un recupero-lampo che gli aveva permesso di giocarsi il 26 luglio il titolo olimpico in quel di Tokyo (alla fine aveva chiuso al 12° posto); quest’anno ci riprova, reduce da un infortunio ben più complicato dal profilo medico. Con la consapevolezza che, a volte, i miracoli basta andare a cercarli perché si realizzino.