Lo sloveno vuole centrare la terza vittoria in otto giorni sulle Ardenne, il belga spera di riconfermarsi campione alla Liegi - Bastogne- Liegi
Siccome non c’è due senza tre, l’appuntamento che conclude la primavera delle classiche non può che avere un solo favorito: Tadej Pogacar. La 109ª edizione della Liegi - Bastogne - Liegi, in programma domenica lungo 258,1 chilometri, potrebbe incoronare lo sloveno quale terzo ciclista capace di aggiudicarsi nello stesso anno le tre classiche delle Ardenne: Liegi, Freccia e Amstel. Due se le è già messe in tasca con irrisoria facilità, la terza appare alla sua portata, su un terreno che si addice perfettamente alle sue caratteristiche. Prima di lui, la tripletta era riuscita a Davide Rebellin (2004) e Philippe Gilbert (2011), ma l’italiano e il belga quell’anno non si erano aggiudicati anche il Giro delle Fiandre, come invece ha fatto Pogacar.
Lungo le strade della Vallonia, si ripeterà domenica una tradizione che risale al 1892 e che fa della Liegi (per la verità le prime tre edizioni partirono da Spa) la Doyenne delle classiche. La più antica per anno di nascita, ma non la più vecchia per numero di edizioni. Dei cinque Monumenti, infatti, è l’unica ad aver conosciuto interruzioni anche al di fuori delle due guerre mondiali (il Lombardia non si fermò durante la Grande Guerra, il Fiandre fece lo stesso nel secondo conflitto) e del Covid (la Sanremo nel 2020). Dal 1895 al 1907, infatti, la corsa non venne più disputata e quando riprese nel 1908, partenza e arrivo erano stati spostati a Liegi (nel 1910 vi fu un ulteriore anno di pausa). Per questo motivo, quella che si correrà domani sarà l’edizione numero 109, contro le 107 del Fiandre, le 114 della Sanremo, le 116 del Lombardia e le 120 della Roubaix.
La Liegi rappresenta l’ideale anello di congiunzione tra la stagione delle classiche e quella delle grandi corse a tappe. Il plotone, infatti, con l’Amstel ha abbandonato il pavé e i muri delle prove fiamminghe e del nord della Francia, per dedicarsi alle côte ardennesi, salite molto più simili a quelle che i ciclisti si troveranno ad affrontare da martedì prossimo, con l’inizio del Tour de Romandie, al quale faranno seguito a breve giro di posta Giro d’Italia, Tour de Suisse e Tour de France. Da qualche anno, la corsa ha abbandonato l’arrivo di Ans per trasferirsi in piena Liegi, sul Quai des Ardennes, ma lo sviluppo del percorso è rimasto pressoché identico. La prima parte, fino al giro di boa di Bastogne, non presenta difficoltà altimetriche, se non la Côte de la Roche-en-Ardenne (2,8 km al 6,2%), per poi raggruppare un fuoco di fila di salite (nove) negli ultimi 95 km. La gara entrerà nel vivo a un’ottantina di chilometri dal traguardo con la Côte de Stockeu (1 km al 12,5%), dove è posizionata la stele dedicata a Eddy Merckx, cinque volte vincitore. Seguiranno la Haute-Levée (2,2 km al 7,5%), il Rosier (4,4 km al 5,9%), la Desnié (1,6 km all’8,1%), prima di raggiungere la mitica Redoute (1,6 km al 9,4%), seguita dalla Côte des Forges (1,3 km al 7,8%). Rispetto al 2022, gli organizzatori nel finale hanno deciso di riproporre la Roche-aux-Faucons (1,3 km al 7,8%, ma con punte superiori al 15%). Allo scollinamento dell’ultima côte mancheranno 13,3 km al traguardo, due di salita (il secondo chilometro al 6,2%), un paio di falsopiano e i restanti in leggera discesa.
Rispetto all’ultima edizione, vinta da Remco Evenepoel, il finale appare più impegnativo. E il principale indiziato per impedire a Tadej Pogacar di centrare la tripletta sarà proprio il campione uscente. Le condizioni dello sloveno tutti le conoscono, visti i recenti risultati, quelle del belga restano da capire, dopo un Catalogna da protagonista assoluto e uno stage in altura a Tenerife. Per il giovanissimo campione del mondo, la Liegi funge altresì da trampolino verso l’obiettivo stagionale, rappresentato dal Giro d’Italia. E proprio perché ha optato per la corsa rosa, quello di domenica sarà uno dei rari faccia a faccia con Pogacar, intenzionato invece a riprendersi la maglia gialla del TdF.
Tutti sognano di vedere uno sprint tra Pogacar ed Evenepoel, ma i possibili guastafeste sono numerosi: Mattias Skjelmose (secondo alla Freccia), Romain Bardet, Ben Healy, Thomas Pidcock, Valentin Madouas, Alexander Vlasov, Jai Hindley (nonostante problemi di salute che lo hanno costretto a saltare la Freccia), Mikel Landa (terzo a Huy), Matej Mohoric ed Enric Mas. Al via dovrebbero esserci anche tre elvetici. In primo luogo Marc Hirschi che andrebbe inserito tra gli outsider se non dovesse lavorare (come ottimamente fatto alla Freccia) a favore di Pogacar. Oltre al bernese va segnalata la presenza di Mauro Schmid (16° sul Mur de Huy), con Alaphilippe al servizio di Evenepoel, e Alexandre Balmer nel Team Jayco. E la Liegi è una corsa che ha spesso arriso al ciclismo elvetico. A partire dai successi di Ferdy Kübler nel 1951 e 1952 (fece due volte doppietta con una Freccia che si disputava il giorno prima della Doyenne). Nel 1981 vi fu il trionfo di Josef Fuchs e il secondo posto di Stefan Mutter (terzo l’anno successivo), mentre negli anni Novanta, dopo il secondo posto di Tony Rominger nel 1993, arrivarono le vittorie di Mauro Gianetti (1995) e Pascal Richard (1996, con Gianetti terzo). L’ultimo successo rossocrociato risale al 2001 con Oscar Camenzind, ma in tempi più recenti sul podio ci sono andati Michael Albasini (2016) e Marc Hirschi (2020), entrambi al secondo posto.