CALCIO

Aspettando la Spagna, la Svizzera si risveglia un po' più povera

La Nations League è iniziata con il piede sbagliato e domenica contro i campioni europei occorrerà una prova d'orgoglio. Senza Elvedi e senza Xhaka

In assenza del capitano, sarà Manuel Akanji il leader della squadra
6 settembre 2024
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La Svizzera è tornata coi piedi per terra. Dopo l’Europeo si è risvegliata un po’ più povera. Il 2-0 incassato in Danimarca e la prospettiva di dover affrontare i campioni europei della Spagna senza un difensore centrale (Elvedi) e senza il capitano e leader della squadra (Xhaka), entrambi espulsi, il primo ingiustamente, il secondo con pieno merito, non solleva certo il morale di una squadra che si aspettava ben altra partenza in una Nations League nella quale l’obiettivo non nascosto è l’accesso alla fase finale. Domenica a Ginevra servirà innanzitutto una grande prestazione da parte di Gregor Kobel per provare a tenere testa a una compagine in cerca di riscatto dopo lo scialbo 0-0 di Belgrado. E il portiere del Borussia Dortmund rimane uno dei punti interrogativi di questa Nazionale, al pari della scarsa condizione di troppi giocatori (da Vargas a Embolo, da Freuler allo stesso Xhaka) e a una fase offensiva sulla cui efficacia il giudizio rimane monco, in quanto dall’immediata espulsione di Elvedi subito dopo la pausa, la Svizzera ha pensato unicamente a condurre in porto lo 0-0, a quel punto risultato prezioso.

Il miglior portiere della Bundesliga delle ultime due stagioni è stato preciso e sicuro per 80’ e al 38’ ha addirittura sfoderato la paratona per dire di no alla conclusione ravvicinata di Dolberg. Poi, però, l’intervento su Dorgu in occasione del gol del vantaggio danese è stato tutto fuorché impeccabile. Da un giocatore del calibro dello zurighese, quelle sono reti che non vanno incassate, soprattutto quando si è spinto per poter indossare la maglia da titolare e si è chiamati a far dimenticare uno come Yann Sommer. Nell’occasione, non tutta la responsabilità va addossata a Kobel, in quanto la difesa non è stata impeccabile (Rodriguez si è fatto sfilare il pallone in mezzo alle gambe, Wütrich non è giunto in tempo per la chiusura), tuttavia quella era una conclusione che il numero uno rossocrociato avrebbe potuto (dovuto) deviare con maggior precisione. Contro Yamal, Williams e compagni, avrà modo di rifarsi e dimostrare che quella maglia tanto desiderata non lo sta soffocando con il suo peso.

Sia chiaro, la sconfitta in Danimarca non costringe a buttare il bambino con l’acqua sporca. I padroni di casa hanno fatto pure meno degli ospiti, considerando l’indubbio vantaggio di aver giocato un tempo con l’uomo in più e i minuti finali con la doppia superiorità numerica. Fino all’82’ la Svizzera aveva retto bene e aveva iniziato la sfida con molta personalità nel giro palla, anche nelle rare occasioni in cui i danesi avevano optato per il pressing alto. Purtroppo, sono mancati ritmo e grinta, quest’ultima da non confondere con la follia che ha colto un po’ tutti i rossocrociati in occasione del gol danese (nessuno, ad esempio, è stato sufficientemente lucido da prendere per il collo Xhaka e allontanarlo da Höjbjerg con il quale, evidentemente, il capitano aveva in sospeso vecchie ruggini risalenti ai duelli tra Arsenal e Tottenham), senza i quali è stato impossibile trovare spazi offensivi, anche a causa di un’elevata imprecisione negli appoggi. Se in Germania la Svizzera era stata tra le migliori proprio dal profilo fisico, a Copenaghen la Danimarca ha avuto chiaramente la meglio, all’immagine di Embolo, praticamente fatto a fettine dai centrali locali, in particolare Vestergaard e Nelsson, troppo spesso grazie a interventi scorretti contro i quali il pessimo direttore di gara non ha mai preso provvedimenti disciplinari.

Domenica, in uno Stade de Genève occupato in ogni ordine di posti, la selezione di Murat Yakin dovrebbe ritrovare un po’ di quello spirito che l’aveva accompagnata durante Euro 2024. Il tecnico basilese dovrà inventarsi una soluzione alle due pesanti assenze. Al centro della difesa sembra assodata la titolarizzazione di Gregory Wüthrich, entrato bene in partita dopo l’espulsione di Elvedi. A centrocampo l’unica soluzione praticabile sembra quella di affidare le chiavi del reparto a Denis Zakaria, in gran spolvero nel Monaco e capace di mettersi in luce quando Yakin lo ha mandato in campo al 65’. Resta da capire se il tecnico vorrà concedere minuti di riposo a Embolo o a Vargas, attingendo magari alle capacità di Joel Monteiro, per il quale si tratterebbe dell’esordio ufficiale con la maglia rossocrociata, oppure a quelle di Kwadwo Duah, colui che con il suo gol contro l'Ungheria aveva piazzato su binari in discesa tutto l’Europeo della Svizzera.

La Spagna, va da sé, è un gran brutto cliente, soprattutto sulle fasce, dove imperversano i giovani Yamal e Nico Williams. Tuttavia, negli ultimi 14 anni – vale a dire dalla clamorosa affermazione ai Mondiali in Sudafrica – la Svizzera ha portato a casa quattro risultati utili in sette sfide. Questa è la terza volta che le due squadre si affronteranno nell’ambito della Nations League, con un bilancio di due vittorie spagnole, un pareggio e un’affermazione rossocrociata nell’ultimo faccia a faccia a Saragozza (reti di Akanji, Embolo e Jordi Alba). Oltre, ovviamente, all’1-1 con cui le due selezioni avevano chiuso i 120’ della sfida dei quarti di finale a Euro 2020, partita alla quale, proprio come accadrà domenica, non aveva preso parte Granit Xhaka, squalificato per somma di ammonizioni, e che aveva poi visto l’espulsione di Freuler al 77’, 10’ dopo il pareggio di un certo Shaqiri. C‘è da sperare che con Elvedi e Xhaka, la Svizzera abbia chiuso il conto con i cartellini rossi…

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