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Fc Andorra: identità borderline, copia sbiadita del Barcellona

Nonostante il contributo dell’ex stella blaugrana Gerard Piqué, la squadra dell’omonimo microstato naviga in acque ostili e burrascose

(Fc Andorra)
14 giugno 2024
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Anche la Spagna ha il suo Vaduz. Si chiama Fc Andorra e proviene dal sesto Stato più piccolo d’Europa dopo Città del Vaticano, il Principato di Monaco, San Marino, Liechtenstein e Malta. Andorra, appunto, paese incastonato sui monti Pirenei tra Francia e Spagna, due potenze che nel corso dei secoli si sono alternate nel dominare questa minuscola porzione di terra. Un passato che si riflette ancora nell’attuale forma di governo, ossia una diarchia parlamentare con due capi di Stato: l’arcivescovo di Urgell, Joan Enric Vives i Sicília, e il presidente francese, Emmanuel Macron. Andorra inoltre è l’unico paese europeo dove il catalano è la lingua ufficiale. Di questo spicchio di mondo il Fc Andorra è la squadra di calcio più antica, essendo stata fondata nel 1942 nel Collegio di Nostra Signora di Meritxell, nella capitale Andorra la Vella.

Le somiglianze tra la società andorrana e il Vaduz si limitano all’essere affiliati alla federazione calcistica di un altro paese. Per il resto, non potrebbero essere più diverse. In primo luogo perché ad Andorra esiste un campionato di calcio ufficiale, e non solo una coppa nazionale, torneo al quale ovviamente il Fc Andorra non partecipa, con tutto ciò che consegue riguardo alla facilità di accesso alle coppe europee. Soprattutto, però, il Vaduz non può contare su un proprietario ricco, famoso e influente come Gerard Piqué, ex stella del Barcellona e della nazionale spagnola. Eppure, nonostante premesse e ambizioni diverse, le cose non stanno andando molto bene per il club di Andorra, fresco di retrocessione dalla Segunda División iberica e, soprattutto, in procinto di essere sfrattato dalla propria casa.

Dall'anonimato alle luci della ribalta, o quasi

Prima dell’avvento di Piqué, il Fc Andorra era l’ennesima, piccola e anonima società che si trascinava ai margini del calcio professionistico, con rari momenti di effimera gloria, come la Copa Catalunya vinta nel 1994 battendo Barcellona e Espanyol, rispettivamente in semifinale e in finale, o i sedicesimi della Copa del Rey raggiunti un paio di anni dopo. Nella storia di questo club c’è sempre stata solo la Spagna, perché al momento della citata fondazione nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ad Andorra non esisteva nemmeno una Federazione calcistica, costituita solo nei primi anni ’90. Piqué è arrivato nel 2018 acquistando il club attraverso la Kosmos Holding, società operante nel settore dei media e dell’intrattenimento che l’ex campione ha fondato assieme a Horishi Mikitani, amministratore delegato di Rakuten. Una mossa che aveva suscitato qualche perplessità in Spagna. Dalle colonne di El País, ad esempio, si parlò di possibile investimento a fini meramente di portafoglio, visto che Andorra è un paradiso fiscale. Il governo del piccolo stato non la prese bene, e attraverso la Ministra dello sport Olga Gelabert evidenziò come Andorra non era inclusa “nella lista nera di Spagna, Francia o Unione Europea, quindi non penso che qualcuno come Piqué sia interessato a fare brutta figura pur di riciclare il suo denaro”.

Sei anni dopo, le relazioni tra Piqué e il governo andorrano sono diventate molto più fredde. Lo spagnolo di brutte figure non ne ha fatte, anzi, a livello sportivo la squadra ha conosciuto quest’anno la prima stagione negativa dopo annate vincenti, con tre promozioni in quattro stagioni che hanno visto l’Andorra debuttare la scorsa estate, per la prima volta nella sua storia, in Segunda División. Non tutto è stato conquistato sul campo, perché tra la primavera e l’estate 2019, dopo aver conquistato il diritto di partecipare alla Tercera División, quarto livello della piramide spagnola, Piqué e i suoi soci hanno rilevato per 452mila euro il titolo sportivo del Reus, retrocesso d’ufficio dalla terza divisione per inadempienze finanziarie. Si è comunque trattata di una spesa che ha testimoniato l’intenzione dei nuovi proprietari di investire seriamente nella società. Forse con ambizioni un po’ troppo elevate, perché Piqué è arrivato a parlare di Europa, indicando come punti di riferimento per la crescita della squadra Monaco e Villarreal. I primi per affinità storico-politiche, i secondi in quanto espressione di una comunità di circa 50mila persone (gli abitanti di Andorra sono 85mila) capace di arrivare e vincere un’Europa League e di disputare due semifinali di Champions.

Quel galeotto botta e risposta

Prima della retrocessione, ufficializzata solo alla 41esima e penultima giornata del campionato, era però arrivata la rottura tra la proprietà e Andorra. Lo scorso ottobre il segretario di Stato Alain Cabanes ha annunciato la rescissione al termine del campionato del contratto di affitto dell’Estadi Nacional, la casa del Fc Andorra, nonché della nazionale (che continuerà a giocarci). Il governo ha in serbo altri progetti, non meglio precisati, per l’utilizzo dell’impianto. Una decisione che ha mandato su tutte le furie Piqué, protagonista di uno scontro a distanza con la Ministra della cultura e dello sport, Mònica Bonell Tuset. Dopo aver ironicamente ringraziato i politici per aver “espulso la squadra dal paese e aver lasciato Andorra senza calcio professionistico", il catalano ha parlato di investimenti per oltre 4 milioni di franchi “finiti in fumo”. Per contro, Bonell Tuset ha replicato definendo “irrealistiche” le cifre fornite da Piqué, aggiungendo che allo stato il Fc Andorra è costato 1,3 milioni per contributi erogati. Andando oltre la guerra delle cifre, il colpo più duro da digerire per la squadra riguarda l’assenza di altre strutture che rispettino i parametri richiesti dai campionati spagnoli. Il che significa che l’Andorra dovrà costruirsi un proprio stadio, con un costo stimato tra i 40 e i 50 milioni di franchi. Cifre imponenti per una squadra il cui valore della rosa, stando a Transfermarkt, è inferiore ai 20 milioni. Il governo di Andorra, attraverso il primo ministro Xavier Espot Zamora, ha cercato di ricucire lo strappo offrendosi di condividere le spese con Kosmos, ma l’area individuata, Borda Mateu, pochi chilometri a sud della capitale, è tanto suggestiva, per la cornice di montagne che la circondano, quanto scarsamente attrezzata, essendo attualmente dotata di due campi da calcio con una sola tribuna da 260 posti.

Le risorse non bastano

Negli ultimi anni l’Andorra è cresciuto da una media spettatori pre-Piqué di 400 persone ai 2’100 della stagione appena conclusa. Un buon risultato, ma ancora lontano dall’obiettivo 4’000-6’000 presenze dichiarato dalla proprietà, che comunque non avrebbe scalfito il primato della squadra meno seguita della Segunda División, la cui media dei club partecipanti parte dai 10’000 a salire. Eppure il Fc Andorra era una delle squadre con più risorse e facilitazioni, dai jet privati per gli spostamenti ai pernottamenti extra per garantire di ammortizzare meglio le distanze. Ma il grande problema rimane la pressoché totale mancanza di legami tra il club e il suo paese di origine. Club straniero in Spagna, ma anche in patria, dove i non numerosissimi appassionati di calcio (la disciplina più seguita è il rugby, quindi quelle invernali) seguono i club della Primera Divisió, il campionato andorrano. La squadra di Piqué sembra più un Barcellona semi-amatoriale. Basti pensare che nella stagione appena conclusa sette giocatori della rosa sono transitati in passato dalla Masia, il settore giovanile blaugrana, mentre c’era solo un elemento con legami ad Andorra: il portiere argentino Nico Ratti, trasferitosi nel Principato all’età di 12 anni. Il primo allenatore ingaggiato da Piqué è stato l’ex Barcellona Gabri Garcia de la Torre, che firmò per il club dopo aver concluso la sua esperienza da tecnico al Sion. Fino allo scorso marzo in panchina c’era Eder Sarabia, ex assistente di Quique Setién proprio con il Barça, dove ha lavorato con Messi e lo stesso Piqué. Nonostante porti il nome del proprio paese, il Fc Andorra sembra più una squadra della Catalogna. E contro questa identità borderline nemmeno l’hype generato da Piqué sembra essere riuscito a fare più di tanto.