Domenica contro il Servette la terza finale consecutiva per un Lugano che punta a riportare in Ticino la Coppa Svizzera
«Gli Europei? Certamente me ne rallegro e li aspetto con ansia. Ma prima c’è la Coppa Svizzera, non ho alcuna intenzione di perdere la finale per la seconda volta di fila. È un dolore che rimane profondamente ancorato nell’anima». E come Uran Bislimi la pensano tutti i giocatori del Lugano, quelli per i quali la sfida di domenica contro il Servette sarà l’ultima di una lunga stagione, come quelli per i quali a giorni si spalancheranno le porte della Nazionale e di Euro 2024. La ferita di dodici mesi fa non si è affatto rimarginata, con quel 3-2 a favore di uno Young Boys graziato, subito prima del 3-1 firmato da Elia, da una grossa occasione non capitalizzata da Espinoza. E nei propositi di questa settimana di avvicinamento all’atto conclusivo, tutti sono unanimi: mai più. Poco importa che il Lugano sia reduce da due sconfitte consecutive, poco importa che in stagione non sia mai riuscito ad avere la meglio sul Servette: al Wankdorf ci si gioca tutto in 90 o 120 minuti e nel calcio svizzero non c’è nessun allenatore capace di tenere il passo con Mattia Croci-Torti quando si tratta di galvanizzare la truppa.
Delle ultime 17 partite di Coppa Svizzera, i bianconeri ne hanno persa una sola, appunto la finale dell’anno scorso. Dati che la dicono lunga sul feeling con quel trofeo regalato all’Asf nel 1925 dal banchiere losannese Aurèle-Gilbert Sandoz. Rispetto alle sfide di due anni fa contro il San Gallo e della passata stagione contro lo Young Boys, stavolta in molti ritengono che a partire con i favori del pronostico sia proprio la compagine ticinese. È alla sua terza finale consecutiva, alla quale si può aggiungere – ma soltanto per Bottani e Sabbatini, gli unici reduci – quella disputata nel 2016 (sconfitta contro lo Zurigo). Inoltre, ha chiuso la stagione di Super League al secondo posto e si appresta a disputare i preliminari di Champions League. Sull’altro fronte, invece, il Servette da tempo immemore è alla ricerca di un acuto: l’ultima finale giocata dai granata risale al 2001, con una vittoria per 3-0 contro l’Yverdon, anche se a questo livello della competizione l’unico precedente tra le due squadre parla a favore dei romandi, con la vittoria per 2-0 del 1971. L’esito della stagione di Super League, d'altro canto, testimonia di un sostanziale equilibrio, come dimostra una classifica finale che ha separato le due contendenti di un punto soltanto. Non sempre, però, i numeri dicono tutta la verità. E se da una parte il Lugano ha perso tre delle ultime cinque partite – per altro l’ultima, proprio contro il Servette, ininfluente ai fini della classifica e con in campo le “seconde linee” –, dall’altra i granata ginevrini, nelle ultime dieci uscite (a partire dal 30 marzo) sono incappati in una serie tutt’altro che incoraggiante di sei sconfitte, un pareggio e appena tre vittorie (di misura contro Grasshopper e Winterthur). Alla luce della lunga striscia positiva (otto vittorie e un pareggio, più due successi in Coppa) messa assieme dai bianconeri tra il 25 febbraio e il 4 maggio, ci si può spingere ad affermare che a stare meglio dovrebbe essere proprio la compagine di Mattia Croci-Torti. Ciò nonostante, quando ci si gioca tutto in un solo pomeriggio, a fare la differenza sono spesso inezie alle quali non si era pensato, episodi nemmeno presi in linea di conto, come una deviazione malandrina, una scivolata improvvida o – e sarebbe bello se così fosse – la prodezza del più inaspettato dei singoli.
Chi vede la compagine bianconera come possibile favorita basa la sua analisi, tra le altre cose, anche su una rosa meglio attrezzata. È vero che alcuni elementi, vittime in stagione della mano pesante degli infortuni, non sono al top della condizione (Mahou e Aliseda su tutti) e in difesa potrebbe venir meno un perno come Lukas Mai, ma non è che René Weiler se la passi meglio. Anzi, la dirigenza ginevrina, complice un pasticciaccio brutto nella procedura di tesseramento di alcuni potenziali rinforzi invernali (solo il nipponico Nishimura ha infine ottenuto il nullaosta della federazione), non è riuscita a compensare le partenze di Boubacar Fofana e, nell’imminenza della chiusura del mercato, di Chris Bedia, autore di 10 reti in 17 partite in un campionato che ha visto il bianconero Zan Celar condividere con il sangallese Akolo e il vodese Kevin Carlos il titolo di miglior marcatore a quota 14 centri. Se aggiungiamo la sicura assenza del francese Crivelli (infortunato), il reparto offensivo del Servette sembra piuttosto in difficoltà, con il solo Guillemenot, a detta di Weiler, in grado di reggere il centro dell’attacco. Non a caso, molti osservatori avanzano l’ipotesi di un undici di partenza senza un “nove” fisso, ma con Antunes a fare da boa di riferimento nel ruolo di "falso nueve".
Rispetto alle ultime due finali disputate dai bianconeri, domenica potrebbe esserci un'ulteriore variabile, quella di un terreno sintetico inzuppato. È vero, in questa stagione Lugano e Servette sono state le uniche due squadre in grado di imporsi al Wankdorf contro i padroni di casa dello Young Boys, tuttavia lo hanno fatto in condizioni meteo favorevoli. Se, come affermano le previsioni, domenica dovesse piovere, il manto artificiale richiederebbe una capacità di adattamento ancora superiore alla norma, come conferma Bislimi… «Dovesse piovere, cambierebbe tutta la partita, i palloni schizzerebbero via a velocità folle e occorrerebbe trovare il più in fretta possibile misure e distanze. Inoltre, la situazione si complicherebbe per i portieri, proprio per la velocità del pallone, per cui a livello difensivo si tratterebbe di provare a bloccare sul nascere il numero più elevato possibile di conclusioni avversarie». E siccome nella Capitale federale pure il sabato dovrebbe essere piovoso, grande importanza rivestirà la rifinitura, prevista per i bianconeri alle 14.00. «Siamo affamati, a maggior ragione contro una squadra che in stagione non abbiamo mai superato. Conosciamo benissimo le qualità del Servette, alla base di una stagione importante, sia in Svizzera, sia in Europa. Tuttavia pure noi abbiamo i nostri punti di forza, sappiamo proporre un calcio bello e vincente e lo vogliamo a tutti i costi mostrare sull’erba del Wankdorf», conclude Bislimi.
Come andrà a finire lo scopriremo domenica attorno alle 16, qualche minuto dopo se la sfida dovesse protrarsi fino ai supplementari o ai rigori. Dalla tribuna del Wankdorf, il Trofeo Sandoz lo alzerà Jonathan Sabbatini oppure Steve Rouiller ma, qualunque sia, l’esito della finale non sposterà di una virgola il giudizio complessivo su una stagione nella quale entrambe le squadre hanno fatto sentire il loro fiato sul collo dello Young Boys, hanno onorato il cammino in Europa (soprattutto i granata) e si sono affrontate nell’atto conclusivo della Coppa…