Il club tedesco affronta il Real Madrid nella semifinale di Champions. In caso di sconfitta chiuderebbe la stagione a bocca asciutta
Tra cinque partite scopriremo chi tra Bayern Monaco, Real Madrid, Borussia Dortmund e Psg il prossimo 1° giugno alzerà al cielo di Wembley la Coppa dalle grandi orecchie. Martedì sera è in programma la prima delle quattro sfide di semifinale, quella che metterà di fronte all'Allianz Arena il Bayern al Real. Due squadre il cui sguardo sulla stagione in via di definizione non potrebbe essere più diverso. Da una parte i tedeschi, i quali hanno nella Champions League l'unica ancora di salvezza, dopo aver perso la Bundesliga, per la prima volta negli ultimi undici anni, a favore del Bayern Leverkusen ed essere stati buttati fuori dalla Coppa di Germania già al secondo turno; dall'altra un Real in tranquilla crociera verso il 36° titolo della Liga e che guarda con estrema fiducia a quel giardino di casa che è da sempre la Champions e nel quale trovano spazio 14 rose “blanco merengue”.
Dovesse fallire anche l'assalto a quella che sarebbe la settima vittoria nelle dodici finali disputate, il Bayern andrebbe incontro a una delle peggiori annate della sua storia recente. L'aver eliminato l'Arsenal nei quarti di finale potrebbe rappresentare un punto di svolta nella stagione dei bavaresi, almeno è quanto auspicano i dirigenti del club. Anche perché è forte il desiderio di tornare a Wembley, dove nel 2013 avevano vinto la loro penultima Champions, proprio contro quel Borussia Dortmund che potrebbe nuovamente essere l'avversario nell'atto conclusivo. Nonostante i 12 punti di ritardo sul Bayer e l'umiliazione dell'eliminazione in Coppa per mano del Saarbrücken, la vittoria sull'Arsenal potrebbe aver cambiato tutto... «Credo che in quell'occasione sia successo qualcosa, lo si è percepito nello spogliatoio a fine gara. Potrebbe essere l'inizio di qualcosa di grande», ha affermato il centrocampista Leon Goretzka.
In termini sportivi le cose sono leggermente migliorate. Ma non le tensioni in seno al club, acuite da alcune dichiarazioni di Uli Hoeness nei confronti del tecnico Thomas Tuchel... “Non pensa di poter migliorare (Alphonso) Davis (Aleksandar) Pavlovic o (Jamal) Musiala. Secondo lui, se non funziona occorre comperare altri giocatori”. Parole che non sono andate a genio a Tuchel, il quale le ha definite “assolutamente infondate” e “lontane dalla realtà”. Aggiungendo che sono arrivate in un momento inopportuno: “Ci aspettano giorni incredibilmente importanti. Non c'è momento peggiore per questo tipo di spettacolo”. Un clima teso che, però, secondo Lothar Matthäus non ha influenzato lo spogliatoio, dove regnano un “ambiente accogliente” e una buona atmosfera.
Quella tra Bayern e Real sarà anche la sfida a distanza tra Herry Kane e Jude Bellingham. Se l'attaccante ex Tottenham ha conosciuto una prolifica prima stagione in Germania, con 42 reti tra Bundesliga e Champions, il ragazzo cresciuto prima a Birmingham e poi a Dortmund nel suo anno da rookie al Santiago Bernabeu ha totalizzato 21 reti ed è diventato il vero trascinatore della squadra, nonostante non abbia ancora compiuto 21 anni (lo farà due giorni prima della finale). A guidare le “merengues”, quel Carlo Ancelotti che di Champions ne ha vinte quattro e che il Bayern aveva scaricato nel 2017. In questa stagione, il Real ha perso soltanto due partite, entrambe contro l'Atletico e si è di fatto assicurato la Liga con un successo 3-2 nel Clasico, deciso negli ultimi istanti di gioco proprio da Bellingham. In semifinale, poi, contro i campioni in carica del Manchester City, Vinicius e compagni hanno dato prova di estremo realismo con una vittoria ai rigori in trasferta dopo il funambolico 3-3 del Bernabeu. Contro i tedeschi, gli iberici sono imbattuti nelle ultime tre sfide a eliminazione diretta, con cinque vittorie e un pareggio. «È una questione di qualità, ma pure di mentalità. E il Real le possiede entrambe», ha chiosato il bavarese Joshua Kimmich.
Mercoledì sarà poi la volta della sfida tra Borussia Dortmund e Psg. I parigini partono ovviamente con i favori del pronostico, ma lo stesso poteva affermare l'Atletico Madrid del Cholo Simeone prima dei quarti di finale. Tuttavia, le individualità dei parigini appaiono sensibilmente migliori rispetto a quelle dei tedeschi. Lasciamo stare Mbappé il quale, pur con due reti al ritorno, nella doppia sfida contro il Barcellona non ha affatto incantato, ma Luis Enrique può contare su elementi quali Barcola, Vitinha e Dembélé che contro i blaugrana hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Il Borussia qualche talento ce l'ha, ad esempio il britannico Jadon Sancho, ciò nonostante dovrà affidarsi soprattutto al rigore tattico per evitare di innescare le rapide transizioni parigine e permettere così a Gregor Kobel di continuare a sognare di succedere a Manuel Akanji nell'albo d'oro degli svizzeri vincitori della Champions League.