Calcio

La maggiore squadra di Oslo oggi è lo sconosciuto Kfum

La storia di un piccolo club nato come associazione religiosa e oggi unica società della capitale norvegese a giocare nella massima serie nazionale

In sintesi:
  • Nato come associazione di stampo religioso, lo Kfum nel corso dei decenni è cresciuto fino a diventare un club della massima divisione norvegese, quest'anno l'unico con sede nella capitale Oslo
  • In attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione al proprio stadio, la squadra dovrà trovare ospitalità in altri stadi cittadini
  • Durante i primi anni di vita del sodalizio ci fu discussione sull'eventualità che lo sport, nella fattispecie il calcio, potesse essere nemico di Dio e della religione
20 febbraio 2024
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‘Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura’.

Edvard Munch annotava così, sul proprio diario, la genesi del suo dipinto più famoso, L’urlo. Il citato sentiero era una salita sulla collina di Ekeberg, sopra la città di Oslo, ovvero la Kristiania nominata nel racconto. Oggi da quella via, aguzzando un po’ la vista, si può scorgere nella vallata sottostante un piccolo campo da calcio uguale a tanti altri sparsi in ogni angolo d’Europa.

La famosa Ymca

Si chiama Kfum Arena ed è la casa dell’omonimo, modesto club che sarà l’unico rappresentante della capitale Oslo nella stagione 2024 della massima divisione norvegese, la Eliteserien, torneo il cui inizio è previsto il prossimo 1° aprile. Kfum è l’acronimo di Kristelig Forening for Unge Menn Kameratene, vale a dire la traduzione in norvegese di Associazione cristiana di giovani uomini. Oppure, per dirla in inglese, di Ymca, la famosa e radicata organizzazione giovanile cristiano-ecumenica presente in oltre 120 Paesi del mondo (in Svizzera si trova a Vernier) che opera a sostegno dei giovani e delle loro attività. Di fatto, la sezione calcio di un’associazione di volontariato cristiana scenderà in campo per la prima volta al massimo livello di un campionato affiliato alla Uefa.

E per una doppia, bizzarra coincidenza del destino, lo farà come rappresentante di una capitale che in passato si chiamava Kristiania (da re Cristiano IV di Danimarca, il cui regno durato 59 anni e 330 giorni è stato il più lungo nella storia dell’intera Scandinavia), e che proprio nel 2024 vedrà entrambe le sue due squadre tradizionali, Vålerenga e Lyn, affrontarsi un livello più in basso, ma si potrebbe aggiungere anche lo Stabæk, società di un sobborgo di Oslo, Bærum, e ultimo club della capitale a essersi laureato, nel 2008, campione di Norvegia.

Si tratta di un risultato del tutto inaspettato per un club fino a una decina di anni fa totalmente amatoriale, che bazzicava le divisioni inferiori e aveva nell’accesso alla Obos-Ligaen, la seconda divisione norvegese, il suo obiettivo massimo. La storia del Kåffa, come viene soprannominato il club, si è sempre sviluppata attorno alla ricerca di un equilibrio tra gli interessi sportivi dei vertici e le necessità della base, vale a dire la rete di associazionismo che cura e implementa le attività sportive e ricreative, e che solo per la sezione calcio può contare oggi su 1’200 atleti a livello juniores.

Facendo un passo indietro, anche al momento della sua fondazione, avvenuta nel 1939 con la nascita della Ymca Oslo, il concetto di equilibrio rappresentava un punto focale. Lo ha raccontato Eivind Arnevåg, per quasi 40 anni attivo nel club a vari livelli, partendo dal campo (con 187 gol in 245 partite è il miglior marcatore nella storia del Kfum) prima di diventare l’elemento cruciale nello sviluppo del club a livello giovanile e, infine, porre le basi per la professionalizzazione della squadra maggiore.

Il calcio era nemico di Dio?

«Ci fu una massiccia opposizione delle associazioni cristiane alla creazione di una squadra di calcio nella Ymca», spiega Eivind, «perché credevano che sport e cristianesimo non potevano essere combinati. Idee che oggi appaiono molto radicali, ma all’epoca esisteva una reale preoccupazione che il calcio potesse allontanare i giovani da Dio. I primi decenni di attività sono stati quindi all’insegna di una politica di conciliazione che dimostrasse come poteva esistere un equilibrio tra le due componenti. Anzi, lo spirito di aggregazione del calcio poteva creare benefici alla comunità cristiana».

Arnevåg è stato un calciatore professionista di discreto livello con Vålerenga e Lillestrøm, sfiorando anche il campionato inglese, dove non fu messo sotto contratto dal Leyton Orient soltanto perché non gli fu concesso il permesso di lavoro. La sua esperienza è stata fondamentale nel condurre il processo di professionalizzazione del Kfum, alzando ogni stagione l’asticella in direzione della competitività sportiva, senza però dimenticare la componente ludica e sociale del calcio.

Pur se in maniera decisamente più sfumata rispetto al passato, il Kfum rimane un club-comunità nel quale diversi componenti della prima squadra sono partiti dalla rete dell’associazionismo giovanile cristiano della città. Il giocatore simbolo di questo percorso rimane Henning Berg, campione d’Europa con il Manchester United nel 1999, due Mondiali e un Europeo disputati con la Norvegia. Berg entrò nelle giovanili del Kåffa su suggerimento di un vicino di casa, che indicò al padre, in cerca di una società legata a valori cristiani nella quale far giocare il figlio, di recarsi a Ekeberg. In tempi più recenti, la nascita di un’autentica Kfum Academy ha proseguito questo processo identificativo in un modo più professionale, con gli oltre 300 ragazzi inseriti nei programmi formativi (con il primo scouting effettuato ai centri estivi organizzati dall’associazione) che lavorano a stretto contatto con diversi giocatori della squadra maggiore, a loro volta impiegati anche come allenatori delle selezioni giovanili.

«Non devi essere cristiano per giocare nel Kåffa, né partecipare alle preghiere o intonare salmi. Vanno solo rispettate le regole e i principi della società, come accade in qualsiasi club». Parole di Thor-Erik Stenberg, il Ceo del Kfum. Entrato nei ranghi dirigenziali per «dare a una mano alla squadra dove giocavano i miei figli», è la mente economica dietro alla crescita del team di Oslo. Nel 2010 all’interno della Ymca norvegese era accaduta una serie di eventi che avevano ridotto il margine finanziario della sezione calcio, con conseguente minaccia di ridimensionamento generale. Dal momento però che l’ambito calcistico mostrava di avere del potenziale, Stenberg ha studiato una serie di investimenti e strategie per renderlo autonomo dalla casa madre e autosufficiente a livello economico. Le risorse e le attenzioni non si sono rivolte esclusivamente alla prima squadra, ma hanno riguardato tutti i livelli, dai bambini di 5 anni in avanti. Idee rivelatesi vincenti. Lo scorso anno, a dispetto di un valore della rosa di meno di 2 milioni di franchi, inferiore di quello della metà delle partecipanti al campionato, il Kfum ha conquistato la promozione diretta in Eliteserien finendo secondo.

Cercasi ospitalità

Oggi gli investimenti per rendere la squadra competitiva al livello più alto hanno comportato un incremento di tale valore a 5 milioni. Per fare un paragone, la rosa dei concittadini del Vålerenga, freschi di retrocessione, ne vale 13,5. Nel 2018, quando il Kåffa militava in terza divisione, il suo stadio era sprovvisto di servizi igienici. Le femmine potevano usare i bagni nella sede del Kfum a pochi passi dal campo, i maschi dovevano arrangiarsi nei prati, dietro a qualche cespuglio.

Del resto, la società era già fortunata ad avere un terreno di gioco, ottenuto grazie a una delibera del Consiglio Comunale di Oslo che le aveva assegnato l’impianto di Ekeberg, da poco costruito. Se i bagni sono stati la condizione minima per poter iscriversi alla seconda divisione, adesso la Eliteserien richiede standard più elevati. Tra gli interventi necessari figurano la costruzione di tribune sui lati mancanti del terreno di gioco, la copertura delle stesse e l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione.

Stenberg ha dichiarato di aver ricevuto dal Comune e dalle imprese locali il sostegno finanziario necessario per effettuare gli interventi di ammodernamento richiesti, ma è quasi impossibile che tutto sia pronto per il 1° aprile. Sarà quindi necessario chiedere temporaneamente ospitalità a quei vicini di casa che attualmente il Kfum guarda dall’alto verso il basso. Difficilmente otterrà l’Intility Arena, stadio di proprietà del Vålerenga inaugurato nel 2017 ma che, proprio per la sua modernità, risulta costoso da noleggiare. Più facile la strada che porta al Bislett, casa mai troppo gradita del Lyn, in quanto trattasi di uno stadio più da meeting di atletica (nel 1999 Sports Illustrated lo ha incluso tra i venti impianti migliori del XX secolo) che da partita di calcio, ma che la squadra più antica della città (1896 l’anno di fondazione) ha dovuto accettare come gentile omaggio del Municipio di Oslo per evitare la bancarotta.

Benvenuti in paradiso

Terza opzione: la casa della Nazionale, l’Ullevaal, con il rischio però dell’effetto cattedrale nel deserto, dal momento che i tifosi del Kfum superano di poco il migliaio di unità. Il loro gruppo si chiama “Profeti” e ha l’età media più bassa di tutto il tifo organizzato norvegese. Alle partite cantano ‘Joy of the Lord’ e ‘When the Saints Go Marching In’, quest’ultima debitamente rimaneggiata. Sono cristiani che hanno raggiunto il paradiso. Calcistico.