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E alla fine gli italiani scoprirono Yann Sommer

Il portiere della Nazionale rossocrociata, all’Inter dalla scorsa estate, sta disputando una stagione straordinaria, raccogliendo elogi unanimi

In sintesi:
  • Giunto nel Belpaese da semisconosciuto malgrado avesse alle spalle già una lunghissima carriera, l'estremo difensore elvetico non ha impiegato molto per mostrare tutto il suo valore
  • Aiutato da un reparto difensivo collaudato e praticamente impenetrabile, Sommer è il portiere meno battuto dell'intero continente e si sta avviando verso la conquista del titolo italiano
15 febbraio 2024
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Al settantesimo di Roma-Inter, sotto una pioggia torrenziale, Romelu Lukaku si è trovato solo, lanciato verso la porta di Yann Sommer. Il centravanti della Roma ha provato a saltarlo andando a destra, ma il portiere dell’Inter è stato perfetto nella scelta del tempo dell’uscita e, scivolando a terra, con la mano sinistra gli ha soffiato il pallone e il gol del pareggio. L’intervento dello svizzero è stato decisivo non solo per il risultato finale, per sigillare una vittoria fondamentale nella corsa allo Scudetto, ma anche una simbolica carezza ai tifosi interisti, per cui Lukaku è diventato il peggior nemico. Una parata che l’Inter ha celebrato sui propri canali social con la didascalia “Not in my house”. Non a casa mia. Nei commenti un tifoso ha scritto: “Questa foto la vorrei sulla tessera dell’abbonamento”.

Il poco conosciuto Sommer

Quando in estate Sommer è diventato il nuovo portiere dell’Inter, molti avevano storto il naso. I nerazzurri lo avevano scelto per sostituire André Onana, ceduto al Manchester United per oltre 55 milioni di euro e i tifosi si erano chiesti in massa se non fosse stata una decisione avventata. La stagione precedente Onana era stato uno dei migliori dell’Inter, decisivo nel cammino trionfale in Champions League fermato solo in finale dal City di Guardiola. Soprattutto il portiere camerunese aveva mostrato un carisma e una qualità nel gioco coi piedi che aveva stregato i tifosi, che lo consideravano il segreto nascosto della squadra di Inzaghi. Se infatti un portiere deve prima di tutto parare, sempre di più, soprattutto in squadre che amano gestire il pallone come l’Inter, è fondamentale che abbia anche qualità tecniche nella distribuzione del pallone, per aiutare la costruzione dal basso. Davvero volevano sostituirlo con un portiere di quasi 35 anni praticamente sconosciuto? (In Italia, ancora oggi, se cerchi su Google “Yann Sommer” il primo suggerimento è “Dove giocava prima Sommer?”).

Sommer in Italia era percepito al massimo come “il portiere della Svizzera”, il cui unico ricordo davvero fresco era il rigore parato a Jorginho nelle qualificazioni al Mondiale in Qatar (più un secondo che il centrocampista aveva calciato alto). Le informazioni su di lui erano più di contorno: Sommer che è un raffinato foodblogger (su La Gazzetta dello Sport era anche uscita la top 5 delle sue ricette), Sommer che suona la chitarra, Sommer che è sempre presente nelle classifiche dei calciatori più sexy. Ma come para Sommer? Come gioca con i piedi? Questo era molto più difficile da ricostruire, nonostante gli oltre quindici anni di carriera alle spalle tra Basilea e Borussia Monchengladbach, a cui aggiungere 87 presenze con la Svizzera e sei mesi al Bayern Monaco tra gennaio e giugno del 2023.
La carriera di Sommer è indubbiamente atipica anche per un portiere. Di lui si parla bene da sempre (a Giuseppe Marotta, oggi direttore sportivo dell’Inter, lo aveva consigliato ben otto anni fa Gianluigi Buffon, dopo una partita della Juventus contro il Borussia Monchengladbach), ma per qualche motivo non era mai stato ritenuto in grado di difendere la porta di una grande squadra. La svolta era arrivata solo a 32 anni, grazie alle prestazioni nell’Europeo del 2021 e a quella parata su Mbappé che lo aveva portato all’attenzione di tutti. Anche a quel punto Sommer aveva dovuto aspettare altri due anni e l’infortunio di Neuer per arrivare al Bayern Monaco. Nel poco tempo che gli è stato concesso, però, Sommer ha dimostrato di essere un grande portiere per una grande squadra. L’Inter è stata la più brava a capirlo e a portarselo a casa per appena una manciata di milioni. Meglio tardi che mai.

Come sta andando Sommer

Sono i numeri di questa stagione a confermarlo: Sommer è il portiere ad aver mantenuto più volte inviolata la porta in Europa, ben 19 su 30 presenze. Il merito di questo record, ovviamente, deve dividerlo coi compagni di squadra, visto che l’Inter è una squadra quasi imperforabile e ogni tanto nei novanta minuti lo svizzero finisce per fare lo spettatore non pagante (come contro la Juventus, tanto che dopo la partita Inzaghi aveva sottolineato come Sommer fosse «bello riposato»).

È il destino dei portieri delle grandi squadre, a cui è richiesto poco lavoro ma fatto benissimo. E Sommer, fin qui, lo sta facendo: contro il Sassuolo ha smorzato con la mano di richiamo un violento tiro di Laurienté destinato all’incrocio tenendo aperta la partita; sempre contro la Roma, all’andata, sullo 0 a 0 è volato alla sua destra per togliere dalla porta un colpo di testa di Cristante; contro il Napoli ha deviato un tiro di Kvaratskhelia con un riflesso obiettivamente mostruoso; contro la Fiorentina ha parato un rigore.

Anche in Champions League, dove è il portiere con la percentuale di parate più alta (90%), si è fatto notare con pochi interventi, ma di lusso: in casa della Real Sociedad ha negato il 2 a 0 a Oyarzabal di puro istinto (SkySport ha calcolato il suo tempo di reazione in 0,3 secondi), mentre contro il Benfica, in una partita in cui l’Inter non riusciva a segnare il secondo gol, ha evitato un beffardo pareggio con un grande intervento scendendo in un lampo alla sua sinistra.

Pesare il valore delle singole parate non è facile, ma con Sommer il saldo è inevitabilmente positivo: secondo una specifica statistica avanzata che calcola la qualità dei tiri ricevuti nello specchio e la possibilità che diventino gol, il portiere dell’Inter, mediamente, avrebbe dovuto subire 21 reti e invece ne ha subite appena 14, sette in meno.

La tranquillità del grande portiere

Per chi conosce Sommer, il suo rendimento non è poi così stupefacente. Pur non essendo molto alto (183 centimetri, è il portiere più basso della Serie A) lo svizzero ha una reattività fuori dal comune e la sua carriera è piena di grandi parate, anche prima del suo arrivo in Italia. Ovviamente non è un portiere perfetto, come non lo è nessun portiere: un’incertezza su un’uscita alta – fondamentale in cui non eccelle a causa dell’altezza – è costata il rigore contro la Fiorentina (fischiato col Var e su cui rimangono molti dubbi); rigore che poi ha parato. Contro il Sassuolo ha preso gol da Bajrami su una conclusione tutt’altro che irresistibile sul suo palo, ma poi nella stessa partita ha fatto una delle sue migliori parate in stagione. Anche coi piedi, senza avere le intuizioni geniali di Onana, è cresciuto tantissimo grazie alle indicazioni di Inzaghi ed è sempre più a suo agio e coinvolto nella manovra.

Se in passato Sommer, ogni tanto, mancava della concentrazione richiesta durante tutti i novanta minuti per essere nell’élite del ruolo, con l’esperienza sembra aver smussato questo difetto. In campo è sempre tranquillo e sereno, come se niente possa scuoterlo. Diventare dall’oggi al domani il portiere dell’Inter, senza grande esperienza nel giocare con l’obbligo di vincere, poteva affossarlo: c’è la pressione di essere i favoriti per lo scudetto, di dover confermare quanto di buono fatto lo scorso anno in Champions League, l’eredità di Onana e di altri grandi portieri prima di lui da riempire.

Come se non bastasse, c’è uno stadio da 75mila posti che guarda ogni tua mossa. Uno stadio storico ed esigente, definito La Scala del calcio. Come detto, per Sommer questo tipo di pressione è nuova ma, almeno per ora, non lo sta schiacciando, anzi sembra dargli forza.

Dopo un paio di errori commessi nelle prime amichevoli, da quando le partite hanno iniziato a contare ha risposto sempre presente. Dietro c’è molto lavoro: Sommer, ha raccontato, non solo passa molto tempo in palestra lavorando sulla forza e l’esplosività per non perdere reattività con gli anni che passano, ma ogni giorno si dedica allo yoga e alla meditazione, due discipline non strettamente legate al suo mestiere di portiere ma che «mi aiutano a liberarmi dalle pressioni del calcio». Da appassionato di cucina, cura moltissimo anche l’alimentazione, dando grande importanza a una dieta bilanciata e ricca di alimenti di stagione, preferendo proteine vegetali, fibre e carboidrati e, soprattutto, evitando gli zuccheri (unico strappo: la cioccolata). Lavora inoltre con un mental coach che lo aiuta «a sentirsi meglio». Più che in altri ruoli, l’aspetto mentale per un portiere è decisivo e Sommer sembra esserne sempre più consapevole.

Intanto, il primo trofeo della stagione lo ha sollevato, vincendo la Supercoppa italiana in finale contro il Napoli. Per la vittoria della Serie A, ormai, sembra essere solo questione di tempo: con sette punti di vantaggio sulla Juventus con una partita in meno – e un percorso da 19 vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta – è difficile pensare che l’Inter possa dilapidarlo nelle prossime settimane.

Quello che resta è la Champions League. La squadra di Inzaghi non sarebbe tra le favorite, ma la finale dello scorso anno e la bontà della proposta di gioco di questa stagione hanno messo l’acquolina in bocca ai tifosi, che adesso vedono una vittoria come una possibilità e non un sogno. In una competizione che si decide in poche partite, le prestazioni dei portieri faranno tutta la differenza del mondo.

Tra meno di una settimana, nell’andata degli ottavi di finale contro l’Atletico Madrid, a Sommer verrà chiesto di essere perfetto. Una singola sbavatura potrebbe costare carissima alle ambizioni sue e della sua squadra, mettendo in discussione il suo talento e il suo futuro come portiere dell’Inter. D’altra parte, dovesse invece diventare decisivo con le sue parate o magari durante i rigori, che è un po’ la specialità della casa, lo svizzero diventerebbe un eroe. Ancora una volta: il destino dei grandi portieri, giocarsi tutto in pochissime occasioni. Sommer lo sa e non sembra vedere l’ora.

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