A giudizio per rispondere dell'accusa di minacce plurime, il nazionale rossocrociato respinge gli addebiti sul suo conto
Il giocatore della Nazionale svizzera di calcio Breel Embolo, a processo oggi al Tribunale penale di Basilea per rispondere dell'accusa di minacce plurime che avrebbe proferito nel 2018, ha respinto gli addebiti.
«Questo non corrisponde a ciò che è successo», ha dichiarato il calciatore, dopo la presentazione dell'atto d'accusa da parte del pubblico ministero. Secondo la Procura, Breel Embolo avrebbe minacciato due uomini nel corso di una lite scoppiata nella notte del maggio 2018.
Il calciatore, allora 21enne, era in giro per la città con due amici. Il gruppetto si è scontrato con due uomini, si legge nell'atto d'accusa. Nei confronti di uno di essi Embolo ha esternato minacce quali «vi anniento, non sapete chi sono io?», contro l'altro «farò pestare pure te, figlio di puttana».
In tribunale, Embolo ha dichiarato di essere stato provocato da un uomo. Il calciatore è quindi sceso dalla sua auto per chiedere spiegazioni. «Non posso escludere di aver detto qualche parolaccia, ma non sono sceso dall'auto per fare del male a qualcuno o per minacciarlo», ha sottolineato.
Durante la lite uno dei suoi accompagnatori ha dato improvvisamente un pugno in faccia a uno degli antagonisti, rompendogli il setto nasale, scrive ancora il ministero pubblico. Anche l'amico del calciatore – attualmente sotto contratto presso l'As Monaco – viene giudicato oggi, tra le altre cose per lesioni semplici.
Una condanna potrebbe anche rappresentare un problema per Embolo, oggi 26enne, a causa di una sentenza precedente: nel 2017 gli era stata inflitta una pena pecuniaria sospesa condizionalmente per due anni per delitti stradali. I fatti del maggio 2018 rientrano quindi nel periodo di prova.